Oltre la crisi
delle religioni
Conferenza al Centro Veritas
Trieste, Via Monte Cengio 2/1,
mercoledì 6 novembre 2013, ore 18.30
Mercoledì 6 novembre 2013, alle ore 18.30, presso la sede del Centro
Veritas è prevista una conferenza sul tema "Oltre la crisi delle
religioni" con il padre gesuita Felice Scalia S.I. e il pastore valdese
Giovanni Genre.
"Il gesuita p. Felice Scalia e il pastore valdese Gianni Genre: due
uomini di chiesa, certo molto diversi fra di loro, così come sono
diverse le loro chiese, eppure, mi sembra, tutti e due ugualmente in
grado di guardare “dall'interno” la crisi economica e politica che il
nostro modo occidentale sta vivendo e di coglierne con lucidità le
radici morali, culturali, di ingiustizia sociale. E tutti e due,
ugualmente pronti ad essere autocritici: a cogliere cioè
l'importante responsabilità delle chiese cristiane in tutto
questo. Uno dei due, e sarà il p. Scalia, si porrà e ci porrà,
definendola lecita, la domanda se se la religione dell’“Occidente
cristiano” sia poi cristiana. Perché oltre a dubbie alleanze con regimi
assassini, liberticidi e con il neoliberismo, essa sembra indulgere ad
una mentalità diffusa per cui il nostro mondo, di cui pure si dice sia
un “villaggio globale”, si divide di fatto in uomini e sotto-uomini, ed
è tenuto insieme da “virtù” l’obbedienza e la rassegnazione.
Non possiamo limitarci però a piangerci addosso e nemmeno a un mero
esame di coscienza: la nostra crisi, per tanti aspetti di ordine etico
e spirituale, ci dirà il pastore Genre, non può non interrogarci come
“aspiranti credenti” (per usare l’espressione di Kierkegaard), sapendo
che le crisi possono essere salutari. Dal punto di vista etimologico
“crisi” indica il momento difficile, faticoso, della decisione, della
scelta che deve essere fatta. È un pericolo ed insieme un' opportunità
che non si può evitare.
Ma quale potrà essere la risposta all'interrogazione che la crisi ci
pone?
Ancora per il p. Scalia, la soluzione non consiste, come qualcuno,
anche fra i cristiani, pensa un po' troppo sbrigativamente, nel
fare a meno delle religioni o delle “chiese”, ma nel riportarle a quel
nucleo originario di fede che scaturisce dai fatti fondativi di ogni
religione. C’è insomma una religione da “conservare” e da portare al
suo fine perfetto. È quella che è sorgente di fede sempre rinnovata ed
esultante, e non tomba di essa. Oggi il compito di ogni uomo religioso
(o di chiesa) è - per dirla con Etty Hillesum - “disseppellire Dio
dalle macerie che lo soffocano” nel nostro cuore e nella stessa
società. Rinfocolare e custodire la fede nella sua sorgiva ricchezza.
Sulla stessa linea, mi sembra si muova anche il pastore Genre, il quale
con la sensibilità scritturistica che è propria della tradizione
riformata, identifica nella Bibbia la “sorgente” della fede sempre
rinnovata a cui tornare. Così, nella “crisi” dell’esilio in Babilonia
si è formata la Bibbia ebraica e la confessione di fede ha preso forma;
e nella “crisi” suprema della croce si è nascosto il senso della nostra
salvezza e delle nostre vite. Forse allora è sufficiente ripercorrere
alcune delle crisi di cui ci parla la Scrittura per ritrovare la via
che ci permetterà di andare oltre le crisi". (Ruggero Marchetti)