Questa mattina (8 settembre 2011)
processo ai 4 imputati per l’omicidio di Vittorio. Come avevamo
preannunciato siamo andati al tribunale militare dove si svolgeva
il processo, un tribunale militare sito nel campo di shati “mashtal”.
Erano presenti circa 30 persone, tra cooperanti,
giornalisti e palestinesi. I legali della famiglia di Vittorio,
rappresentati per procura dal “Palestinian Center for Human Rights”.
Dalla parte palestinese c’erano avvocati e giornalisti.
Erano presenti inoltre i familiari degli imputati.
Prima dell’inizio del processo il procuratore militare ci ha ricevuti
per darci alcune informazioni in merito al processo, come si sarebbe
svolto, quali le parti rappresentate, i tempi ecc. Ha iniziato
dicendoci: “il nostro tribunale lavora alla luce del sole, lavora per
arrivare alla giustizia del caso. Il tribunale e’ aperto alla presenza
di chiunque e tutti hanno diritto a presenziare al processo. Secondo la
legge di questo paese, non sarà possibile pubblicare le foto
degli imputati finché non finisce il processo. Se non vengono
condannati non possono essere fatti passare per assassini e’ una
questione di onore. Si può scrivere quindi, non filmare o
registrare e fotografare”.
Riguardo alla questione della non avvenuta ricezione da parte dei
legali della famiglia, alla partecipazione al processo, esclusi per un
vizio di forma giuridico, ha chiarito che mancavano dei documenti e che
appena sono arrivati, solo qualche giorno fa, e’ partita la procura.
Fatto sta che il legale della famiglia non e’ riuscito ad entrare visti
i tempi lunghi di passaggio dalle frontiere. Anche la data del processo
non era stata comunicata, e su questo, come tribunale militare, hanno
chiarito che non hanno il dovere di comunicare niente. Ha inoltre detto
che questa e’ una questione politica e quindi il dovere di
comunicazione era tra le altre parti. Questo processo non e’ il
primo, ci sono state altre udienze, di cui non si e’ saputo
niente.
Dopo il processo parte lesa potrà chiedere il rimborso qualsiasi
sia la condanna e a quel punto il processo da militare diventa
civile. Il processo si svolge con corte militare, avvocati degli
imputati che ne hanno diritto, e la sentenza sarà veloce, in genere
anche se ci sono dei rimandi, non prenderanno tanti mesi ma solo alcuni
giorni. Per quello civile invece ci mettono di più.
I reati contestati sono: per 3 di loro, rapimento e omicidio
premeditato; la pena va da un minimo di qualche anno (non definito) ad
un massimo che è la pena di morte.
Per il 4° imputato invece l’accusa è di aver nascosto gli accusati
ricercati per omicidio (sono i due che furono ammazzati durante il raid
di Hamas). La pena va da 6 mesi a 3 anni. Si dovrà aspettare il
verdetto del tribunale in base alle responsabilità stabilite. In caso
di richiesta di pena di morte, la famiglia di Vittorio potrà chiederne
l’annullazione, e la richiesta di non eseguire la pena, in quel caso
verrebbe rimessa in discussione la sentenza e decidere quale pena
attuare. In questo caso ci sarebbe un appello. Secondo la legge,
la famiglia della vittima e le famiglie degli imputati possono
“riconciliarsi” e mettersi d’accordo per un risarcimento.
La pena di morte viene eseguita per fucilazione o impiccagione.
A questo punto e’ iniziato il processo, l‘aula del tribunale militare
si trova dentro uno stabile, che una volta era un centro di attività
giovanili gestito dalla moglie di Arafat.
Entrano gli imputati, sono 4, ridono si siedono nella gabbia.
Poi, dopo un colpo tremendo sul banco entra la corte, tutti in piedi.
Il giudice legge i nomi degli imputati e i capi di imputazione.
Vengono poi presentati gli avvocati degli imputati, la parte civile
rappresentata dal “Palestinian Center for Human Rights”, che con
procura da parte della famiglia Arrigoni, arrivata molto tardi, avrebbe
dovuto prendere il posto dell’avvocato che non è entrato. Per loro la
corte decide che in questa specifica parte del processo loro non
saranno chiamati a fare nessuna testimonianza perché questa è una corte
militare. Loro saranno rappresentati in corte civile.
A questo punto e’ stata presentata anche la Pubblica Accusa, coloro che
hanno portato avanti l’inchiesta sugli imputati assassini. Questi hanno
mostrato un CD alla corte che conteneva le testimonianze e i dettagli
forniti dai 4 imputati.
Gli avvocati degli imputati, hanno ribattuto che non erano a conoscenza
di questa documentazione, sia video che documenti cartacei; hanno
dichiarato di averla chiesta ma che non ne sono mai venuti in possesso.
La Pubblica Accusa, ha a sua volta ribattuto che gli avvocati
degli imputati non hanno mai chiesto niente e che comunque non hanno
niente in contrario a rilasciarla, anzi chiedono che questa venga messa
agli atti e visionata per mettere in confronto le voci registrate con
le voci degli imputati nella testimonianza/confessione, oltre alle
riprese dei posti dove e’ stato ucciso Vittorio.
Gli avvocati dichiarano di avere solo documentazione tecnica fornita
dall’ospedale, riguardo all’orario della morte e le modalità. La
Pubblica Accusa ribatte che ha quelle prove e i testimoni sulla
raccolta di quelle prove e chiedono di rimandare il processo affinché
gli avvocati degli imputati possano prendere visione del materiale
fornito dalla Pubblica Accusa.
Il processo e’ rimandato al 22 Settembre 2011.
Non e’ stato bello entrare in quell’aula, non e’ stato bello vedere la
faccia dei 4 ridere sicuri di sé per quello che hanno fatto, per il
momento non c’e’ niente che ci possa far pensare ad una verità su
quanto e’ successo, ad una giustizia. La famiglia ci guardava come se
fossimo i peggio individui, gli imputati ci guardavano e ridevano.
A Gaza per il momento nessuno ha parlato, né del processo né del caso,
il tutto sta passando in modo tale che la storia non diventi un evento
importante per l’opinione pubblica, meglio non sapere, meglio non far
ricordare a nessuno quello che e’ successo.
Vedremo cosa dirà la stampa e tutto intorno nei prossimi giorni, in
preparazione della nuova udienza.
Chiudo con questo proverbio arabo che ci ha raccontato il procuratore
militare prima dell’inizio del processo:
“Il frustrato deve avere sempre la speranza ma anche se ha molta
speranza deve aver paura della giustizia, perché la giustizia fa il suo
corso”.
disastro umano, a presto.