La terra promessa… agli speculatori!!!
La terra promessa… agli speculatori!!!
Convegno
Morsano di Strada - 17 febbraio 2012
La terra promessa…
Agli speculatori!!!
Convegno
Morsano di Strada 17 febbraio 2012

Un convegno fuori dal comune quello indetto a Morsano di Strada. Per molteplici ragioni: per i temi trattati, per la qualità dei relatori e degli argomenti, per il dibattito che ne è seguito e per l’interesse suscitato in un pubblico quanto mai numeroso e variegato, fatto di agricoltori, amministratori pubblici e urbanisti. Ad animarlo gli interventi di don Di Piazza, di Aldevis Tibaldi e del prof. Roberto Pirzio Biroli.
Il territorio lungo le risorgive è stato aggredito da un’infinità di cave a cielo aperto e da discariche che hanno finito per avvelenarlo. L’ultima iniziativa in ordine di tempo è un fantomatico “polo golofistico internazionale” fra Bicinicco e Castions; eppure, a soffrirne non è stato solo l’ambiente bensì la popolazione, che assiste impotente e disinformata, al punto di sentirsi spaesata e persino complice. Le conclusioni? Lo stato di degrado, le responsabilità accumulate in anni di malgoverno del territorio e gli intrecci fra affari e politica lasciano poco spazio al ravvedimento e, allora, non rimane che vuotare il sacco e ricorrere alla autorità europea perché sanzioni la Regione Friuli Venezia Giulia e da ciò ne scaturisca la esigenza di rigenerazione ed un progetto di ripristino ambientale capace di promuovere la rinascita sociale ed economica con la partecipazione attiva delle popolazioni rurali.

LA PROFEZIA

A fare da scenario a don Pierluigi di Piazza è stata l’immagine di Adamo ed Eva, quali un incognito pittore del Quattrocento ha effigiato nella chiesa di Sant’Andrea in Gris. Immagine che altri non rappresenta se non due contadini friulani dell’epoca, per nulla impacciati dalla loro nudità, immersi come sono nei lavoro dei campi, in un ambiente ancora incontaminato e in uno stato di grazia, oggi irriconoscibile.
In una riflessione piena di evocazioni bibliche, l’infaticabile animatore del centro Balducci di Zugliano ha manifestato tutta la sua sorpresa e la sua riprovazione di fronte alle notizie che vedono la terra del Friuli nel mirino della ennesima speculazione. Quella terra che invece di continuare a generare la vita e ad essere rispettata, diviene oggetto di mercimoni, strumento di esclusione e veicolo di contaminazione. Come ignorare i continui riferimenti del Vangelo e gli insegnamenti del Cristo in rapporto continuo con la terra: il chicco di grano che, pur inerte, nella terra trova vita rigogliosa e il senso di una rinascita, altrimenti impossibile…
Come non ricordare il rispetto che le è dovuto e la sacralità che anche i più umili e primitivi popoli della terra le hanno sempre riconosciuto nei loro riti propiziatori per essere Terra Madre. E come non ricordare il sangue dei martiri e il sudore di generazioni che l’hanno impregnata. Nelle sue riflessioni si sono affollate vicende struggenti e le testimonianze di chi, giungendo a Zugliano da ogni parte del mondo per gli annuali incontri, ha raccontato le tragedie degli ultimi, in lotta per un pezzo di terra dove vivere da uomini liberi; ma anche il loro stupore davanti alle sconsiderate vicende che vedono la terra del Friuli usata per le basi militari, o vittima dell’insensatezza degli uomini, quale è stata la tragedia del Vaiont.

