Cammino
di pace Zuglio - San Pietro in Carnia
La riflessione di Pierluigi Di Piazza
31 dicembre 2017
E’ fondamentale lo spirito con cui noi viviamo questo cammino di
pace di questa notte del 31 dicembre 2017, il 39° in sintonia con il
messaggio di papa Francesco per la 51a Giornata Mondiale della Pace, 1
gennaio 2018.
È fondamentale lo spirito perché non diventi una ritualità scontata
o solo una diversità esteriore per trascorrere l’ultima notte dell’anno
aspettando l’alba dell’anno nuovo. Ci poniamo una domanda ineludibile:
sentiamo noi, con questo cammino, di condividere il cammino dei
migranti?
Papa Francesco non poteva che scegliere questo tema, la
questione dei migranti: “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca
di pace”, perché non è una fra le più importanti, ma quella più
importante, decisiva, proprio dirimente perché ne comprende altre
importanti che di fatto sono le cause strutturali delle forzate
migrazioni che, fenomeno permanente nella storia dell’umanità, oggi ha
assunto la connotazione di essere diventato planetario, riguardante
cioè tutto il Pianeta.
Mai a sufficienza meditiamo sulle cause: impoverimento, povertà,
fame, sete, mancanza di strutture sanitarie, scuole, case, lavoro,
possibilità di vita degna. Violazione dei diritti umani, regimi
dittatoriali e oppressivi, guerre spaventose e disastrose combattute
anche con le armi fabbricate e vendute dall’Italia, in aumento non in
diminuzione. Disastri ambientali, con gravissime responsabilità
dell’uomo.
Lo sguardo sui migranti è molto importante perché rivela quello che
c’è nel cuore e nella coscienza. Papa Francesco nel suo messaggio
esorta appunto a uno sguardo contemplativo cioè al livello più
profondo, spirituale, di quella spiritualità incarnata nella storia che
attraversa le nostre vite e gli eventi storici; non uno spiritualismo
astratto e disincarnato. Si può guardare con indifferenza, con
superficialità, con distacco, con sospetto, con rifiuto e con
avversione e si può invece guardare con attenzione, compassione,
patendo con, prendere a cuore (I care di don Milani e dei suoi ragazzi)
prendersi cura, coinvolgersi, relazionarsi, ascoltare, conoscere,
crescere in umanità, cultura e spiritualità.
Uno sguardo attento dovrebbe subito, guardando con gli occhi del
cuore i loro volti, i loro sguardi, farci pensare alle loro famiglie,
ai loro paesi, alle gravissime complicità del nostro mondo con le
situazioni drammatiche di quei paesi, a quelle situazioni che sono le
cause strutturali delle loro forzate partenze; ai loro viaggi della
disperata speranza, alle violenze e torture che subiscono, ai soldi che
devono consegnare ai trafficanti… guardare con occhi di compassione e
di seguente sdegno ai lager della Libia, tali anche per le complicità
del nostro mondo...
Si parla centinaia di migliaia di persone, di migranti nell’inferno
libico rinchiusi nei lager, violentate, torturate, stuprate. Le
terrificanti immagini della CNN ci hanno mostrato come in quei lager
vengono perfino allestite aste di profughi-schiavi. Sia Amnesty
International, sia il Tribunale Permanente dei Diritti dei Popoli
riunitosi a Palermo pochi giorni fa hanno emesso una storica sentenza:
Unione Europea e Italia sono corresponsabili dell’abuso sui migranti,
un oltraggio alla coscienza dell’umanità.
Una parte consistente del nostro mondo non si pone queste domande e
reagisce in modo indispettito e purtroppo anche avverso alla loro
presenza. Loro, venendo fra noi, ci rivelano come sta il mondo, appunto
queste drammatiche situazioni, chi sono loro con le loro diversità,
conoscendo le quali noi apriamo e arricchiamo le nostre identità che,
altrimenti, chiudendosi impoveriscono e pretendono di difendersi dagli
altri diversi o di respingerli.
