Sono
la mamma di Cristian, un ragazzo con sindrome di Down che, pur essendo
nato in Italia non è italiano, perchè io sono cittadina
colombiana e il padre italiano non lo ha riconosciuto.
Al compimento della maggiore età
Cristian ha provato a inoltrare la richiesta di cittadinanza italiana
(come prevede la legge n. 91/92 l'istanza può essere presentata, per i
nati in Italia, fino al compimento del 19mo anno di età).
Ma ancora prima di entrare nel merito della
questione, è bastato alla prefettura sapere che Cristian è persona con
sindrome di Down per ritenerlo non idoneo a prestare il giuramento di
fedeltà alla Repubblica, atto necessario per la convalida del decreto
di cittadinanza.
Sia all’anagrafe che in prefettura, mi hanno detto: secondo la
legislazione italiana, può ottenere la cittadinanza solo chi sia in
grado di manifestare «autonomamente la propria volontà e il desiderio
di diventare cittadino».
Se è certamente possibile che alcune persone con sindrome di Down, o
con altra disabilità intellettiva, non comprendano il senso di quanto
devono giurare, è altrettanto vero che tale incapacità non può essere
presunta a priori per tutti.
Impedire a Cristian di accedere a tale diritto si traduce in un atto di
discriminazione basata sul suo stato di persona con disabilità,
violando l’art. 18 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con
disabilità, ratificata dal nostro Paese con la legge n. 18/2009.
Cristian è nato nel nostro Paese e
vorrebbe che il suo essere cittadino italiano di fatto fosse
riconosciuto a livello giuridico, cosa che sarebbe possibile
semplicemente prevedendo l’acquisizione per “ius soli” cioè per nascita
nel territorio italiano.
Nonostante sia uscita la notizia che
il Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri abbia richiesto una
risoluzione del mio caso, a tutt’oggi non ho ricevuto alcuna
comunicazione ufficiale. Chiedo pertanto che venga risolto il caso di
mio figlio e che l’ufficio legislativo del Viminale lavori alla stesura
di un disegno di legge, da lasciare pronto per l’avvio della prossima
legislatura, che eviti per il futuro il ripetersi di casi simili.
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