Dolore,
sconcerto, vergogna
L'urlo di Pierluigi Di Piazza
Zugliano, 12 febbraio 2015
L’altro ieri ho chiamato al telefono Giusi Nicolini, sindaco sensibile,
disponibile, coraggiosa di Lampedusa. In quel momento come noi non
sapeva ancora di tutti i morti, ma dei 26 uccisi dal freddo: “Siamo di
nuovo qui, di fronte a un’altra tragedia, a piangere ragazzi morti in
cerca di futuro: una situazione drammatica, ma purtroppo ampiamente
prevedibile che in tanti hanno sulla coscienza, ma nessuno prova
vergogna”.
Ci dice che l’operazione Triton che dovrebbe sostituire Mare Nostrum
non è un’operazione umanitaria ma solo di teorica salvaguardia delle
frontiere; che non serve a nulla né a salvare la gente e nemmeno a dare
l’allarme, non di certo a interventi efficaci.
I morti in mare pare siano attorno ai 300, forse più, inghiottiti fra
gli oltre 20mila nell’immenso e tragico cimitero del Mediterraneo. I
commenti di alcuni politici vergognosi, senza un fremito di umanità,
inaccostabili alle parole di Giusi Nicolini che vive e partecipa, che
accoglie i vivi e i morti, e di Gino Strada che quotidianamente
soccorre le persone colpite nelle guerre.
Risento nell’animo le parole di papa Francesco ad Assisi dopo le stragi
dell’inizio di ottobre 2013: “Vergogna, vergogna”.
E chi deve vergognarsi? Noi tutti per le nostre omissioni, i nostri
silenzi, le nostre parole e i nostri gesti, per l’assuefazione al
dolore e alla morte. Nel riconoscere le disponibilità e le esperienze
positive di accoglienza anche qui nella nostra Regione, si deve nello
stesso tempo registrare un abbassamento evidente del livello culturale
ed etico verso la superficialità, l’arroganza, la disinformazione,
l’avversione pregiudiziale verso l’altro, il diverso, lo straniero, la
trasformazione delle difficoltà che certo ci sono, in rifiuto.
Siamo chiamati tutti a un vero esame di coscienza sulle gravi
responsabilità storiche di ieri e di oggi del nostro mondo nei
confronti dei Paesi da cui queste persone, questi fratelli e sorelle
sono costretti a fuggire. Davvero basta alle chiacchere, al rincorrersi
vergognoso di prudenze pilatesche e di volgari populismi.
E’ indispensabile guardare insieme le nostre comunità locali e l’intero
Pianeta, crescere in cultura ed etica del bene comune. I problemi si
affrontano insieme.
La politica ha una grave responsabilità: l’Europa continua la sua
latitanza vergognosa e di certo non si è proferita nessuna parola seria
e non si è presa nessuna decisione programmatica durante il semestre a
guida italiana; il nostro Paese non affronta in modo serio e
progettuale il fenomeno, ma continua a rispondere con affanno
alle emergenze che tali sono proprio perché manca un progetto di
immediato, medio e lungo termine insieme all’Europa, appunto.
Nella nostra Regione per lo stesso motivo si diffonde un allarmismo
sproporzionato.
Non ci siamo.
Il fenomeno è complesso e gli aspetti problematici non mancano, ma
esigono di essere affrontati con pacatezza, convinzione, analisi,
studio, strategie percorribili, coinvolgimento dei diversi soggetti. In
modo tardivo, da poco finalmente sono iniziati alcuni incontri sul
territorio; da tempo diciamo che dovrebbe esserci un tavolo permanente
a livello regionale e poi gli incontri periodici sul territorio
per informare in modo veritiero, confrontarsi, progettare con gli Enti
locali e i soggetti disponibili, preparare l’accoglienza e i successivi
percorsi.
Rinnovo la mia disponibilità, se può essere utile, a partecipare a
questi incontri come da anni sto facendo nelle scuole e nelle comunità
per esprimere con umiltà e passione convinzioni culturali ed etiche,
prospettive e qualche esperienza. L’accoglienza è un dovere umanitario;
ometterlo è smentire la nostra umanità.
Non parliamo poi dell’essere cristiani di cui alcuni si fregiano in
modo strumentale per rifiutare l’accoglienza negando così il Vangelo
stesso. E mi chiedo in quante chiese domenica si parlerà di questa
tragedia e dello spirito dell’accoglienza.
Pierluigi Di Piazza