Loro, venendo fra noi, ci rivelano -e vediamo come questo sta
avvenendo- chi siamo noi, qual è la nostra sensibilità umana, quale la
nostra cultura, la nostra etica dei diritti umani, la nostra politica e
legislazione; qual è il grado della nostra fede religiosa, dato che
taluni utilizzano anche la religione (ma è la religione del sistema,
non la fede profetica a cui ci coinvolge il Vangelo) per alimentare
diffidenza e rifiuto in nome delle radici, dell’identità e della
cultura cristiana e cattolica, del noi (così dicono queste persone)
contro loro, della nostra patria e terra che non è loro, che anzi loro
vengono a invadere e occupare, a manomettere, diffondendo altre culture
e religioni che inquinano le nostre.
Manca qualsiasi memoria storica e ogni forma di pudore e vergogna.
Basterebbe pensare al colonialismo, agli sfruttamenti di risorse e di
persone nei loro paesi. Ad esempio, a come gli italiani del fascismo
sono andati in Etiopia a occupare e sfruttare e come hanno usato i gas
per bruciare vivi nelle loro capanne donne e bambini. Quando arrivano
gli etiopi, ma così è egualmente per gli altri, dovremmo abbassare gli
occhi, chiedere umilmente perdono, invece tanti, troppi sono
prepotenti, arroganti, violenti nei loro confronti.
Nessuno nasconde la complessità delle situazioni; dovrebbe
diffondersi l’urgenza di rompere la catena di complicità con il sistema
di violenza, dominio e guerra; di progetti seri di immediata, media e
lunga cooperazione da realizzare con quei paesi coinvolgendo in modo
rispettoso friulani, italiani, europei… a progettare, investire,
operare con le popolazioni residenti. E insieme progetti di accoglienza
seri, strutturati, con inserimenti di prospettiva nelle nostre società.
L’Europa ha dimostrato e continua a dimostrare la propria vergogna:
muri, fili spinati, chiusure incomprensibili da paesi come la cattolica
Polonia che sono stati aiutati dall’Europa e hanno mandato centinaia di
migliaia di emigranti negli altri paesi. L’Italia ha il grande merito
di aver salvato decine e decine di migliaia di vite umane nel mare
Mediterraneo anche se, nonostante questo straordinario impegno, il
numero delle persone morte in questi anni nel Mediterraneo sono oltre
40.000, tantissimi i bambini.
Manca un progetto serio d’inserimento: c’è la positività dello
SPRAR, ma è inadeguato rispetto alle richieste. Papa Francesco ci
indica nel suo messaggio quattro pietre miliari, ci comunica quattro
verbi pregnanti di significato che chiedono disponibilità interiore e
capacità di accoglienza organizzativa: accogliere,
proteggere, promuovere, integrare. Ci chiediamo come mai in
Friuli Venezia Giulia, terra di decine e decine di migliaia di
emigranti, terra che ha sperimentato la grande solidarietà nel dopo
terremoto, certo insieme a esperienze positive di accoglienza, ci siano
atteggiamenti e azioni di rifiuto e di avversione.
Le responsabilità di una politica incerta, impacciata e poco
progettuale non possono di certo giustificare parole e comportamenti di
xenofobia e di razzismo, l’annunciato arrivo di piccoli numeri di
persone. L’amico Loris de Filippi, presidente di Medici senza frontiere
Italia mi ha scritto una lettera letta nella celebrazione della sera di
Natale in cui dice di vivere in Bangladesh in mezzo a 500mila profughi
del Myanmar, in particolare del popolo perseguitato dei rohingya.
L’Uganda a fine 2016 ha accolto 900mila persone! Ci si chiede cosa stia
avvenendo nel cuore, nella coscienza, nella mente dei friulani, a
partire da questa nostra Carnia, e perché questo avvenga. Si avverte
come urgente e indispensabile un’autentica conversione, un cambiamento
nel modo di sentire, di parlare, di agire…
”Ero affamato, assetato, denudato,
ammalato, carcerato, forestiero: voi mi avete accolto o non mi avete
accolto”. Non si può essere cristiani ed indifferenti; non si
può essere cristiani e xenofobi, non si può essere cristiani e razzisti.
Questa è la verifica indiscutibile della nostra fede… del nostro
cammino di pace di questa notte, del cammino della nostra vita.
Pierluigi Di Piazza