Nelle nazioni industrializzate il
certificato di nascita è dato per scontato anche se viene considerato
una noiosa burocrazia. Ma nel mondo sviluppato l’esistenza di
questo documento può fare la differenza fra la piena partecipazione ai
diritti di cittadinanza o la semplice sopravvivere.
Per questo la Rete Internazionale della Famiglia Anglicana (IAFN) ha
lanciato una campagna mondiale per la registrazione delle nascite.
La rete chiede alle chiese anglicane di associarsi con i governi e
altri enti per garantire che i bambini nati nel 2012 e negli anni
seguenti vengano registrati.
La IAFN ha affermato in un recente documento “Più che una formalità
legale, la registrazione delle nascite apre la porta alla
scolarizzazione e alle cure mediche. Senza tale documento le persone
non possono essere in grado di ottenere un passaporto, comprare una
casa o un terreno, o sposarsi”...
Anglican network starts campaign for
birth registrations
In industrialized nations, a birth certificate is taken for granted,
even regarded as a bit of tedious bureaucracy. But in the developing
world, the existence of such a record can mean the difference between
full participation in citizenship, or barely living. That's why the
International Anglican Family Network (IAFN) has launched a global
campaign to register births. The network is calling on Anglican
churches to partner with government and other agencies to ensure that
babies born in 2012 and after are registered. "More than just a legal
formality, birth registration opens the door to education and
healthcare," the IAFN said in a recent news release. "Without it,
people may not be able to obtain a passport, own a house or land, or
marry."
>>continua sul sito
ENInews
Il sito dell'
Anglican Communion
Per quanto l'Italia possa vivere
un periodo di sofferenza non può considerarsi economicamente
sottosviluppato ma sembra vivere in un pesante clima di sottosviluppo
culturale.
Questo blog conosce bene (sono più di tre anni che ospita notizie e
considerazioni in proposito) il problema della registrazione anagrafica
e sa che per due anni una normativa razzista ha impedito il matrimonio
alle coppie uno dei cui membri fosse privo del permesso di soggiorno,
tanto che solo il coraggio di pochi che hanno denunciato questa
vergogna ha permesso alla corte costituzionale di cancellare la norma
proibizionista.
E’ rimasto però in legge il vincolo che vuole la presentazione del
permesso di soggiorno per registrare la nascita di un proprio figlio.
Che questo vincolo sia praticamente aggirato con strumenti burocratici
di livello inferiore alla legge e quindi sia possibile registrare le
nascite non basta a chi si consideri cittadino responsabile.
Lo scorso mese di novembre 2011 è stata presentanta in parlamento una
proposta di legge finalizzata a porre rimedio alla situazione (vedi il
blog che
ha riportato la notizia e la lettera al Presidente Napolitano), ma in
parlamento nulla ancora si è mosso.