Cie,
la denuncia dei Medici per i diritti umani
"Condizioni di vita inumane, peggio
del carcere"
Un anno di visite nei centri dove sono detenuti gli immigrati dei
dottori dell'associazione rivelano abusi, situazioni degradanti. Docce
senza acqua calda, mancanza di riscaldamento.
Quattordici visite agli undici Centri di permanenza italiani, un anno
di testimonianze raccolte (da febbraio 2012 a febbraio 2013), un
dossier di oltre 200 pagine.
Alla fine del lavoro i Medici per i diritti umani hanno certificato
"condizioni di vita inumane, peggiori di quelle delle carceri" offrendo
svariati motivi in più al ministro dell'Integrazione, Cecile Kyenge,
per andare avanti nella sua opera: "I Cie e i Cara vanno superati". I
Cie ospitano immigrati in attesa di identificazione o di espulsione. I
Cara gli immigrati che hanno chiesto asilo.
I lavoro dei Medici per i diritti umani fa comprendere, innanzitutto,
una questione prettamente economica: i Cie non sono in grado di
garantire condizioni dignitose ai "trattenuti" perché lo Stato italiano
ha fortemente disinvestito su queste strutture. Alcuni esempi. La prima
gestione del centro di Bologna è stata assegnata a una società che ha
vinto una gara d'appalto al massimo ribasso pagando 69 euro per ogni
straniero previsto. Scaduti i termini, la successiva gara è stata
aggiudicata al Consorzio Oasi con un costo per straniero crollato a
28,00 euro. La qualità di ogni servizio - anche quelli
primari - è collassata. A Crotone il costo affrontato dalle
Misericordie d'Italia è addirittura 21,42 euro per "ospite". Lo Stato
dovrà porsi il problema dei Centri di permanenza innanzitutto dal punto
di vista della sostenibilità economica. Nei quattro anni di vita la
struttura di Caltanissetta è costata 19,8 milioni, causa (anche) un
incendio che l'ha pesantemente compromessa. In tutti i centri ci sono
state rivolte, devastazioni e incendi. Basta una banale scintilla
affinché il disagio quotidiano diventi ribellione. Gli ultimi danni
registrati al Cie di Gorizia per un'insurrezione interna sono stati di
un milione di euro.
Il derivato di queste difficoltà di finanziamento e mantenimento è
pesante. A Bologna la situazione era semplicemente disastrosa, fino a
due mesi fa, quando il ministero dell'Interno ha temporaneamente chiuso
il Cie per ristrutturazione. I medici, fotografando la situazione a
febbraio 2013, hanno parlato di "mancanza di requisiti minimi di
vivibilità". Stanze prive di riscaldamento, finestre e vetri delle
finestre perennemente danneggiati, estate e inverno. Le docce erano
inservibili, o servite con acqua fredda. "I bagni non hanno porte, i
lavandini sono stati divelti". Pochi i vestiti da offrire ai
trattenuti, insufficienti le coperte. Il capitolato del magazzino
prevedeva la fornitura di un rotolo di carta igienica al giorno ogni
cinque persone. Limitati gli spazzolini per lavare i denti e così il
dentifricio, quasi mai disponibili assorbenti igienici (nel Cie
bolognese sono state trattenute anche le donne). Il ricambio di
biancheria, ha rilevato il dossier, avveniva ogni dieci giorni "nel
migliore dei casi". Nessuna attività ricreativa, nessuna carta dei
diritti. "Sono frequenti le aggressioni al personale interno". E questo
è un dato che si ripete in tutti gli undici Cie.
Nel centro di permanenza di Milano il 95% dei trattenuti arriva dal
carcere e nel 2012 sono state registrate dodici fughe. Un caso
eclatante è stato quello che ha toccato il transessuale brasiliano
Regina: aveva (e aveva dichiarato) l'Aids conclamato, al terzo stadio,
frutto di violenze subite dalla famiglia d'origine. Nonostante la
situazione clinica certificata da professionisti dell'Organizzazione
mondiale della sanità, Regina è stato trattenuto per una settimana. A
Gorizia il tunisino Mohamed, affetto da una grave forma depressiva
aggravata da atti di autolesionismo ripetuti e da un preoccupante stato
di deperimento fisico, è rimasto nel centro quattordici mesi.
Nel Cie di Torino, quaranta dei centoventi trattenuti totali sono in
terapia ansiolitica: assumono farmaci pesanti senza controllo medico,
il Rivotril indicato per la terapia dell'epilessia e l'Akineton, con
indicazione terapeutica per il morbo di Parkinson. Di questi farmaci
fanno spesso abuso i pazienti tossicodipendenti. I casi di
autolesionismo, a Torino, sono stati 156. Al Ponte Galeria di Roma, il
più affollato centro di permanenza europeo, i bagni delle donne sono
senza porte. Non esistono pettini, bisogna sistemare i capelli con le
forchette. Il riscaldamento generale è rotto e spesso manca l'acqua
calda. "Viviamo nella sporcizia", ha raccontato una giovane rom
bosniaca. E una ragazza rumena: "Durante il giorno non sappiamo cosa
fare, non c'è niente da fare. Quando stai male e vai dal dottore non
credono mai che parli sul serio, che soffri veramente". A un trattenuto
affetto da una malattia grave, raccontano i medici per i diritti umani,
"non è stato concesso un colloquio con un sanitario".
I marocchini intervistati a Crotone hanno dichiarato di essere "tenuti
come animali": i medici non hanno potuto visitare le loro stanze. I
colloqui, anche quelli che hanno formato il dossier, sono stati
possibili solo con un poliziotto a fianco. A Trapani, nel corso delle
tre ore di visita dei medici per i diritti umani, gli altoparlanti
hanno annunciato tredici tentativi di fuga.
A Lamezia Terme, dove l'appalto di gestione è passato da 46,00 euro per
trattenuto a 30,00 euro, non c'è servizio barberia: tutti i barbieri di
zona si sono rifiutati di prestarlo. Per radersi i trattenuti devono
entrare in una gabbia grande come una cabina telefonica a ridosso del
cortile e radersi sopra un montacarichi. Alla vista dei poliziotti, che
devono evitare qualsiasi uso improprio della lametta.
I numeri. Nel 2012 sono stati
7.944 (7.012 uomini e 932 donne) i migranti trattenuti negli undici
centri di identificazione ed espulsione (Cie) operativi in Italia. Di
questi solo la metà (4.015) sono stati effettivamente rimpatriati con
un tasso di efficacia (rimpatriati su trattenuti) del 50,54%. Con
l'estensione della durata massima del trattenimento da 6 a 18 mesi
(giugno 2011) le espulsioni sono aumentate solo del 2,3% rispetto al
2010, anno in cui il limite massimo per la detenzione amministrativa
era ancora di sei mesi. Rispetto al 2011, l'incremento del tasso di
efficacia è stato dello 0,3%. Se si compara il numero effettivo di
rimpatri effettuati nel 2008 (anno in cui i termini massimi di
trattenimento erano ancora di 60 giorni) con quello del 2012, si
registra una flessione da 4.320 a 4.015 (-7,1%). Nel 2012 il numero
complessivo dei migranti rimpatriati attraverso i Cie, secondo i dati
della polizia di Stato, è stato l'1,2% del totale degli immigrati
stimati in condizioni di irregolarità sul territorio italiano (326.000
al primo gennaio 2012). E ancora nel 2012 sono stati 1.049 i migranti
fuggiti dai Cie, il 33% in più rispetto al 2011.
Tratto da
La Repubblica.it