LA DENUNCIA

Al presidente del Comitato per la Vita del Friuli Rurale è toccato il compito di ripercorrere le vicende decennali che hanno portato il degrado in un’area vastissima che, poi coincide con la fascia delle risorgive, un luogo strategico sotto il profilo ambientale per l’intero Friuli. Un area in via di estinzione per l’uso incontrollato delle risorse idriche e, soprattutto, per effetto delle centinaia di cave aperte nell’omertà generale, cave poi riempite da discariche di ogni sorta che hanno finito per contaminare le falde idriche.
Un vero e proprio disastro ambientale che nel 2000 uno studio commissionato dalla Provincia di Udine ha cercato di minimizzare destinando i maggiori centri estrattivi ad un uso ricreativo. Fra queste la cava cosiddetta Cuccana, un vero e proprio cratere di proporzioni gigantesche che per essere stato scavato in falda ha dato vita ad uno dei più grandi laghi del Friuli: cava cui fu assegnata la funzione di polo golfistico. Ebbene, anziché procedere al ripristino ambientale, alla cava Cuccana le escavazioni sono proseguite incessanti e, contro ogni ragionevolezza e prudenza, il lago si è andato approfondendo con evidente turbativa sull’equilibrio idrogeologico del Medio Friuli. Poi, come se ciò non bastasse, nelle immediate vicinanze sono stati invasi altri terreni agricoli per dare vita ad un enorme impianto per il trattamento degli inerti, impianto che fa bella mostra di se in tutto il circondario, tanto rumoroso da tenere svegli gli abitanti del luogo.
Intanto, il profumo della ghiaia e la ignavia degli amministratori locali attirano nuove speculazioni con i pretesti più strampalati: non ultimo il cosiddetto campo da golf di Chiasiellis, finito miseramente sui banchi del tribunale di Udine.
Ebbene, al degrado ambientale e alla vulnerabilità provocata da cave e discariche ha fatto eco la contaminazione delle acque di falda. Ma poiché la Regione non ha voluto ammettere le vere ragioni dell’inquinamento, si preferì attribuirlo agli allevamenti animali, tanto da trovare un facile capro espiatorio negli agricoltori della provincia di Udine e castigarli con una legge vessatoria: la legge nitrati. L’unico a contestare quella legge è stato il Comitato per la Vita del Friuli Rurale e le sue solide ragioni hanno finito per trovare conferma nelle indagini compiute da un istituto di ricerca internazionale.
In questo clima e con simili premesse è nata infine l’idea di un improbabile “polo golfistico internazionale”, che i sindaci di Bicinicco e Castions di Strada hanno sostenuto ad oltranza e che oggi la maggioranza del consiglio regionale ha avallato con una legge ad personam. Una iniziativa che ha rubato ad una agricoltura ancora fiorente centodieci ettari di terre fertili sui quali poter realizzare 250 mila metri cubi di fabbricati, ovvero centinaia di abitazioni e un albergo di lusso dove gli incauti miliardari potranno affacciarsi sulla cava Cuccana e sul suo enorme e rumoroso impianto di lavorazione della ghiaia! Così, mentre gli ambientalisti di servizio guardano altrove, il Comitato ha diffidato la Regione a dare corso ad una iniziativa per la quale non esiste nemmeno uno straccio di analisi costi/benefici. Una diffida obbligata nei confronti di un ente che vive alla giornata e si guarda bene dal varare i piani ambientali dell’acqua, dell’aria, dell’energia, delle attività estrattive… Proprio come un transatlantico che ha preso il largo privo di carte nautiche e che naviga a vista facendo inchini a destra e a manca.

LE ALTERNATIVE

Che la situazione necessiti di rimedi urgenti, integrali e definitivi, non vi è dubbio alcuno. A dimostrare che ciò sia possibile con esiti più che lusinghieri è intervenuto il professor Pirzio Biroli con una appassionata rassegna di interventi da lui progettati e realizzati in luoghi altrimenti abbandonati al degrado ambientale. Dotato di una sensibilità fuori dal comune internazionalmente riconosciuta e da una pluridecennale esperienza, egli ha illustrato i canoni di una architettura fuori dagli schemi e dalle rigidità dei piani urbanistici, figlia di un umanesimo che trova in una non casuale semplicità la capacità di creare lo stupore e la meraviglia anche nei territori più degradati ed ostili, ove con i valori dell’estetica può rinascere una agricoltura di qualità, la produzione di alimenti e di salute, non solo fisica. A dir poco emblematici e sorprendenti i risultati del ripristino ambientale di cui egli è stato protagonista nel comprensorio di Potsdam, retrostante la celebrata reggia imperiale di Sanssouci. Ma altrettanto efficaci i risultati ottenuti nella realizzazione del parco del Cormor, tanto caro agli Udinesi, o nella più recente progettazione nel Plan Vale do Lima in Portogallo. Insomma, nulla impedisce di credere che il pur vasto territorio delle risorgive possa rinascere a nuova vita e ritrovare i suoi elementi costitutivi con grande beneficio delle popolazioni residenti, ma anche della economia e salubrità del Friuli intero. Né si può dire che a ciò manchino le risorse economiche, visto il fatto che a tutt’oggi il Friuli Venezia Giulia non ha ancora impegnato il 43,2 % della disponibilità dei fondi europei da consumarsi entro il 2013: fermo restando che tale percentuale si ricomprende lo sviluppo rurale, la biodiversità, la valorizzazione agricola e turistica dell’ambiente rurale. 

IL RIMEDIO

L’insensibilità sinora dimostrata dal governo regionale nella gestione del territorio, la vacatio gestionale che può derivare dalla soppressione delle Province, la gravità di una situazione ambientale che sembra compromessa in modo irreversibile e comunque fuori dal controllo, il disinteresse delle associazioni di categoria e delle accademie, lo spaesamento dei residenti, il disorientamento e la pochezza delle amministrazioni locali alle prese con nuovi e facili appetiti dei produttori di inerti, sono fonte di seria preoccupazione. Non potendosi rinvenire una capacità autonoma di rigenerazione, al Comitato per la Vita del Friuli Rurale pare quindi inevitabile fare ricorso alla competente autorità della Comunità Europea affinché, dato atto del pericolo in atto, provveda ad ammonire e sanzionare la Regione Friuli Venezia Giulia, onde obbligarla a prendere i necessari provvedimenti. Nelle more che ciò avvenga, il Comitato provvederà a sensibilizzare la società civile e si farà parte attiva nell’acquisire ogni necessario elemento conoscitivo e gli strumenti in grado di gettare le basi di un progetto complessivo di restauro ambientale.                    

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