Pubblichiamo l'intervento di Andrea Bellavite alla Via Crucis di pace
del 17 marzo. Andrea Bellavite, giornalista (si definisce anche
viandante e
cicloamatore) è autore del blog "
Lo spirito dei piedi".
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E' una via crucis, ma non è un gesto religioso. Forse si potrebbe dire
spirituale, nel senso antropologico del termine. Non è possibile
camminare insieme, senza ricordare Pierluigi Di Piazza, che 26 anni fa
ha ideato questo gesto di pace e senza pensare a Bepi Mazzon, amico di
tutti, sempre presente in tutte le edizioni passate.
Ovviamente in chiave introduttiva, diamo voce al vescovo di Roma
Francesco: no alla guerra a oltranza, sì alla trattativa; fermare
immediatamente le armi del genocidio di Gaza, cercare insieme una
soluzione negoziale. In generale, basta con la politica degli
armamenti, avanti con gli strumenti di pace. "Trasformeranno le lance
in falci e i carrarmati in aratri".
Nel caso della prima via crucis, 2000 anni fa, chi sono stati i
mandanti dell'assassinio di Gesù? Coloro che hanno obbedito agli
ordini, prima di tutto senz'altro i sommi sacerdoti, gli scribi, i capi
religiosi dell'antico Israele. Hanno voluto la morte di Gesù, perché
riportava alla loro essenza le infinite regole della Torah e metteva
così in discussione il loro potere. Lo hanno consegnato all'autorità
romana che, impersonata da Pilato, ritiene di lavarsene le mani e di
dare il reo in mano ai soldati, per non disobbedire all'imperatore. I
soldati hanno ritenuto di fare il loro dovere e a loro volta, come il
comandante di Auschwitz, hanno obbedito ai loro superiori". C'è un po'
di spazio anche per i discepoli. Pietro ritiene di difendere Gesù
usando la violenza contro la violenza e viene rimproverato per questo.
Dopo di che, ecco anche un certo pacifismo che non sa più che pesci
pigliare: se siamo contro la forza delle armi, se i media non ci danno
spazio, se sono anni che diciamo sempre le stesse cose e non incidiamo
in nulla sulle decisioni dei capi, tanto vale che cerchiamo di salvarci
la pelle... Ecco, tutti questi - a volte anch'io, a volte anche noi -
collaborano al mandato di morte.
Ma ci sono, nella via crucis, i mandanti di pace? Non ci sono "i"
mandanti, ma ci sono "le" mandanti. Solo le donne restano accanto a
Gesù, in tutto il percorso e nel momento supremo. Morendo Gesù grida
perfino l'abbandono di Dio, ma Maddalena, la madre Maria, quella di
Giacomo e Giovanni, Giovanna, Susanna sono lì, presenti fino all'ultimo
momento, portando con loro la forza travolgente dell'Amore. E' forse
per questo che saranno le donne le prime testimoni dell'avvenimento che
sovverte i piani della storia. La risurrezione non è l'happy end di una
vicenda andata storta, ma la rivelazione dell'essenza stessa del
Creato, quella nascosta dentro le effimere apparenze di una storia che
ritiene che i vincitori siano la ricchezza, la forza e il Potere, in
tutte le sue dimensioni.
La risurrezione non è un progetto politico o una strategia alternativa.
E' un equivoco nel quale sono ancora incastrati gli apostoli il giorno
dell'Ascensione: "E' questo il segnale per scatenare l'inferno e per
rovesciare il potere dei romani, instaurando finalmente il regno di
Israele?" E' l'equivoco che ha portato Costantino e soprattutto
Teodosio a immaginare che l'impero cristiano sarebbe stato il regno di
Dio sulla terra. E' un ritornello che giunge fino a oggi, là dove in
tempo di democrazia liberale, le varie forme di Democrazie Cristiane
hanno ritenuto che bastasse ottenere il consenso e raggiungere gli
scranni del Potere per avviare il tempo messianico della giustizia e
della pace sulla Terra.
La risurrezione è un mandato di vita non affidato all'imperatore o al
presidente, ma a ogni essere umano, nessuno escluso. E' l'invito alla
conversione, ovvero, come dice l'etimologia della parola in greco,
meta-noia: finora si è pensato così, d'ora in poi si scopre che la
Verità dell'essere è un'altra. E la verità dell'Essere è che l'Amore
vince, l'amore vissuto, in tutte le sue dimensioni, in ogni istante
della vita. Per questo la pace o la guerra non saranno decise dalle
trame dei potenti, ma neanche dal numero dei partecipanti alle
manifestazioni o dall'acquisizione di spazi importanti sui giornali.
Sarà decisa da donne e uomini che decidono di vivere da risorti, ovvero
sperimentando in questa vita la bellezza e la gioia di pensare con la
propria testa, di anteporre l'interesse comune a quello proprio, di
rispettare la natura, dono meraviglioso della nostra madre terra. E lo
faranno in gesti quotidiani, comprando in un modo piuttosto che
nell'altro, ponendo come linea da seguire il dono e non il possesso, la
condivisione invece che l'accumulo, la sobrietà invece del consumo. E
lo faranno con l'impegno politico, non intruppati in ordini di scuderia
partitici o religiosi, ma ragionando con una coscienza formata dalla
profondità dell'amore, in grado di decidere, volta per volta, cosa sia
giusto o cosa ingiusto nelle inevitabili scelte che la nobile arte
della Politica ogni giorno impone.
La risurrezione segna uno spartiacque, da una parte genera la fede in
un'immensa speranza trascendente, dall'altra libera la ragione umana da
ogni riferimento all'assoluto. Solo l'Uomo è artefice del proprio
destino, non esistono provvidenze o disegni divini ai quali appellarsi.
Le scelte che determineranno la guerra o la pace nel pianeta,
riguardano solo ed esclusivamente la responsabilità della propria
coscienza di consapevoli appartenenti alla famiglia umana.
Oggi, domenica 17 marzo, è già Pasqua, se ognuno di noi tornerà a casa
con il desiderio profondo di amare e con esso si tufferà in ogni
istante, pienamente presente nella condivisione del mistero del Dolore,
del tutto responsabile nel dare concretezza culturale e politica
all'annuncio fattivo della Risurrezione, cioè dell'Amore accolto e
condiviso ogni giorno della nostra vita