Le migrazioni, le cause, i riferimenti
Le migrazioni, le cause, i riferimenti
La riflessione di Pierluigi Di Piazza
Zugliano, venerdì 22 giugno 2018
Le migrazioni, le cause, i riferimenti
La riflessione di Pierluigi Di Piazza
Zugliano, venerdì 22 giugno 2018

Mi sento in coscienza di esprimere alcune riflessioni che derivano dall’esperienza quotidiana di accoglienza di oltre trent’anni nel Centro Balducci di Zugliano, da tanti insegnamenti ricevuti, da moltissimi incontri a cui ho partecipato nella nostra Regione e in altre, dal riferimento alla Dichiarazione Universale dei diritti umani, alla nostra Costituzione, al Vangelo di Gesù di Nazaret.
  • Le migrazioni sono il fenomeno più importante, decisivo, dirimente della storia attuale; se è stato una costante della storia umana, da qualche decennio ha assunto una dimensione planetaria, riguarda cioè in contemporanea tutto il Pianeta: basti pensare a quello che avviene dai paesi del Centro America verso il Messico e gli Usa; agli spostamenti di centinaia di migliaia di persone profughe in Africa verso altri paesi poveri che comunque li accolgono; alla situazione del Bangladesh da dove in questi giorni così mi scrive Loris De Filippi, originario di Udine e presidente di Medici Senza Frontiere Italia: “I Rohingya, questo milione di sorelle e fratelli che sopravvivono nella parte meridionale del paese ci insegnano ad essere resilienti, forti e sorridenti, malgrado tutto”.
Non è quindi possibile percepire con verità le migrazioni se non si leggono con uno sguardo che metta insieme nel medesimo tempo la comunità locale di appartenenza e quella planetaria di cui ugualmente siamo parte nell’interdipendenza di tutta la famiglia umana.
Le migrazioni comprendono altre questioni decisive che di fatto sono le cause strutturali delle forzate partenze: impoverimento, fame. Questione dell’acqua, della salute, della casa, della terra, del lavoro, dell’istruzione; regimi oppressivi, violazione dei diritti umani, armi, guerre, disastri ambientali.
  • Una parte considerevole del nostro mondo ignora colpevolmente le gravissime responsabilità con queste cause strutturali e non si impegna a rompere le connivenze, lo sfruttamento delle persone e delle risorse dentro alla logica di un post colonialismo che continua ad imperversare in modo vergognoso.
  • Di fatto considera solo gli arrivi senza dir nulla sulle cause ed esprime vaghi annunci di progetti in Africa senza nessun segno di azioni concrete.
  • In questi anni all’Europa si addice solo la parola “vergogna” per non aver assunto nessuna decisione se non quella sciagurata della montagna di euro dati alla Turchia perché fermi i profughi, fra l’altro nessuno dice dello sconfinato numero di minori profughi dalla Siria costretti in schiavitù lavorativa a confezionare prodotti che poi raggiungono anche l’Italia; per aver lasciato sola l’Italia e anche la Grecia; per non aver fatto nulla per il cambiamento della legge di Dublino, per l’avversione di alcuni Paesi ai migranti e alla loro accoglienza diffusa fra i quali spicca l’Ungheria di Orban, governo amico di Le Pen e del ministro degli interni italiano; per non essere intervenuto in modo progettuale, deciso ed efficace per stroncare il traffico di esseri umani, l’azione e il guadagno iniqui degli scafisti. Ci vuole un’altra Europa, quella dei popoli in cui giustizia, solidarietà, responsabilità siano decisive.
  • L’Italia ha lo straordinario merito di aver salvato in mare decine e decine di migliaia di persone anche se più di 40mila negli ultimi anni sono sepolte nell’immenso cimitero del Mediterraneo.
    Marina Militare, Capitanerie di porto, ONG, fra cui Medici Senza Frontiere, tante persone volontarie, hanno accolto i migranti, a cominciare dai bambini.
    Nello stesso tempo il nostro Paese non ha un progetto adeguato di immediato, medio, lungo termine sull’inserimento dei migranti nella nostra società.
    Se pensiamo che la legge vigente in materia è la Bossi-Fini del 2002, del tutto negativa, questo costituisce una vergogna per tutta al politica di qualsiasi orientamento.
    C’è l’esperienza positiva degli SPRAR, però inadeguata per i posti limitati rispetto alle richieste; ma insieme c’è anche se ancora in modo inadeguato, l’accoglienza diffusa oggi messa in discussione con incredibili propositi di eliminarla.
    Certamente vanno denunciati e perseguiti coloro che hanno approfittato e approfittano per guadagni immorali sull’accoglienza.
