Si respira in giro un’aria di
stanchezza, del “già visto”, dello scontato, del ripiegamento sul
quotidiano. Si vorrebbe educare a cogliere e promuovere la novità,
l’apertura al nuovo: a vedere e favorire aspetti innovativi; la vita è
in continuo cambiamento: perché non educare a cogliere il giorno nel
cuore della notte, l’adulto nel farsi del bambino, la pianta nella
debolezza e piccolezza del seme?
Si tratta quindi di prestare attenzione alle nuove acquisizioni, ai
nuovi orizzonti, alle nuove prospettive, alle esperienze nuove: ciò che
di nuovo è o appare nelle nostre realtà o all’orizzonte.
Le Lectio di Quaresima di quest’anno saranno tenute da chi opera nel
quotidiano per seminare segni di speranza.
- 15 febbraio: Lc 9, 12-17: il pane per cinquemila uomini, a cura
degli Scout (don F. Gollinucci)
- 22 febbraio: 1Pt 5, 1-4: le guide della comunità, a cura della
Caritas (don R. Pasetti)
- 1 marzo: Mt 20, 1-16 : i lavoratori nella vigna, a cura della
Pastorale giovanile (don V. Muschi)
- 8 marzo: Lc 9, 28-36: la trasfigurazione, a cura della Comunità
di Sant’Egidio (P. Parisini)
- 15 marzo: Lc 24, 13-35: i discepoli di Emmaus, a cura della
Cappella universitaria (don L. Gridelli)
La lectio si tiene al Centro Veritas, di venerdì, dalle 18.30 alle 19.30
LECTIO DIVINA
La
lectio divina è un atto di
lettura della Bibbia, lettura meditata e orante della Parola di Dio,
chiamata appunto lectio divina da Origene (thèia anàgnosis) e indica
l’applicazione quotidiana alla Scrittura per meditarla, pregarla e
metterla in pratica.
Può essere una lettura individuale o comunitaria che si svolge comunque
in quattro momenti:
lectio,
meditatio, oratio e contemplatio (secondo la formulazione di
Guigo il Certosino, del XII secolo).
Il primo momento della lectio divina è la lettura. Si legge la Bibbia
nella fede che in essa Dio ci viene incontro ed entra in relazione con
noi e non va confusa con un pio esercizio di lettura spirituale di
un’opera edificante.
Occorre evitare il dilettantismo di chi sceglie soggettivamente i testi
o la temerarietà di chi sceglie un brano a caso perché “mi dica
qualcosa”. Criteri pratici di lettura sono: la lettura continua di un
libro biblico oppure i testi (o il solo Vangelo) della liturgia del
giorno.
Il secondo momento è la
meditazione:
la lectio divina cerca il volto del Signore liberando il credente da
atteggiamenti autoreferenziali, di ascolto di se stesso. La meditazione
è approfondimento del senso della pagina biblica, dunque «studio»,
sforzo per superare la distanza culturale che ci separa dal testo.
Questo momento è importante per rispettare il testo e non «falsificare
la Parola di Dio».
Nella meditazione si fa emergere – magari con l’aiuto delle note o di
un buon dizionario biblico – la punta teologica del testo, il suo
messaggio centrale, o comunque un suo aspetto che in quella concreta
lectio divina si rivela «parlante», “ci dice qualcosa”.
Con la preghiera la parola uscita da Dio ritorna a Dio in forma di
ringraziamento, lode, supplica,
intercessione: la
lectio divina
si apre al «colloquio tra Dio e l’uomo» e diviene familiare. È lo
Spirito che guida questo momento, ma a ispirare la preghiera è anche la
Parola di Dio ascoltata: la lectio educa a una preghiera non
devozionale, ma biblica ed essenziale. «La Parola di Dio cresce con chi
la legge», dice Gregorio Magno: se il testo biblico è immutabile, il
lettore muta, cresce, e l’assiduità con la Scrittura gli fa vivere i
passaggi della vita come relazione con il Signore. Analogamente
all’amore, più lo si frequenta più arricchisce, si approfondisce.
E infine il quarto momento: la
contemplazione.
Che non allude a «visioni» o a esperienze mistiche particolari, ma
indica la progressiva conformazione dello sguardo dell’uomo a quello
divino, il quotidiano allenamento ad assumere lo sguardo di Dio su di
noi e sulla realtà, la purificazione dello sguardo del cuore che arriva
a discernere la terra, il mondo e gli uomini come
templum, dimora di Dio.
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