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Alex-Zanotelli "Ci
avete fatto caso?Il buco coincide con le spese militari"
Finalmente in questi giorni se ne
sono resi conto in molti: forze politiche, media, sindacati e anche i
militari. Si spende troppo per le Forze Armate in Italia: troppi
sprechi, troppe spese inutili, troppi soldi per le armi, troppi
privilegi per una casta che in questi anni ha saputo ben difendere i
propri interessi corporativi e rinviare quella necessaria riforma della
Difesa che manca da troppo tempo. Doveva essere la crisi economica a
scoperchiare la pentola. 180 mila uomini e donne in armi - quando ne
basterebbero la metà - 15 miliardi per 131 cacciabombardieri F35 -
l'equivalente di mezza manovra Monti - e più di 510 generali (in
proporzione più di quelli dell'esercito americano) sono alcuni dei
numeri tra i tanti che testimoniano una situazione paradossale: vengono
richieste "lacrime e sangue" a pensionati, lavoratori e giovani, mentre
le spese militari non vengono nemmeno sfiorate dalla Legge di Stabilità
e dalla manovra Monti.
Da anni la campagna Sbilanciamoci chiede la riduzione del 20% delle
spese militari, la riduzione di 60 mila unità delle Forze Armate, la
cancellazione del programma dei 131 cacciabombardieri F35. Eppure pochi
in questi anni hanno sostenuto queste proposte. E pochi si rendono
conto - e quasi nessuno ne parla - che mentre vengono salvaguardati gli
interessi e i privilegi della casta militare, i fondi per il servizio
civile sono passati in pochi anni da 300 a 68 milioni: decine di
migliaia di ragazzi - pur avendo optato per questa possibilità ed
essendo magari stati scelti - non potranno svolgere un servizio utile
alla comunità e che tra l'altro ci fa risparmiare un sacco di soldi per
tutti quei servizi sociali che vengono erogati grazie alla loro
presenza.
Che ormai i privilegi e gli sprechi dei militari siano insostenibili se
ne è reso conto anche il ministro Di Paola, non prima però di aver
incassato la salvaguardia dei fondi per il 2012, ottenuta con la Legge
di Stabilità e la manovra Monti. Un anno per prendere tempo, mentre il
disegno che si profila è chiaro: tagliare il personale (con
prepensionamenti, trasferimenti alla Protezione Civile, all'Interno o
alla Giustizia) per investire i soldi risparmiati nelle armi. Finché la
protesta monta, qualche spiraglio viene concesso (ad esempio la
ventilata riduzione del numero di F35 da produrre: invece di 131,
magari 50 o 60), salvo poi - ad acque più calme - far marcia indietro.
E comunque continuando ad investire in altri sistemi d'arma, facendo
così contenta con varie subforniture Finmeccanica (zeppa di ex generali
ed ufficiali delle Forze Armate) e soddisfacendo l'obiettivo delle
gerarchie militari: fare delle Forze Armate uno strumento "operativo ed
efficiente" nei teatri di guerra - come in Afghanistan - ed essere
integrata pienamente nella nuova filosofia "interventista" della Nato.
Una prospettiva da contrastare con un'idea radicalmente diversa della
Difesa del nostro paese: quella della nostra Costituzione (l'«Italia
ripudia la guerra») e della carta delle Nazioni Unite.
L'editoriale di Giulio Marcon - dal sito del
Manifesto.it