Questa lettera
nasce dopo l’incontro-invito con alcuni teologi e teologhe che
abbiamo avuto nella comunità delle Piagge a Firenze il 20 gennaio
scorso e al quale hanno partecipato tante persone credenti e non.
Rifacendoci alla tradizione più antica della comunità credente, che per
comunicare usava lo stile epistolare, anche noi abbiamo pensato di
scrivere una lettera aperta alla chiesa italiana. Vorremmo fare una
breve sintesi delle tante inquietudini e dei tanti desideri ed
aspettative raccolte in quel contesto La trama principale delle nostre
inquietudini, è espressa proprio dal testo della lettera alla chiesa di
Efeso: Così dunque voi non siete più
stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio
…
Abbiamo sempre pensato che questo fosse vero;
abbiamo sempre pensato che la nostra condizione di donne e uomini
credenti ci rendesse concittadini nella storia di tutti e familiari con
il Mistero. Abbiamo sempre pensato che la nostra fede ci facesse
responsabili nei confronti della vita di ogni creatura e dei difficili
parti storici, sociali, economici, culturali e spirituali che la
comunità umana vive da sempre. Abbiamo sempre pensato anche, che
proprio perché siamo familiari di Dio, non siamo esenti dal vivere
sulla nostra pelle le fatiche che ogni popolo fa per poter essere
popolo degno e libero.
Ma oramai, da molto tempo, ci sembra che questo
non sia tanto vero, e soprattutto , con tristezza diciamo che forse
nessuno ci chiede ed esige questa familiarità con il Mistero e questa
solidarietà con la storia. La struttura ecclesiale infatti sembra più
preoccupata a guidarci che a farci partecipare e soprattutto a farci
crescere. Le nostre comunità cristiane appaiono più tese a difendere
una tradizione che a vivere una esperienza di fede. Noi sappiamo come
diceva Paolo alla sua comunità di Corinto, che abbiamo il diritto di
essere alimentati con parole spirituali
… e con un nutrimento solido
(Cfr. 1Co 3, 1-2), e invece ci sentiamo trattati come persone immature,
come se non fossimo responsabili delle nostre comunità, ma solo
destinatari chiamati a obbedire a ciò che pochi decidono ed esprimono
per noi.
E proprio in questo odierno contesto storico di
grande fatica, ma anche di grande opportunità per tutti i popoli, e
dunque anche per la nostra società italiana, sentiamo che la chiesa
è lontana da questa fatica quotidiana dell’umanità. E che quando
si fa presente, lo fa solo attraverso analisi , sentenze e, a volte,
giudizi che non ascoltano e non rispettano le ricerche e i tentativi
che comunque la società fa per essere più autentica e giusta. Ci
sembrano sempre più vere le parole di Gesù nel Vangelo legano infatti pesanti fardelli e li
impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli
neppure con un dito (Mt 23, 4).
Noi non vorremmo essere collusi e complici di
questo stile di vita, perché come credenti concittadini dei santi e
familiari di Dio, sappiamo quanto è difficile sospingere la storia
verso la pienezza della vita. Sappiamo anche che è difficile essere
coerenti, ma lo vorremmo essere perché la coerenza oggi sarà
possibilità di vita per tutti. Perché condividere quello che abbiamo e
non il sovrappiù, curarci dalle nostre ferite interiori,separarci da
tutti quegli stili di vita che invece di includere escludono e invece
di far crescere recidono, non è semplice ma è possibile, soprattutto
quando nasce da una ricerca comune, dove ciascuno può suggerire
qualcosa, dove ciascuno può condividere la sua visione del mondo e
soprattutto la sua esperienza di Dio. Ma noi non ci sentiamo sostenuti
nel far questo e l’esempio che abbiamo dalla chiesa ufficiale è, la
maggior parte delle volte, quello di pretendere riconoscimenti e i
difendere propri interessi, immischiandosi in politica solo per
salvaguardare i propri privilegi.
Vogliamo essere popolo che cerca davvero di fare
esperienza di Gesù, di quel Gesù che ispirava sogni di vita, che
ispirava desideri di cambiamento. Quel Gesù che riusciva a far sognare
anche chi conosceva solo disprezzo, o chi comunque veniva giudicato
peggio di altri ed emarginato Ci domandiamo come mai ci dicono di
essere obbedienti al magistero senza chiederci di essere fedeli a
questo sogno bellissimo di una umanità composta da ogni lingua, razza, popolo, nazione
…. (Cfr. Ap 7,9). Perché ci viene chiesto di essere credenti che devono
obbedire e difendere la verità e non ci dicono invece che la Verità è
più grande di noi e per questo va ricercata costantemente, ovunque e
con tutti?
Allora è per questo che vorremmo offrirvi queste
nostre riflessioni, vorremmo che la chiesa ripensasse le sue strutture
di comunità, e soprattutto la propria struttura gerarchica e i
suoi rapporti con la società. Noi vorremmo che si rifiutasse ogni
privilegio economico e soprattutto vorremmo che l’economia delle
strutture ecclesiali non fosse complice della finanza e delle banche
che speculano con il denaro a scapito del sudore e del sangue di
individui e intere comunità, praticando un indebito sfruttamento, non
solo delle risorse umane, ma anche di quelle naturali.
Queste, in breve, sono alcune delle nostre
inquietudini che condividiamo con tutti i credenti, perché la Vita si è manifestata e noi l’abbiamo
contemplata, vista, udita, toccata con le nostre mani … (Cfr.
1Gv 1,1-4) e di questo vorremmo rendere testimonianza. Partendo da
questo primo incontro, ci impegniamo a cominciare un processo di
autocritica e critica costante, per aiutarci a vivere e crescere
insieme, come comunità credenti ma anche come compagni e compagne di
cammino di tutti coloro che – tra evoluzioni, rivoluzioni e
rivelazioni- fanno di tutto per rendere la storia più bella, solidale e
giusta.