L'ASGI ricorda come ogni accordo o
intesa, anche di polizia, volta al contrasto della cosiddetta
immigrazione irregolare tra l'Italia e la Libia, e conseguentemente
ogni operazione comunque finanziata con fondi italiani, debba essere
subordinata all'effettivo rispetto da parte della Libia dei diritti
fondamentali delle persone straniere intercettate. E’di tutta evidenza
che il parametro di tale rispetto non può essere costituito solo dalle
eventuali rassicurazioni diplomatiche espresse dal governo libico,
bensì dalla messa in atto di un nuovo ed effettivo sistema giuridico
conforme agli standard internazionali in materia di protezione
internazionale e dei diritti relativi ai lavoratori stranieri e alle
loro famiglie.
Appare necessario, in particolare, l’adozione di misure che in modo
effettivo impediscano azioni di respingimento alla frontiera sud della
Libia al di fuori di imprescindibili condizioni di dignità e sicurezza.
L'ASGI ricorda che le violazioni del principio di non refoulement
sancito dal diritto internazionale ed applicabile anche ai paesi che,
come la Libia, non hanno sottoscritto la Convenzione di Ginevra sullo
status di rifugiato, si configurano nel solo nel caso di una condotta -
materiale e giuridica – che rischi di rinviare un richiedente asilo
verso luoghi non sicuri; ma anche laddove vi sia un rinvio forzato “a
catena” verso qualsiasi altro Stato terzo, o di transito, che non
fornisca effettiva protezione.
L'ASGI ricorda che la Libia non ha ancora sottoscritto la Convenzione
di Ginevra sullo status di rifugiato, e che nel complesso è tuttora un
Paese nel quale la tutela dei diritti fondamentali appare ancora
assente, come ribadito recentemente da autorevoli rapporti (v. in
particolare Amnesty International): non sussistono pertanto le
condizioni in base alle quali l'Italia possa sostenere finanziariamente
e tecnicamente la Libia nel “controllo dei flussi di immigrazione
clandestina”, verso l’Europa e l’Italia, come è stato fatto in passato
dal Governo italiano, con danni gravissimi in termini di violenze
inflitte a migliaia di esseri umani arrestati e deportati dalla polizia
libica.
L' ASGI ricorda che, anche alla luce della recente sentenza emessa
dalla Grande Camera della Corte di Strasburgo (Sentenza Hirsi ed altri
c. Italia, 23 febbraio 2012) in nessun modo e in alcuna forma il
governo italiano può collaborare, direttamente o indirettamente,
attraverso la fornitura di mezzi e di finanziamenti, ad operazioni di
contrasto dell'immigrazione che si svolgano da parte libica in acque
internazionali.
E’ assolutamente necessario che la collaborazione e la cooperazione tra
Libia ed Italia e più in generale tra la Libia e l’Unione Europea in
materia di immigrazione, operi una svolta profonda rispetto al passato,
attestandosi su un piano del tutto diverso, ovvero supportando le nuove
autorità libiche affinchè adottino nel paese un ordinamento giuridico
conforme agli standard internazionali in materia di diritti
fondamentali dell’uomo.
In particolare
ASGI ritiene
necessario che la Libia:
- a) assicuri il diritto d’asilo
in conformità agli standard internazionali, aderendo alla Convenzione
di Ginevra sullo status dei rifugiati e relativi protocolli; ;
- b) assicuri disposizioni efficaci per prevenire e reprimere ogni forma di tortura
o di trattamento disumano e degradante verso qualunque persona,
che si trovi sul territorio della Libia, a prescindere dalla regolarità
del suo soggiorno;
- c) provveda ad una radicale
riforma delle strutture di detenzione per migranti irregolari,
che in Libia non sono affatto centri di accoglienza, bensì luoghi di
detenzione dove sono state accertate da tutte le agenzie internazionali
indipendenti violenze gravissime e sistematiche.
Occorre tenere in considerazione non solamente i gravi episodi avvenuti
nel recente passato e la condanna dell'Italia da parte della Corte di
Strasburgo per violazione di articoli fondamentali della Convenzione,
nonchè per la violazione del protocollo che vieta le espulsioni
collettive, ma altresì, in tempi recentissimi, l’arresto e la condanna
a pena detentiva dei collaboratori della Corte penale internazionale da
parte delle milizie armate libiche: conseguentemente l'ASGI censura con
forza e determinazione la circostanza che il citato accordo-processo
verbale assunto dal Ministro Cancellieri non sia stato reso pubblico
nonostante le ripetute richieste avanzata da diversi enti di tutela, e
chiede che ogni proposta di intesa o collaborazione con la Libia in
materia di flussi migratori, costituendo un trattato avente natura
politica, sia sottoposta a preventiva legge di autorizzazione approvata
dal Parlamento ai sensi dell’art.80 della Costituzione.