È stata
Irma Guzmán a introdurre la
conferenza stampa e presentare le associazioni e gli enti locali (tra
cui i Comuni di Udine, Trieste, Pordenone, Tavagnacco, Monfalcone
ed Aviano) che hanno aderito all’iniziativa promossa dalla Rete dei
diritti di cittadinanza e dall’ASGI per ribadire l’anticostituzionalità
della legge regionale n.16 del 30.11.2011 pubblicata sul B.U.R. il 7
dicembre 2011 e chiedere alla Regione FVG una nuova legge che sia in
linea con le norme nazionali e comunitarie.
È stato poi il turno di
Michele Negro,
che in rappresentanza della Rete per i Diritti di cittadinanza FVG, h
ripercorso la storia del welfare dopo il 31 luglio 2008, quando
il Consiglio regionale, eletto in aprile, aveva abrogato la
legge regionale 5 del
2005 “Norme per l’accoglienza e l’integrazione sociale delle cittadine
e dei cittadini stranieri immigrati” (dopo quella
dell’Emilia Romagna, era la seconda legge regionale in materia in
Italia ed era considerata un modello perché nata da un percorso
partecipato, dal basso, con il coinvolgimento di enti pubblici,
associazioni, singoli operatori, italiani e immigrati, ndr).
Da quella volta l’amministrazione regionale ha prodotto un insieme di
norme e di regolamenti che costantemente si sono dimostrati inadeguati,
in contrasto con la normativa vigente in Italia e con i princìpi
affermati dalle direttive europee (vedasi la
lettera inviata il 7
aprile 2011, con la quale la Commissione europea ha messo in
mora l'Italia ex art. 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione
europea), introducendo nelle varie norme il vincolo di residenza, un
tempo minimo di permanenza nella regione per avere diritto al welfare.
Ci sono state numerose sentenze di cittadini e cittadine che hanno
dovuto proporre ricorsi giudiziari, che hanno visto i vari Comuni
soccombere e dover far fronte a migliaia di euro di spese legali (come
l’ordinanza n. 615/2010 del Tribunale di
Udine, l'
ordinanza del
Tribuale di Udine del 15.11.2010, l’ordinanza n. 479/2011
del Tribunale di Trieste, l’ordinanza n. 212/2011 e 271/2011 del
Tribunale di Gorizia, nonché la
Sentenza della Corte
costituzionale 26-28 maggio 2010, n. 187). In questi anni un
ruolo fondamentale l’ha avuto l’
ASGI, che con professionalità e
passione ha garantito supporto sociale e sostegno legale.
Nonostante i rilievi rappresentati dalla Commissione europea e le tante
sentenze (vedi sopra), oltre che
pareri-richiami
dell’UNAR, la Regione FVG ha proposto la
L.R. n. 16 del
30.11.2011, che mantiene i vincoli della residenza, seppur
con qualche modifica, norma che è stata impugnata dal Governo Monti, in
quanto presenta
profili
d'illegittimità costituzionale con riferimento all'art. 2, all'art. 3,
all'art. 5, all'art. 6, comma 1, all'art. 7, all'art. 8, comma 2, e
all'art. 9.
La Rete per i Diritti di cittadinanza propone quindi di ripartire dalle
vigenti norme nazionali e dalle direttive europee in materia di
cittadinanza, nonché dalla proposta portata in Giunta regionale il 29
aprile 2011 proprio dall’Assessore Molinaro, che da una prima lettura
sembrerebbe superare le problematiche evidenziate dalla Commissione
europea (la proposta era stata ritirata perché non vi era condivisione
da parte dei gruppi politici di maggioranza ed era stata ritirata),
mettendo da parte le questioni ideologiche di qualche gruppo politico
regionale, in modo da garantire i diritti di cittadinanza e dare
risposte concrete alle cittadine e ai cittadini della regione.
Secondo il sindaco di Udine
Furio
Honsell è necessario affermare il principio dell’uguaglianza dei
cittadini e delle cittadine, facendo tesoro delle tragedie del secolo
scorso e non tollerando derive razziste.
L’amministrazione comunale ha sempre sostenuto la Rete per i diritti di
cittadinanza e ha sempre proposto ricorso per denunciare le varie norme
regionali e i regolamenti attuativi, che hanno messo in difficoltà i
Comuni. Occorre invece riaffermare i diritti di cittadinanza e quei
principi che permettono la costruzione di una società più equa, perché
diversi studi affermano che una società dove ci sono meno
sperequazioni, è una società dove si vive meglio, mentre in una società
dove ci sono maggiori sperequazioni, anche i privilegiati vivono peggio.
Silvia Altran, sindaco di
Monfalcone, ha evidenziato i problemi concreti che determinano le norme
regionali sul welfare, che di fatto paralizzano l’accesso al welfare,
come l’impossibilità di definire le graduatorie dell’ATER, con la
conseguenza di non poter assegnare alloggi di edilizia pubblica a
cittadini che aspettano da diverso tempo.
Secondo Altran “si sta giocando con la miseria delle persone, cosa non
è accettabile”; c’è la necessità, l’obbligo morale, di chiedere alla
Regione di fare quello che è tenuta a fare, quindi l’applicazione di un
ordinamento italiano ed europeo che non discrimini.
L’Assessore alle Politiche Sociali di Trieste
Laura Famulari ha riferito che la
prima delibera del proprio assessorato, iniziato nel mese di giugno
2011, è stata quella di disapplicazione delle norme regionali, norme,
ha ricordato, già
impugnate dal Governo
Berlusconi, e che sono conseguenze dell’ostaggio di derive
ideologiche.
