Cambiamenti
climatici, migrazioni e conflitti
Incontri con Giorgio Gallo
Udine, 19 e 21 novembre 2016
Giorgio Gallo,
presidente del corso di laurea in scienza della pace, Università di
Pisa, sarà a Udine nel mese di novembre per due incontri:
SABATO 19 NOVEMBRE ORE 18.30
presso
La
Biblioteca dell'Africa -
Via Cesare Battisti
7/a, Udine
Cambiamenti climatici, migrazioni e
conflitti
I fattori ambientali legati al clima e alle sue variazioni sono stati
storicamente all’origine di molteplici conflitti. I meccanismi che
portano a conflitti sono diversi e complessi. In alcuni casi intere
popolazioni, spinte da difficili condizioni ambientali e alla ricerca
di condizioni di vita migliori, si spostano invadendo nuovi territori
ed entrando in conflitto con le popolazioni che vi vivono. Questo fu,
ad esempio, il caso delle invasioni degli Unni nel quarto secolo. In
altri casi migrazioni esterne o interne, motivate da cambiamenti
climatici, creano o contribuiscono a creare situazioni di instabilità
sociale da cui scaturiscono violenze e conflitti. Questo è, almeno in
parte, il caso dell’attuale conflitto in Siria. Attraverso l’analisi di
diversi casi reali, nel seminario verranno analizzati i meccanismi che
legano cambiamenti climatici, migrazioni e conflitti.
LUNEDI' 21 NOVEMBRE ore 18.30
Circolo Arci
MissKappa,
via Bertaldia 38,
Udine
Rendere pensabile l'impensabile
Per potere fare la guerra bisogna prima essere capaci di immaginarla, è
necessario che sia resa familiare, accettabile, normale e perfino
nobile. Se questo vale per ogni guerra, vale in modo particolare per la
guerra nucleare, che in un certo senso è il “completamente altro”,
qualcosa di impensabile. Nel seminario si tratterà del tema della
pianificazione della guerra nucleare, con una particolare attenzione al
versante psicologico, cioè alla costruzione di narrazioni capaci di
rendere, nella popolazione civile, accettabile, pensabile, l'idea di
guerra nucleare e sopportabili i suoi effetti. Si farà anche vedere
come ancora oggi, e anche nel nostro paese, narrazioni che rendano
normale o nobilitino la guerra vengano usate perché non si mettano in
discussione le enormi spese militari.
IMMAGINARE
E COSTRUIRE UN MONDO DI PACE
Viviamo in un mondo dove, forse mai come ora, la pace è al centro del
dibattito politico. Gli interventi umanitari, le missioni militari e le
guerre sono fatte in nome della pace. Nonostante ciò, le persone che
ancora oggi vivono in condizioni che difficilmente potremmo definire
pacifiche, non è sono mai state così numerose.
Dobbiamo ripensare il significato di “pace”. Negli Studi per la Pace, è
comune la distinzione fra “pace negativa”, intesa come l’opposto della
guerra e della violenza diretta, e la “pace positiva”, una condizione
sociale in cui lo sfruttamento è eliminato o minimizzato, dove l’equità
e la giustizia caratterizzano le relazioni umane, così come l’armonia
fra gli essere viventi e con la natura nel suo complesso.
L’opposto della “pace positiva” è ancora una volta la violenza ma
intesa in un’accezione più ampia come “qualunque azione o condizione
che impedisca alle persone di godere delle libertà delle quali hanno
ragione di apprezzare”(Amartya Sen). Una violenza, dunque, che assume
molteplici forme.
La condizione di povertà estrema nella quale vivono in molti: secondo
la FAO, in un mondo dove oggi si producono più beni alimentari che mai,
le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno sono oltre un
miliardo. Il divario tra ricchi e poveri , che è cresciuto in più dei
tre quarti dei paesi membri dell’OECD negli ultimi vent’anni. La
mancanza di accesso al cibo, a rifugi, all’assistenza sanitaria, che
colpisce fra gli altri, anche moltissime persone nei paesi ricchi. E
infine, gli effetti delle variazioni climatiche a livello globale che,
secondo l’IPCC, inaspriranno le condizioni di vita di coloro che già
vivono nei paesi poveri, acuendo i drammatici fenomeni di migrazioni di
massa e la sofferenza e i conflitti che ne conseguono.
La costruzione di un mondo di pace, certamente l’obiettivo più
ambizioso e più difficile che l’umanità affronta oggigiorno, implica il
dover far fronte a tutti questi problemi. Richiede non solo un forte
impegno, ma anche la capacità di immaginare una nuova e diversa società
caratterizzata dalla convivialità e dalla condivisione, basata sulla
libertà, la giustizia, la democrazia e la solidarietà.
Nato a Palermo il 27 luglio 1942,
Giorgio Gallo
è Professore di Ricerca Operativa presso l’Università di Pisa.
La sua ricerca si è concentrata prevalentemente sui modelli e i metodi
di decision making, etica, scienza e analisi dei conflitti. Oggi
insegna il corso di “Simulazione e Logistica”, “Decisioni in situazioni
di complessità e conflitto” e “Modellistica ambientali”.
Nel 1988 Giorgio Gallo ha fondato insieme ad altri il Centro
Interdipartimentale “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa e ne
è stato il primo Direttore. Dal novembre 2001 sino all’ottobre del 2009
è stato il Preside del Corso di Laurea in Scienze per la Pace, un
programma dell’Università di Pisa orientato alla cooperazione
internazionale, alla mediazione e alla risoluzione dei conflitti.
Ora svolge ricerche nell’area della risoluzione dei conflitti presso il
Centro “Scienze per la Pace”: la risoluzione/trasformazione di un
conflitto può essere visto come un processo decisionale complesso, e vi
si possono dunque applicare alcune metodologie di analisi ideate per le
organizzazioni complesse.
Giorgio Gallo è attualmente impegnato nello studio delle “Dinamiche di
sistema” come strumento di analisi dei comportamenti dinamici dei
conflitti. In particolare, le sue ricerche riguardano il
conflitto israelo-palestinese. È un membro del Comitato Scientifico del
“Center for Conflict Resolution and Reconciliation” di Betlemme.
Dal 1994 al 2000 è stato portavoce nazionale della
Rete Radié Resch di solidarietà
internazionale.