Il Notiziario n. 46
Il Notiziario n. 46
Disponibile in pdf
Giugno 2017
Il Notiziario n. 46
Giugno 2017
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Parole scritte da leggere sulla carta o tramite il computer; sintesi inadeguate di storie, di relazioni, direttamente nel Centro Balducci e indirettamente, ma con partecipazione nella società e nel mondo di cui siamo parte; perplessità e dubbi; esigenza di nutrire idealità e convinzioni, di resistere e di rilanciare. Sei mesi dall’ultimo Notiziario densi, pregnanti, arricchenti, non privi certo di dolore, difficoltà e interrogativi, sempre guardando in alto, avanti e attorno per cogliere le persone e le esperienze che nutrono le ragioni della speranza. La vita del Centro è continuata con le dimensioni che la caratterizzano: l’accoglienza concreta delle persone, la promozione di incontri per alimentare la cultura nel senso antropologico, profondo e ampio del termine e quella spiritualità che non è fuga dalla storia, spiritualismo astratto, ma invece profondità e forza che attraversano la vita e la storia.
La questione dei migranti, decisiva e dirimente ogni altra nell’attuale storia dell’umanità continua il suo svolgersi senza decisioni e iniziative politiche e legislative che favoriscano risposte significative. Le uniche novità sono le decisioni del Ministro degli Interni del tutto discutibili specie riguardo ai nuovi centri per i rimpatri; sarebbero teoricamente diversi dai famigerati CIE, il peggiore per la violazione dei diritti umani proprio quello di Gradisca d’Isonzo.
Tutto da dimostrare, anzi, i dubbi non restano solo tali, ma diventano opposizione e contrarietà a iniziative settoriali, mentre non si pone finalmente mano alla scrittura di una nuova e indispensabile legge sui migranti. E la questione dello “ius soli” ha fatto emergere pochezze e atteggiamenti incredibili nelle sedi parlamentari.
L’Italia continua a essere l’approdo per decine di migliaia di persone, lasciata quasi sola dall’Europa che vergognosamente non è in grado di decidere un piano organico e di renderlo operativo. Resta la disastrosa scelta di dare alla Turchia, a Erdogan, 3 miliardi e mezzo di euro per fermare i profughi; si scopre poi, fra le altre disumanità,
che tantissimi ragazzi profughi dalla Siria, anche da Aleppo, paradigma di quel dramma, sono costretti in schiavitù, a lavorare 10-12 ore al giorno per 2-3 dollari per cucire scarpe, calzoni, magliette che partono con i TIR per i mercati d’Europa, anche d’Italia. Disumanità sconcertante, nel silenzio delle organizzazioni internazionali.
Il salvataggio di decine e decine di migliaia di persone in mare non impedisce che già ora in quest’anno 2017 agli inizi di giugno siano 1700 in morti nel Mare Mediterraneo, in modo crescente sempre più un immenso cimitero, vergogna per l’umanità che si assuefà, non freme, non si indigna e nulla dice. E la politica non interviene se non in modo opportunistico, fazioso, strumentale, attento soprattutto al consenso, non a rispondere ai problemi. Nella nostra Regione il modello di accoglienza diffusa è troppo carente, pensando a come dovrebbe insegnare la memoria storica del popolo friulano nei diversi passaggi dall’ emmigrazioni all’esperienza tragica del terremoto e a quella positiva della ricostruzione sperimentando una straordinaria solidarietà insieme alla volontà di reagire per la ricostruzione.
Vivendo l’esperienza quotidiana nel Centro Balducci ci si interroga sul senso dell’accoglienza in convenzione con la Prefettura quando si constata che l’attesa per essere convocati dalla commissione territoriale di Gorizia che esamina le domande si protrae anche oltre un anno. Questo è un segno della mancanza di un progetto, accentuata
poi dall’assenza di corsi di formazione, di inserimenti lavorativi.
I tempi dovrebbero essere al massimo di tre mesi e sarebbe possibile, se si progettasse, si decidesse e si investisse; fra l’altro utilizzando i fondi che si spendono nel sostenere queste persone nei tempi inutili dell’attesa prolungata. Andiamo avanti impegnandoci a porre con riflessione i segni positivi possibili.
Ora ci sarà il periodo estivo durante il quale la vita del Centro continuerà come sempre. Si guarda con attenzione al convegno di settembre che si svolgerà dal 20 al 24 e del quale comunicheremo il programma dettagliato appena pronto. Si tratta del 25º convegno che coincide con la memoria dei 25 anni della morte di padre Ernesto, il 25 aprile, e la dedica a lui nel settembre successivo. Si cercherà di riprenderne la sua vita e il suo insegnamento nella loro attualità in questo momento complesso della storia: le sue origini nel villaggio di Santa Fiora e la prospettiva dell’uomo planetario; la fede profetica vissuta nella laicità della storia; l’impegno continuo di educatore alla pace; la crisi del nostro mondo; l’incontro con l’altro e l’uomo planetario: queste alcune dimensioni che saranno approfondite e attualizzate. Il cammino continua con l’accompagnamento
e il sostegno dei profeti e dei martiri.
Pierluigi Di Piazza

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