La registrazione delle nascite
La registrazione delle nascite
La rete anglicana promuove la campagna per la registrazione delle nascite
Solo l'1 per cento dei 260.000 bambini nati ogni anno vengono registrati
Nelle nazioni industrializzate il certificato di nascita è dato per scontato anche se viene considerato una noiosa burocrazia. Ma nel mondo sviluppato  l’esistenza di questo documento può fare la differenza fra la piena partecipazione ai diritti di cittadinanza o la semplice sopravvivere.
Per questo la Rete Internazionale della Famiglia Anglicana (IAFN) ha lanciato una campagna mondiale per la registrazione delle nascite.
La rete chiede alle chiese anglicane di associarsi con i governi e altri enti per garantire che i bambini nati nel 2012 e negli anni seguenti vengano registrati.
La IAFN ha affermato in un recente documento “Più che una formalità legale, la registrazione delle nascite apre la porta alla scolarizzazione e alle cure mediche. Senza tale documento le persone non possono essere in grado di ottenere un passaporto, comprare una casa o un terreno, o sposarsi”...

Anglican network starts campaign for birth registrations
In industrialized nations, a birth certificate is taken for granted, even regarded as a bit of tedious bureaucracy. But in the developing world, the existence of such a record can mean the difference between full participation in citizenship, or barely living. That's why the International Anglican Family Network (IAFN) has launched a global campaign to register births. The network is calling on Anglican churches to partner with government and other agencies to ensure that babies born in 2012 and after are registered. "More than just a legal formality, birth registration opens the door to education and healthcare," the IAFN said in a recent news release. "Without it, people may not be able to obtain a passport, own a house or land, or marry."
>>continua sul sito ENInews
Il sito dell'Anglican Communion


Per quanto l'Italia possa vivere un periodo di sofferenza non può considerarsi economicamente sottosviluppato ma sembra vivere in un pesante clima di sottosviluppo culturale.
Questo blog conosce bene (sono più di tre anni che ospita notizie e considerazioni in proposito) il problema della registrazione anagrafica e sa che per due anni una normativa razzista ha impedito il matrimonio alle coppie uno dei cui membri fosse privo del permesso di soggiorno, tanto che solo il coraggio di pochi che hanno denunciato questa vergogna ha permesso alla corte costituzionale di cancellare la norma proibizionista.
E’ rimasto però in legge il vincolo che vuole la presentazione del permesso di soggiorno per registrare la nascita di un proprio figlio.
Che questo vincolo sia praticamente aggirato con strumenti burocratici di livello inferiore alla legge e quindi sia possibile registrare le nascite non basta a chi si consideri cittadino responsabile.
Lo scorso mese di novembre 2011 è stata presentanta in parlamento una proposta di legge finalizzata a porre rimedio alla situazione (vedi il blog che ha riportato la notizia e la lettera al Presidente Napolitano), ma in parlamento nulla ancora si è mosso.

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