I talebani nigeriani di Boko Haram
stanno facendo di tutto per dar seguito al folle ultimatum emesso tre
giorni fa: tutti i cristiani fuori dalla Nigeria entro tre giorni, pena
la morte.
Così, dopo le stragi di Natale, con almeno 50 morti, sono arrivate
le stragi dell'Epifania, con almeno altri 25 morti a Gombe (dove i
terroristi hanno sparato sui fedeli che uscivano dalla Messa) e a Mubi,
durante la cerimonia funebre per una delle vittime di Gombe.
Haram, si sa, chiede l'imposizione della shar'ia in tutti i 36
Stati che formano la Nigeria, mentre ora è applicata solo in 12: in 9 a
pieno titolo, in altri 3 solo nelle aree con popolazione a maggioranza
islamica.
Oltre al fanatismo religioso, Boko Haram si appoggia, ora, anche su
una crisi economica che ha avuto nella vicenda del prezzo della benzina
il suo più evidente indicatore. Dal primo gennaio 2012 il Governo ha
abolito ogni forma di sussidio al prezzo dei carburanti. Per lo Stato
un risparmio pari a 8 miliardi di euro l'anno, per 180 milioni di
nigeriani una vera mazzata. La benzina è passata da un giorno all'altro
da circa 30 centesimi di euro al litro a 70, con l'ovvio effetto di far
decollare il costo della vita, a cominciare dal prezzo del biglietto
dei mezzi pubblici, usati dalla grande maggioranza della popolazione.
Il Governo ha motivato il provvedimento con il desiderio di liberare
risorse per costruire infrastrutture e creare posti di lavoro. Ma ai
nigeriani riesce difficile fidarsi di una burocrazia tra le più
corrotte al mondo, e accettare un simile provvedimento vivendo nel
primo Paese produttore di petrolio dell'Africa. Così la tensione si è
fatta altissima: ogni manifestazione è vietata, qualunque assembramento
represso dalla polizia, che però si mostra del tutto impotente di
fronte alle incursioni dei miliziani di Boko Haram. Così come lo è il
presidente Goodluck Jonathan, a sua volta un cristiano.
da
www.famigliacristiana.it