Un appello per i neonati senza volto
Un appello per i neonati senza volto
Da "La Vita Cattolica"
6 agosto 2015
Un appello per i neonati senza volto
Da "La Vita Cattolica"
6 agosto 2015

Neonati, senza volto, senza nome, senza identità:  neonati inesistenti per legge. E’ possibile ! Dove? Ma come dove, qui da noi, in Italia !
Incredibile, ma vero; e tutto sotto i nostri occhi, nella disinformazione generale.
Vediamo il perché.
Come noto, l’ingresso degli stranieri in Italia, è ammesso nei casi previsti dalla legge (ad esempio, per motivi economico/lavorativi o di studio).
Agli stranieri che entrano regolarmente nel nostro Paese, viene rilasciato un permesso di soggiorno.
Chi entra in Italia al di fuori dei casi e secondo le modalità previste dalla legge, viene considerato un irregolare ed è privo di permesso di soggiorno.
Mentre, peraltro, talune prestazioni (quali quelle sanitarie, o quelle relative alle prestazioni scolastiche obbligatorie - art. 6 D.Lgs 286/98 e successive modifiche) prescindono dall’esibizione del permesso di soggiorno, gli atti dello stato civile (tra i quali il certificato di nascita) no.
Infatti, nel 2009, la norma che escludeva la necessità di esibire il permesso di soggiorno per gli atti di stato civile è stata abrogata.
E così, stando alla lettera della legge, i genitori stranieri privi di permesso di soggiorno, non potrebbero dichiarare all’anagrafe la nascita di un bimbo, o la presenza di un minore, trovandosi nel dilemma se svelare la propria clandestinità dinnanzi a un pubblico ufficiale (con relativo obbligo di segnalazione), o chiedere riconoscimento per il neonato.
La situazione è descritta nell’annuale rapporto del Gruppo Convention on the Rights of the Child dove 80 associazioni, fra cui la Caritas nazionale, segnalano che “l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, obbliga alla denuncia i pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza della situazione di irregolarità di un migrante. Tale obbligo rappresenta un deterrente per quei genitori che, trovandosi in situazione irregolare, non si presentano agli uffici anagrafici per la registrazione del figlio, per paura di essere identificati ed eventualmente espulsi”.
La paradossale situazione è stata affrontata non a livello legislativo (così da ridare certezza giuridica ai genitori stranieri irregolari), ma a livello amministrativo, mediante una circolare indirizzata agli Uffici Anagrafe sul territorio (al cui contenuto non è stato peraltro  dato significativo risalto mediatico), in base alla quale il certificato di nascita dovrebbe essere garantito a prescindere dal possesso del permesso di soggiorno. Ma si sa, la forza di una circolare cede rispetto al contenuto della legge, e allora, nel silenzio normativo, e in ragione del generale obbligo di denuncia, la circolare potrebbe essere disapplicata.
La Chiesa si appresta a celebrare due importanti appuntamenti: il Sinodo ordinario (4-25 ottobre 2015) e il Quinto Convegno Ecclesiale Nazionale  (Firenze 9 -13 novembre 2015).
In nome della solidarietà e della vicinanza che emerge dalla lettura di tutti i documenti preparatori agli appuntamenti suindicati (….a tutti costoro va annunciato che Dio non abbandona mai nessuno…), mentre ricordiamo che le norme internazionali e le leggi del nostro Stato riconoscono il diritto del bambino alla famiglia (“il pilastro fondamentale e irrinunciabile del vivere sociale”), non possiamo tacere che altra norma presente nell’ordinamento italiano dal 2009 nega ai figli dei migranti privi di permesso di soggiorno il certificato di nascita che è più di un semplice diritto perché riguarda il modo in cui la società riconosce l’identità e l’esistenza di un bambino ed è fondamentale per garantire che i bambini non vengano dimenticati, che non vedano negati i propri diritti o che siano esclusi dall’avere una famiglia.
Perciò chiediamo che fra le forme di solidarietà che si esprimeranno nel ‘nuovo umanesimo’ – tema del Quinto Convegno Ecclesiale Nazionale del prossimo novembre – si faccia riferimento anche a quei nuovi nati che la legge italiana condanna e non esistere.
Speriamo quindi che la Chiesa che si riunirà in Firenze voglia esprimersi con chiarezza in merito alla necessità di assicurare che il certificato di nascita sia garantito per legge a tutti i nuovi nati in Italia, come chiede anche la Caritas italiana insieme ai firmatari dell’ottavo rapporto del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
 
Don Claudio Como, parroco delle parrocchie del SS. Redentore e di S. Quirino
Paolo Agosti, (Referente per la parrocchia di San Quirino nel Consiglio Pastorale Unificato)
Franco Zoratti,  (Referente per la parrocchia del SS. Redentore nel Consiglio Pastorale Unificato)

Il problema era già noto con l'uscita della legge
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