DOVE BISOGNA STARE
DOVE BISOGNA STARE
regia di Daniele Gaglianone
Dal 17 gennaio nelle sale d'Italia (e non solo)
DOVE BISOGNA STARE
regia di Daniele Gaglianone
Dal 17 gennaio 2019 nelle sale d'Italia (e non solo)
Scritto da Daniele Gaglianone e Stefano Collizzolli
Una produzione Zalab film srl

Da un’idea nata in collaborazione con Medici Senza Frontiere
Rai3-Doc3 Annamaria Catricalà e Fabio Mancini

Realizzato con il sostegno di Medici Senza Frontiere
Piemonte Doc Film Fund – fondo regionale per il documentario – Piemonte Film Commission

Distribuito in Italia da ZaLab

Mentre la classe politica insegue emergenze e visibilità, c’è un’Italia che agisce quotidianamente per mettere al centro dignità e giustizia.
E’ un’Italia plurale e spesso femminile; la raccontiamo in Dove Bisogna Stare.

Presentato in anteprima allla 36esima edizione del Torino Film Festival  nella sezione TFFDOC/FUORI CONCORSO Dove Bisogna Stare arriva nelle sale e non solo, distribuito da ZaLab.

Georgia, ventiseienne, faceva la segretaria. Un giorno stava andando a comprarsi le scarpe; ha trovato di fronte alla stazione della sua città, Como, un accampamento improvvisato con un centinaio di migranti: era la frontiera svizzera che si era chiusa. Ha pensato di fermarsi a dare una mano. Poi ha pensato di spendere una settimana delle sue ferie per dare una mano un po’ più sostanziosa. E’ ancora lì.

Lorena, una psicoterapeuta in pensione a Pordenone; Elena, che lavora a Bussoleno e vive ad Oulx, fra i monti dell’alta Valsusa, e Jessica, studentessa a Cosenza, sono persone molto diverse; sono di età differenti, e vengono da mondi differenti. A tutte però è successo quello che è successo a Georgia: si sono trovate di fronte, concretamente, una situazione di marginalità, di esclusione, di caos, e non si sono voltate dall'altra parte. Sono rimaste lì, dove sentivano che bisognava stare.

Note di Regia/Dichiarazione Autore
Questo documentario racconta di una possibile risposta a questi tempi cupi. Non racconta l’immigrazione dal punto di vista di chi sceglie di partire o è costretto a farlo: è innanzitutto un film su di noi, sulla nostra capacità di confrontarci con il mondo e di condividerne il destino.

LE PROTAGONISTE

Elena, Ulzio - Val Susa
L’inizio ideale di questo viaggio nella frontiera alpina italiana parte dalla zona tra Bardonecchia e Briançon. In questo ultimo lembo della Val di Susa si sono riversati molti migranti che non trovano la possibilità di attraversare il confine blindato di Ventimiglia/Menton  per tentare di giungere in Francia passando per le montagne.
Elena, che vive ad Ulzio, in alta val di Susa, è figlia di questa valle e della sua cultura e nonostante conduca una vita intensa e impegnata, non si è tirata indietro quando si è trattato di affrontare forse uno dei casi più difficili: accogliere in casa sua un giovane camerunense salvato in extremis da alcuni volontari sulle montagne che ha corso il rischio dell’amputazione dei piedi per congelamento.

Georgia, Como
Como è terra di frontiera, la Svizzera è appena fuori dal centro cittadino. Negli ultimi anni il confine era un passaggio tranquillo per persone di origine straniera – con diritto d’asilo o senza – che andavano verso il Nord Europa. A luglio 2017 la guardia di frontiera svizzera cambia politica, e comincia a respingere sistematicamente. Nel giro di pochi giorni, fra la stazione ferroviaria di Como San Giovanni ed il parco antistante cominciano ad accamparsi i migranti bloccati.
Georgia ha 26 anni. Faceva la segretaria in uno studio medico; saputo dell’arrivo dei primi migranti in stazione ha allungato per comprare una decina di spazzolini e qualche tubetto di dentifricio; si è trovata davanti 80 persone. Ha deciso di spenderci le ferie. Da quel momento non ha più smesso.

Lorena, Pordenone
Lorena Fornasir, 64 anni, psicologa clinica e psicoterapeuta, ha diretto per molti anni il servizio adozioni dell’ASL di Pordenone. Da poco più di due anni è in pensione. Da vent'anni convive con Andrea Franchi, un ex professore di filosofia bolognese di 84 anni.
Incontriamo Lorena e Andrea nella prima periferia di Pordenone, di fronte ad una vecchia area industriale ormai vuota da anni, che tutti chiamano “jungle". È uno dei luoghi in città in cui trovano riparo Pakistani, Afghani e Bengalesi che non riescono ad entrare nei percorsi di accoglienza istituzionali. L’area è delimitata da alte reti di alluminio con divieto d'accesso per pericolo di crollo. Lorena e Andrea scavalcano con agilità e ci invitano a seguirli. Nella jungle diventano fondamentali portando aiuti, informazioni e attenzione a chi è costretto a rifugiarsi.

Jessica, Cosenza
Jessica è la più giovane delle quattro. A ventidue anni è il centro di gravità di una grossa occupazione abitativa a Cosenza dove vivono quasi ottanta persone. Famiglie, singoli, adulti e anziani. Per Jessica non ci sono italiani e stranieri: ci sono persone che condividono un bisogno radicale, il bisogno abitativo, e che si organizzano per risolverlo assieme.
Non c’è nessun umanitarismo nelle motivazioni di Jessica: se occupa non è per dare una mano a qualcuno di più sfortunato di lei; è perché lei stessa ha questo bisogno. Nello spazio comune dell'occupazione,  una stanzetta in cima alle scale, un vasto cortile di cemento, e la guardiola all'ingresso in cui a turno gli occupanti stanno di guardia, cantano, chiacchierano e fumano sigarette, per non farsi trovare impreparati da un possibile sgombero.

La scheda del film




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