Perez Esquivel al Centro Balducci
Perez Esquivel al Centro Balducci
I tanti temi toccati dal premio Nobel
Centro Balducci 20 marzo 2013
Perez Esquivel al Centro Balducci
20 marzo 2013

Il motivo dell'invito di Perez Esquivel al Centro Balducci: è una coincidenza della sua presenza in Italia nei giorni immediatamente successivi all'elezione del nuovo Papa?
Il Centro Balducci negli anni scorsi ha cercato più volte di invitare il premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel per ascoltare la sua straordinaria testimonianza di uomo di fede, impegnato per la lotta non violenta incessante per i diritti umani delle persone, delle comunità e dei popoli. Non era stato possibile per la coincidenza di altri impegni. Ora la sua presenza fra noi è stata proprio dono atteso da tempo e ormai insperato, propostoci dagli amici dell'Ufficio Missionario della Diocesi di Padova, dove si trovava per diversi incontri. La risposta alla sua presenza è stata convinta, partecipe e commossa: 450 persone hanno ancora una volta affollato la sala "Mons. Luigi Petris nel Centro Balducci". E questo nei primi giorni di Francesco, vescovo di Roma e Papa: una coincidenza davvero speciale.

Il tema dell'elezione del nuovo Papa è stato toccato ieri sera, come si è espresso a riguardo l'ospite?
Certamente è stato toccato, con attenzione alla scelta del nome di Francesco che può diventare la prospettiva della sua presenza pastorale  per le dimensioni e qualità che propone: la povertà, quindi una Chiesa povera e dei poveri; la nonviolenza attiva per prevenire e contrastare le violenze, le armi, le guerre; la relazione non di padronanza, di dominio, di usurpazione, bensì di relazione, custodia e armonia con la Madre Terra e con tutti gli esseri viventi.

E' stato nuovamente toccato l'argomento della sua debolezza durante il periodo della dittatura militare in Argentina e la sua "difesa" da parte di Perez Esquivel?
Si, Perez Esquivel ha affermato di essersi sentito in dovere di smentire pubblicamente possibili complicità; probabilmente non c’è stata l’opposizione alla dittatura militare diretta e forte che i familiari delle vittime  e le donne e gli uomini impegnati anch’essi a rischio della vita si sarebbero aspettati; piuttosto un agire, nascosto, non evidente accanto alle vittime. Ora ha la straordinaria possibilità di schierarsi dalla parte dei poveri, degli oppressi, delle vittime e di condannare dittature, oppressioni e violenze.

Quali altri temi legati ai problemi della nostra società contemporanea sono stati toccati?
Sono state toccate le grandi questioni dei diritti umani, da intendersi nella loro completezza, non come vicinanza occasionale alle persone colpite, ma come impegno, come azione trasformatrice per raggiungere dignità, libertà, uguaglianza. Si è analizzata l’ingiustizia strutturale e l’impoverimento, l’estensione delle discriminazioni, delle violenze e delle guerre, la distruzione della Madre Terra; e nello stesso tempo si è posta l’attenzione alle diffuse esperienze positive di resistenza e di impegno, di persone e comunità che alimentano le ragioni della speranza in un altro mondo possibile.

Gli sono state rivolte domande riguardo alla sua prigionia?
Alla domanda sul vissuto durante l’arresto, la prigionia e la tortura ha risposto in modo coinvolgente, dicendo che è stata un’esperienza dolorosa, conseguenza del suo impegno e che successivamente ha ulteriormente motivato. Ha raccontato che nella sua prigione ha visto su una parete una macchia di sangue e una scritta con il sangue: “Dios no mata”, “Dio non uccide”, siamo noi che possiamo farlo.

Qual è il messaggio, se c'è, che ha rivolto Perez Esquivel alle nuove generazioni riguardo la pace?
Ha riflettuto a fondo sulla memoria dei profeti e dei martiri, di coloro che hanno dato la vita, che sono stati uccisi per la liberazione, la giustizia e la pace, per dare la vita; e dell’importanza di trasmettere questo straordinario patrimonio ai ragazzi e ai giovani.

Padre Esquivel ha già una certa età, come le è parso il suo temperamento e il suo carattere? E' quello di un uomo ancora molto forte e idealista?
L’ho percepito come uomo straordinario ricco di esperienze, di incontri, di partecipazione, di organizzazione, di sofferenze, di fede, di speranza; davvero un maestro di fede e di lotta non violenta per un’umanità più giusta e umana; ci ha indicato la strada: non violenza attiva; vicinanza  e condivisione con i poveri; profonda spiritualità.
Ha parlato espressamente della preghiera.
Fra la paura e la speranza siamo chiamati a scegliere sempre la speranza.


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