Iniziativa all’ONU
per abolizione armi nucleari: perché l’Italia non dice nulla?
Il comunicato stampa della rete
italiana per il disarmo
Roma, 21 ottobre 2013
Oggi a New York, a conclusione di una settimana di discussioni in seno
al Primo Comitato dell’Assemblea Generale ONU, la Nuova Zelanda
presenta un nuovo documento di “Iniziativa Umanitaria” sul disarmo
nucleare. Di cosa si tratta? Della quarta di una serie di dichiarazioni
congiunte sulla dimensione umanitaria del disarmo nucleare che, a
partire dal 2012, diversi paesi hanno lanciato in sede internazionale
dietro stimolo iniziale della Croce Rossa. Dopo Svizzera e Sud Africa è
ora il turno del paese oceanico nel rilanciare un’iniziativa che vuole
sottolineare la preoccupazione per le gravissime conseguenze umanitarie
derivanti anche dalla sola esistenza di ordigni nucleari.
"La permanenza di 19.000 testate nucleari ancora in possesso di nove
paesi, ma concentrate al 90% negli arsenali statunitensi e russi,
continua a rappresentare una minaccia per l'intera umanità, che non ha
ancora trovato nei due grandi trattati TNP e CTBT una risposta adeguata
e risolutiva alla sfida atomica – sottolinea Maurizio Simoncelli,
Vicepresidente di Archivio Disarmo e partner della campagna
internazionale ICAN - Finché alcuni paesi continueranno ad avere tali
armi, anche altri potranno aspirare ad averle e la potenziale
proliferazione nucleare perdurerà a rendere più insicuro il nostro
mondo". Purtroppo alcuni segnali recenti dimostrano la volontà di
alcune nazioni di continuare a voler scherzare con il fuoco atomico.
Per la presentazione di questo documento ufficiale, che ha già ricevuto
il sostegno prima della propria diffusione di 103 Paesi del mondo, il
consesso delle Nazioni Unite non è casuale, a riguardo: “Impedire che
potesse avvenire una nuova catastrofe umanitaria dopo Hiroshima e
Nagasaki è stato fin dall'inizio un impegno della neonata ONU: la prima
risoluzione del gennaio 1946 esprimeva già tutta la preoccupazione
della Comunità internazionale sull'uso delle armi nucleari” sottolinea
Lisa Clark di Beati i costruttori di Pace e del direttivo
internazionale dell’International Peace Bureau (Premio Nobel per la
Pace 1910).
Ed è con questa considerazione in mente che la società civile italiana
legata al tema del disarmo nucleare ha deciso di muoversi chiedendo
ufficialmente anche al Governo italiano di esprimersi a favore
dell’iniziativa Neozelandese. Una posizione positiva verso l’Iniziativa
Umanitaria purtroppo mai tenuta dal nostro Paese negli ultimi due anni.
Negli scorsi giorni, su stimolo della Rete Italiana per il Disarmo
partner della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN),
è stata quindi inviata una missiva in tal senso al Ministro degli
Esteri on. Emma Bonino e al ViceMinistro (con delega alle questioni
Onu) on. Lapo Pistelli.
Nella lettera – sottoscritta anche da Associazione Italiana Medicina
per la Prevenzione Della Guerra Nucleare, Istituto di Ricerche
Internazionali Archivio Disarmo, PeaceLink, World Foundation for Peace
– si è voluto sottolineare come “L'Italia ha una lunga tradizione di
sostegno e promozione di iniziative multilaterali a favore del disarmo”
e che quindi il nostro Governo dovrebbe sottolineare preoccupazione per
le gravi conseguenze degli ordigni nucleari “affermando, in sintonia
con le aspettative della stragrande maggioranza degli italiani, che si
impegnerà per garantire che tali armi non vengano mai più usate”.
Le organizzazioni che hanno cercato di rilanciare anche in Italia
questa iniziativa, a sostegno delle azioni condivise con la
mobilitazione internazionale ICAN, si aspettano ora una concreta
risposta da parte delle nostre autorità governative. Ed è significativo
come sia proprio stata la società civile (sia con la proposta di
Iniziativa Umanitaria sia con tutte le campagne al momento attive) a
cercare una via alternativa per uscire dallo stallo della Conferenza
sul disarmo di Ginevra.
“E’ un segno di speranza vedere oggi che ben 103 Paesi (un record!)
siano disponibili a sottoscrivere un testo chiaro come quello
presentato dalla Nuova Zelanda – commenta Francesco Vignarca
coordinatore di Rete Disarmo – e noi pensiamo davvero che, attualmente,
la cosiddetta Iniziativa Umanitaria sia in grado di offrire prospettive
eccellenti per il superamento degli ostacoli che ancora impediscono
all'umanità di decretare finalmente la messa al bando delle armi
nucleari”.
Peccato solo che, al momento, in tale elenco di paesi sostenitori non
compaia l’Italia, come sarebbe invece giusto ed opportuno.
Sullo stesso tema si veda anche
il recente comunicato:
Nuovo rapporto della Campagna internazionale per l'abolizione delle
armi nucleari (ICAN) svela i finanziamenti globali ai produttori di
armi nucleari
BNP Paribas e Deutsche Bank (già ai vertici del supporto all’export
militare italiano) tra i gruppi europei più attivi nel finanziare
l’industria degli armamenti nucleari. Coinvolte anche due banche
italiane. Finmeccanica è uscita dal settore nel 2012.