Nel 1979 compariva in Francia il
libretto di Jean-François Lyotard dedicato a La condizione postmoderna.
Si trattava di un rapporto sul sapere contemporaneo che dichiarava
finite le “grandi narrazioni” che avevano orientato la modernità.
Nasceva così il postmodernismo che si è poi articolato in più filoni
tra cui spicca il “pensiero debole” che ha avuto nel filosofo torinese
Gianni Vattimo uno dei suoi più originali esponenti ed interpreti. Il
postmoderno, sul piano filosofico, dà un notevole peso all’idea di
interpretazione dei fatti, mentre sembra depotenziare il pensiero
scientifico come strumento di ricerca della verità.
In ambito filosofico Maurizio Ferraris e altri, sulla base di una
chiara ispirazione e connotazione neo-illuministica, hanno ora
polemicamente proposto un “new realism” che dovrebbe riportare i fatti
concreti al centro della realtà, permettendoci così di recuperare
sicurezze, certezze empiriche e “verità” che nel frattempo abbiamo
perso.
La sfida è indubbiamente ardua e gli esiti appaiono alquanto incerti.
D’altra parte anche la Chiesa cattolica e lo stesso Papa, hanno
frequentemente espresso critiche nei confronti del postmodernismo e del
pensiero debole, poiché aprirebbero la strada ad un relativismo etico e
a una dissoluzione di valori. Perciò la Chiesa ha sempre con coerenza
affermato le sue verità, appoggiandosi in diversi casi al richiamo a
leggi naturali, soprattutto quando si è espressa in campo etico e, più
in generale, su temi della vita: si pensi, ad esempio, al fine vita,
all’interruzione di gravidanza, alla procreazione responsabile, ecc.
Eppure, il concetto di leggi di natura non è così semplice e immediato.
In ambito scientifico il suo rigoroso utilizzo in fisica risale a
Galileo Galilei e poi a Isaac Newton. Tuttavia, progredendo nella scala
di complessità della natura, fino all’uomo, il suo contenuto e i suoi
contorni si fanno più sfumati e il suo impiego più difficile. Ad
esempio, il grande biologo Ernst Mayr ha sempre sostenuto che in
biologia sono molto più importanti i concetti delle leggi di natura
che, salvo casi isolati, sono più difficili da formulare in questo
ambito. Se poi si vogliono descrivere gli aspetti comportamentali
dell’uomo, la sfida diviene ancora più problematica.
E allora, possiamo appellarci a leggi di natura per orientare le nostre
scelte in campo sociale ed etico?
Martedì
11 ottobre 2011 ore 20.30
Nel Centro Balducci di Zugliano
Sala “mons. Luigi Petris”
Saluti
Pierluigi Di Piazza
responsabile del Centro Balducci
Flavio Pressacco
presidente dell’Associazione don G. Pressacco
Introduzione
al tema
Angelo Vianello
Associazione culturale “don Gilberto Pressacco”
Quale legge naturale?
Carlo Molari
teologo
Dialogo tra i partecipanti e il relatore
Momento conviviale
Carlo
Molari. Ha insegnato teologia nella Pontificia Università
Lateranense (1955-1968), nell’Università Urbaniana di Propaganda Fide
(1962-1978) e nell’Istituto di Scienze Religiose dell’Università
Gregoriana (1966-1976).
Per un sessennio è stato membro del Comitato di consultazione della
sezione dogma della rivista internazionale Concilium.
I suoi interessi sono rivolti soprattutto alla ricerca di modelli
teologici che rispondano alle necessità spirituali delle persone di
oggi, all’incidenza della svolta linguistica della cultura sulla
formulazione della dottrina della fede e ai rapporti tra teologia e
scienza. Ha scritto, tra l’altro: Teologia e Diritto Canonico in San
Tommaso d’Aquino, Laterano, Roma 1962; La fede e il suo linguaggio,
Cittadella, Assisi 1972; Darwinismo e teologia cattolica,
Borla, Roma 1984; Un passo al giorno, Cittadella, Assisi 1985; Per un
progetto di vita, Borla, Roma 1985; La fede professata. Catechismo
della Chiesa cattolica e modelli teologici, Paoline, Milano 1996; La
vita del credente.
Meditazioni spirituali per l’uomo d’oggi, Elle Di Ci-Leumann Torino
1996; Percorsi comunitari di fede, Borla, Roma 2000; Credenti
laicamente nel mondo, Cittadella, Assisi 2006; Per una spiritualità
adulta, Cittadella, Assisi 2008.