Anche l’Assessore Famulari ha tenuto a mettere in luce l’emergenza
abitativa che sta vivendo la nostra regione, con mille persone che sono
in attesa di bando ATER, persone che o ricorrono ai Comuni per chiedere
un supporto economico sull’affitto privato o vivono in situazioni di
grave disagio.
Nel ricordare ai tanti intervenuti alla conferenza stampa che le stesse
difficoltà di dare risposte ai cittadini le vivono anche i sindaci
della Lega Nord, Famulari ha ribadito la necessità di superare la
situazione che si è creata con la Lega che tiene in ostaggio la Giunta
regionale e ha invitato la Regione ad assumere con urgenza delle
normative corrette.
Gianluca Maiarelli,
vice-sindaco del Comune di Tavagnacco, ha invece segnalato il rischio
che si corre quando in questioni così delicate, come quello dei servizi
ai cittadini, scende in campo l’ideologia, che paga nel breve periodo,
ma che nel tempo genera sul territorio e nelle comunità una
devastazione sociale. Quello che emerge, secondo Maiarelli, è che chi
ha legiferato in questi temi sia molto distante dalla percezione di
quello che accade sui territori.
Abdou Faye, in rappresentanza
della CGIL, condividendo tutti gli interventi che lo hanno preceduto,
non ha esitato a far presente che le norme regionali sono una strategia
perfettamente in linea con il pensiero del Ministro degli Interni, che
due anni fa aveva detto che “bisogna essere cattivi con gli immigrati”.
E questa “cattiveria” la si ritrova anche nella nuova tassa sul
permesso di soggiorno: “
non hai
lavoro, non hai reddito, non puoi accedere al welfare e paghi di più la
tassa di soggiorno da 80,00 a 200,00 euro. Tutto questo contribuisce a
vessare e umiliare i cittadini immigrati”.
A concludere la conferenza stampa è stato
don Pierluigi Di Piazza, che ha
sottolineato l’impegno della Rete per i diritti, dell’ASGI, delle
diverse associazioni, delle amministrazioni comunali, impegno e
intreccio di relazioni che nasce subito dopo il 31 luglio del 2008,
quando la nuova maggioranza regionale con un colpo di spugna cancellò
la legge regionale n. 5/2005 sull’immigrazione.
Da quella volta ci sono stati parecchi tentativi di intervenire presso
la regione, con denunce, manifestazioni e proposte. Oggi ci troviamo di
fronte alle scelte regionali che non hanno offerto alternative, né pare
ci sia l’intenzione di avanzare alternative.
E questo perché in questi anni nella nostra regione c’è stata da parte
della Lega Nord, ma anche da parte di partiti che l’hanno sostenuta,
una diffusione di una mentalità fatta di parole, di grossolanità, di
falsità, nei confronti degli immigrati, che ha generato una diffidenza
da parte di tante persone, ma anche di ostilità e razzismo
istituzionale, che è diventato anche modalità legislativa, di cui il
welfare è l’espressione.
Questo aspetto “culturale” che porta a dire “
prima i nostri e poi gli altri”,
secondo Di Piazza, è populismo, demagogia, perché chi si trova ad
amministrare, deve far fronte a situazioni di fragilità, di debolezza,
di marginalità. E la questione “prima i nostri e poi gli altri” stride
fortemente con la realtà di un mondo sempre più interdipendente, con
situazioni di popoli del mondo che hanno subito o che continuano a
subire lo sfruttamento da parte del mondo occidentale.
Secondo Don Pierluigi, che ha sottolineato l’aspetto umano della
sofferenza, del disagio, gli amministratori regionali e i segretari di
partito che favoriscono queste forme di razzismo non tengono mai conto
di quanto gli immigrati portano nelle casse regionali con il loro
lavoro, numeri che farebbero percepire alle persone l’importanza
dell’impegno degli immigrati.
La sfida del futuro è l’intreccio di spiritualità, culture, in un mondo
sempre più multietnico, multirazziale, plurireligioso. In questo
contesto collegare i diritti umani alla permanenza su un territorio,
significa sfigurare i diritti umani stessi, perché i diritti umani sono
sempre tali, per chiunque e in qualunque posto del mondo.
Di Piazza quindi, ricordando l’impugnativa della Legge regionale da
parte del Governo Monti, nonché la violazione delle direttive europee,
ha rilanciato alla Regione e all’Assessore Molinaro l’ipotesi di un
incontro con i soggetti interessati (associazioni, enti locali,
sindacati) per un dialogo operativo e serio, libero da pregiudizi, per
uscire dalla situazione di paralisi generale che si è venuta a creare.
ERANO PRESENTI ALLA CONFERENZA STAMPA
Mass media;
Pubblico composto da italiani e italiane, immigrati e immigrate, nonché
rappresentanti di diverse associazioni/organizzazioni locali e
regionali;
Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
Ordine delle Assistenti Sociali
Associazione immigrati di Pordenone
Associazione Ivoriana di Pordenone
Associazione Nigeriana di Pordenone
Ghana National Association di Pordenone
Associazione Burkinarbè del FVG
Mondo Tuareg di Pordenone
Associazione femminile “La Tela” di Udine
UCAI . Unione delle Comunità e Associazioni di Immigrati di Udine
Associazione Vicini di Casa di Udine
Donne in nero di Udine
CGIL - FVG
USB – FVG