  • Ho sempre sostenuto e continuo a farlo che il fenomeno migratorio è complesso e va affrontato con una cultura profonda dei diritti umani inviolabili e della accoglienza dell’altro come fondamento decisivo per le scelte politiche e legislative. Diverse concause, fra cui anche risposte politiche non adeguate, hanno favorito in questi ultimi anni la crescita di una mentalità che individua nello straniero, con la logica conosciuta del capro espiatorio, il responsabile di tutte le situazioni difficili, complicate, tribolate, della nostra società.
    La causa dell’insicurezza per diversi motivi, delle paure, delle problematiche legate al lavoro, delle situazioni di marginalità e povertà da parte di un numero consistente di persone è indicata nella presenza di coloro che arrivano fra noi.
    Nella nostra Regione la memoria storica dell’emigrazione e anche quella del terremoto del 1976 pare non aprirono a livello umano; le proiezioni riguardo al futuro concernenti la demografia e il lavoro pare non interessino; quando si parla delle spese per i migranti mai si accenna alla ricchezza anche economica che lasciano, a cominciare da coloro che da tempo sono inseriti e lavorano; nessun cenno alla presenza delle donne “badanti” nelle case con compiti di cura e di accompagnamento, anche in tante famiglie di persone che si dichiarano contrarie alla presenza dei migranti; non si parla del numero notevole di figli stranieri nelle scuole (tante classi chiuderebbero senza di loro) e delle esperienze positive di convivenza e di arricchimento in atto; in questa situazione non c’è neanche lontanamente l’attenzione all’apertura e all’arricchimento umano, culturale e spirituale che avviene nell’incontro tra le diversità; non c’è pietà per le tante migliaia di morti in mare.
    Insomma, in questa società oggi il nemico è lo straniero a prescindere, prima ancora di inoltrarsi in qualsiasi ulteriore considerazione di approfondimento; e accanto allo straniero ora il nomade, poi presto sarà il carcerato e qualche altro ancora.
Ritengo di indicare tre questioni fondamentali per l’orientamento delle parole e delle azioni.
  • Il significato dell’affermazione: “prima noi e dopo gli altri”; per me è antistorica, data l’interdipendenza planetaria; è contraria alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; alla nostra Costituzione e per chi vive un riferimento serio e non strumentale al Vangelo di Gesù di Nazaret, al Vangelo stesso.
  • Ogni giorno si è costretti a constatare dolorosamente che per affrontare le situazioni problematiche si segue la logica di “eliminare” le persone coinvolte nelle stesse allora per “scuotere” l’Europa si strumentalizzano 629 persone sull’Acquarius che nella loro storia hanno già subito povertà, guerre, violenze di ogni genere e così si negano gli impegni elementari della legge del mare, dei trattati internazioni e soprattutto la coscienza del rispetto della vita umana che non è decisa né da passaporti, né da religioni, né da lingue.
    Si annuncia in regione l’annullamento dell’accoglienza diffusa e il concentramento, la reclusione in grandi centri; per tutto il Paese i rimpatri forzati di massa; e ancora si colpiscono i percorsi di inserimento.
    Chiediamoci tutti che cosa ci sia di umano in tutto questo.
    La politica dovrebbe assumere il compito di orientare e educare perché è "l’arte di uscire insieme dai problemi” (Scuola di Barbiana), non di raccogliere, legittimare, amplificare l’emotività irrazionale riguardo alle situazioni della storia, di amministrare e orientare attenendosi all’affermazione della dignità di ogni persona, dei suoi diritti fondamentali e del bene comune; di rispondere ai problemi rispettando sempre le persone.
  • C’è una terza questione che in me accentua la sofferta preoccupazione in questo momento storico; come sia possibile autodefinirsi in modo scontato cristiani nell’attuare questo pensiero in azioni e decisioni che a mio sentire contraddicono totalmente il Vangelo di Gesù di Nazaret e il messaggio che nel suo nome papa Francesco incessantemente ci propone. C’è il riferimento alla religione del sistema che nulla ha a che fare con il Vangelo di Gesù.
Sarebbe interessante poter discutere questi aspetti con chi guida la politica regionale e alcuni comuni. Personalmente sarei disponibile. Mi chiedo cosa pensano e dicono o non dicono le nostre Diocesi e parrocchie, coloro che frequentano le Chiese. La storia ci insegna che il consenso non si identifica con la verità; la vicenda di Gesù lo testimonia in modo eloquente.

Per me e per tanti è fondamentale continuare a riflettere ed agire con coscienza, responsabilità, disponibilità restando umani. Anzi crescendo in umanità per poter contribuire ad una società e ad un mondo sempre più umani che non degradino, come sta avvenendo, verso la disumanità.

don Pierluigi Di Piazza, Centro Balducci di Zugliano (Udine)


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