Comunicato Stampa sul CIE di Gradisca
Comunicato Stampa sul CIE di Gradisca
Ancora sul caso di M.
Gradisca d'Isonzo, 4 febbraio 2013

Si è svolta il 4 febbraio 2013, l'udienza di convalida del fermo di M., il giovane migrante rinchiuso da quattordici mesi al Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca. Nonostante i gravi problemi di salute, fatti emergere dall'associazione Medu (Medici per i diritti umani), M. si è visto convalidare la detenzione all'interno del CIE per altri 20 giorni, in un'udienza in cui non era presente nemmeno il suo avvocato. Ancora una volta assistiamo, all'interno del CIE, a chiare violazioni della normativa oltre che alla negazione dei diritti fondamentali dell'uomo.

Ancora una volta ci troviamo a ricordare che i CIE formalmente non sono carceri, ma nella prassi sono peggiori. Chi vi è rinchiuso non ha commesso reato e, come confermato da una recente sentenza emessa dalla magistratura di Crotone, il trattenimento nei Cie così come attuato dall'Italia viola la direttiva europea, che prevede la privazione della libertà dell’individuo solo come extrema ratio e non come prassi.

Allora perchè tanto accanimento nei confronti di una persona il cui stato psicofisico, per norma, non è nemmeno compatibile con la detenzione?

Il primo febbraio M. è stato ricoverato presso l’ospedale di Gorizia per una crisi ipoglicemica dovuta a 10 giorni di sciopero della fame. Inoltre, come già denunciato da MEDU, il giovane è affetto da una grave sindrome depressiva legata proprio al suo trattenimento al CIE.

«È evidente che la detenzione di M. è stata protratta oltre ogni ragionevolezza, ledendo gravemente valori fondamentali come la salute e la dignità umana», commenta Medu.

M. è stato riportato al CIE dopo due giorni di ricovero, avendo lui stesso rifiutato le cure e l'alimentazione forzata, per continuare a sostenere lo sciopero della fame.

Sono prababilmente situazioni come questa, e chissà quante altre, quelle che la Prefettura di Gorizia e il Ministero degli Interni vogliono nascondere impedendo gli ingressi ad amministratori locali e associazioni.

Nel dicembre 2012 infatti la richiesta di ingresso inoltrata dalla campagna LasciateCientrare è stata respinta dalla Prefettura a causa dei lavori in corso per la messa in sicurezza del centro, lavori che, stando a quanto dichiarato, si sarebbero protratti fino all'estate. Peccato che a metà gennaio sia stato invece autorizzato l’ingresso di una delegazione della Lega Nord che ha in seguito definito il CIE un “centro d'eccellenza”. È stato poi il sindacato di polizia Sap a scoprire ulteriormente le carte quando, a mezzo stampa, ha dichiarato che «i lavori di ripristino della sicurezza interna, interrotti per le vacanze estive non sono mai ripresi».

Il tema dell’immigrazione continua tristemente ad essere oggetto e strumento per becere campagne politiche, mentre quotidianamente i migranti rinchiusi nei centri soffrono un pesante abbandono e un isolamento che ancora troppo pochi tentano di rompere.

Tenda per la Pace e i Diritti

MALATO E TRATTENUTO IN UN CIE DAL 2011 - Il caso di M.

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