Il primo giorno della settimana, la mattina presto, Maria di Màgdala
va verso la tomba, mentre è ancora buio, e vede che la pietra è stata
tolta dall'ingresso. Allora corre da Simon Pietro e dall'altro
discepolo, il prediletto di Gesù, e dice: 'Hanno portato via il Signore
dalla tomba e non sappiamo dove l'hanno messo!'. Allora Pietro e
l'altro discepolo uscirono e andarono verso la tomba. Andavano tutti e
due di corsa, ma l'altro discepolo corse più in fretta di Pietro e
arrivò alla tomba per primo. Si chinò a guardare le bende che erano in
terra, ma non entrò. Pietro lo seguiva. Arrivò anche lui e entrò nella
tomba: guardò le bende in terra e il lenzuolo che prima copriva la
testa. Questo non era in terra con le bende, ma stava da una parte,
piegato. Poi entrò anche l'altro discepolo che era arrivato per primo
alla tomba, vide e credette. Non avevano ancora capito quello che dice
la Bibbia, cioè che Gesù doveva risorgere dai morti.
Pierluigi:
La Pasqua, senza celebrazioni nelle chiese può essere avvertita
paradossalmente con maggior profondità, nella sua essenzialità, perché
la ritualità solenne comporta sempre il rischio dell’esteriorità, del
compiacimento di un certo protagonismo liturgico.
San Paolo afferma che “se Cristo non fosse risorto dai morti, vana
sarebbe la nostra fede”. Ma di quale fede si tratta?
Di una fede coinvolta nei drammi e nelle speranze della storia,
che sprona continuamente a porre segni di liberazione, di vita, di
speranza. Si possono ricordare come orientamento le parole di due
profeti martiri.
Il pastore Luterano Dietrich Bonhoffer impiccato nel campo di
sterminio di Flossenburg il 9 aprile 1945 per la sua opposizione al
nazismo ammoniva che non si può cantare l’alleluja di Pasqua nelle
chiese e non opporsi allo sterminio quotidiano di migliaia di persone.
Il vescovo del Salvador Romero di cui, il 24 marzo scorso tante
persone e comunità, soprattutto in America latina, ma non solo hanno
ricordato il 40 anniversario della uccisione mentre celebrava
l’Eucarestia, così affermava: “…la morte se accettata da Dio sia per la
liberazione del mio popolo e come una testimonianza di speranza per il
futuro… un vescovo morirà, ma la Chiesa di Dio che è il popolo non
perirà mai…risorgerò nel mio popolo…”.
Sono le parole di due testimoni che hanno dato al loro vita perché
ci sia vita, giustizia, libertà, pace per tutti.
L’uccisione violenta di Gesù di Nazaret come un delinquente comune
sulla croce pareva aver messo fine all’annuncio e all'inizio del suo
progetto rivoluzionario di una nuova umanità. Il potere, primo quello
religioso soddisfatto, tranquillizzato per la sua eliminazione, i
discepoli fuggiti, sgomenti, delusi, senza più fiducia e speranza; un
gruppo di donne, fra cui la madre Maria, molto addolorate però con
l’animo aperto a “qualcosa” di positivo, depositato nel loro animo
dalla persona di Gesù, dal suo amore straordinario.
Tanta gente indifferente.
Avviene lo straordinario.
Gesù non è più nel sepolcro, è vivo.
Non ci sono manifestazioni particolari, eclatanti a rivelarlo; è
lui stesso che si incontra con loro: in modo discreto, in luoghi
diversi: la stanza della cena, la strada, il luogo della sepoltura, la
riva del lago; per loro inizialmente è difficile crederci, poi poco a
poco, così è nella nostra vita, riprendendo la fiducia, la speranza che
Lui comunica, il coraggio di annunciare e testimoniare la possibilità
di una nuova umanità.
Gesù per il suo amore incondizionato è andato oltre la morte.
Come annunciare la Pasqua in mezzo a tante morti, a tanto dolore?
Cercando di mettere insieme amore, dolore e affidamento al Mistero
di Dio che accoglie, riconosce, attribuisce valore e significato alla
vita e alla morte di ogni persona.
E la risurrezione è anche nei tanti segni di vita e di speranza
compiuti in questo tempo.
