Contro la globalizzazione dell'indifferenza mandiamo in onda la speranza
La riflessione di Daniela Russo
Udine, 13 settembre 2014
“A me che importa?”, è il motto di Caino ripetuto con tristezza da
Papa Francesco a Redipuglia, “la guerra è una follia” “ l’umanità ha il
cuore indurito…ha bisogno di piangere “ (per poter guarire).
Ma se la morte è uno spettacolo quotidiano che rimbalza dai
telefilm, ai video games, alle pagine di cronaca e dei
telegiornali? Come si fa a provare compassione quando la morte è
spettacolo, divertimento, abitudine?!
Ho proibito a mio figlio adolescente un video games dove lui era un
cecchino che sparava a persone inermi in fuga, con una grafica così
perfetta da togliere il fiato. Ma mi son sentita dire da altri genitori
che è un gioco, che sono esagerata e che rendo mio figlio un
disadattato. E da mio figlio, forzatamente obbediente, che non c’era
granchè da acquistare in alternativa.
Come si fa a non capire che quella violenza assorbita, influenza il
nostro modo di sentire, le nostre relazioni personali, le nostre
reazioni emotive. Dare risalto alle notizie di cronaca nera e di
suicidi, può creare emulazione, non basta trasmetterle in tarda serata.
Ogni giorno faccio zapping tra decine di film gialli, di guerra e di
violenza, o mi accontento di una fiction o vado a letto a leggere un
libro.
Se voglio “informarmi” non ho che da scegliere tra crisi
economica e crisi ecologica. Per avere qualche notizia positiva, dove
gente coraggiosa e generosa lotta per il bene comune e per non
arrendersi al degrado della società, bisogna filtrarle tra centinaia di
negative. E di solito le trovo solo nelle trasmissioni “religiose”.
Dopo migliaia di titoli e di scene sulle stragi di profughi nel
Mediterraneo, ho finalmente saputo che una fondazione nata dalla
generosità di una famiglia di piccoli imprenditori siciliani ha
affiancato da tempo con una nave di soccorso privata i soccorsi
statali. La trasmissione in questione era Otto e Mezzo con Il Punto di
Pagliaro. Nella stessa trasmissione la Gruber intervistava la Serena
Dandini che annunciava una prossima trasmissione in onda su Rai 2,
nella quale tra le altre cose, verrà spiegata l’altra faccia
dell’economia, intervistando Baranes, il presidente della Banca Etica.
Ho spento la TV con il cuore più leggero.
La “globalizzazione dell’indifferenza”, contro cui tuonava
Papa Francesco a Lampedusa è solo l’altra faccia della crisi economica,
in un’economia globalizzata che ha perso completamente di vista
l’essere umano, la sua dignità, i suoi bisogni non materiali e
che sta finendo col togliere ai più anche quelli elementari. E’una
crisi di valori e di priorità.
E va bene che “un albero che cade fa più rumore dell’erba che
cresce” ma fa anche più male se ti cade addosso ogni
minuto/giorno. Anche “il bene“ è contagioso e soprattutto crea
un’attitudine positiva, che permette di mobilitare le energie umane e
che si chiama speranza .
Daniela Russo