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messaggio di Pierluigi
Nicoletta:
Buona Pasqua a tutti, anche se quest’anno non è stato vissuto con
la profondità e la dedizione che si avrebbe dovuto; non mi è bastato
partecipare alle celebrazioni trasmesse in tv o tramite il computer,
non ho potuto concentrarmi quanto avrei voluto, perché le distrazioni
nelle case fanno togliere lo sguardo e calare la concentrazione; voglio
ringraziare la tecnologia che ha permesso di seguire certe
celebrazioni, ma devo sottolineare, come catechista, che l’impegno
nell’educazione dei bimbi del gruppo che accompagno, la mancanza degli
incontri di catechismo, la partecipazione alla riflessione del Venerdì
Santo, le Sante Messe, hanno reso meno sentita questa festa, ma prego
il Signore che questo sia un momento transitorio e che si torni presto
alla normalità.
Dedico questa poesia augurando una serena e insolita Pasqua
Ho Sentito il Battito del Tuo Cuore! (di Madre Teresa di Calcutta)
Ti ho trovato in tanti posti, Signore.
Ho sentito il battito del tuo cuore
nella quiete perfetta dei campi,
nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota,
nell'unità di cuore e di mente di un'assemblea
di persone che ti amano.
Ti ho trovato nella gioia,
dove ti cerco e spesso ti trovo.
Ma sempre ti trovo nella sofferenza.
La sofferenza è come il rintocco della campana
che chiama la sposa di Dio alla preghiera.
Signore, ti ho trovato nella terribile
grandezza della sofferenza degli altri.
Ti ho visto nella sublime accettazione
e nell'inspiegabile gioia di coloro
la cui vita è tormentata dal dolore.
Ma non sono riuscito a trovarti
nei miei piccoli mali e nei miei banali dispiaceri.
Nella mia fatica ho lasciato passare inutilmente
il dramma della tua passione redentrice,
e la vitalità gioiosa della tua Pasqua è soffocata
dal grigiore della mia autocommiserazione.
Signore, io credo. Ma aiuta la mia fede.
Giuseppe:
sento la necessità di sottolineare quanto siano importanti i gesti di
oggi da compiere per USCIRE da questa situazione. Ormai i mass media ce
lo ripetono ogni momento "dobbiamo restare a casa per proteggere noi e
gli altri". Per chi invece è necessario uscire è obbligatorio, nei
luoghi di promiscuità, indossare la mascherina di protezione. Di
mascherine per proteggersi, come si sa, non se ne trovano abbastanza e
allora ci consigliano di utilizzare quelle più facili da reperire in
giro, le cosiddette "chirurgiche" o "di distanziamento sociale" che
hanno la caratteristica non di proteggere se stessi ma bensì gli altri.
E questo è ciò che voglio sottolineare: la particolarità del
presupposto che se la
indosso proteggo gli altri i primis. Anche da questo gesto penso che si
debba ripartire, dal compito che ognuno di noi ha ora (e purtroppo
penso per ancora altre settimane): proteggere gli altri.
Ogni volta che la indosso mi sento incoraggiato perchè appunto penso
"sto proteggendo gli altri". Non sempre chi incrocio la indossa o se ce
l'ha forse non ha lo stessa mia visione ma non importa. Indossarla mi
rafforza perchè lo faccio per gli altri.
Serena a Pasqua a tutti.
Arianna:
Non vorrei cadere nel banale e nella retorica, ma ho guardato la foto
di un uomo piegato in avanti vestito di bianco, che si fa tramite per
la nostra salvezza, sta pregando per questa pandemia che finisca
presto, cosa stiamo capendo? Dovremmo essere più consenziosi, essere
più umani, cosa ci resterà di questa situazione? Ci avrà fatto capire
che siamo fortunati? Oppure quando tutto questo finirà, ritorneremo a
lamentarci che non ci va bene niente?! Quell'uomo vestito di bianco e
da solo, e sta cercando di salvarci, ci chiede ogni volta di pregare
per Lui e di non lasciarlo da solo!
Questa Pasqua dovrebbe insegnarci che Noi siamo fortunati che siamo a
casa.
Monica:
Pasqua è voce del verbo ebraico 'pèsah' , passare.
Non è festa per residenti, ma per migratori che si affrettano al
viaggio.
Allora sia Pasqua piena per voi che fabbricate passaggi dove ci sono
muri e sbarramenti,
per voi operatori di brecce,
saltatori di ostacoli,
corrieri a ogni costo,
atleti della parola Pace.
di Erri De Luca
Buona Domenica e buona Pasqua