Ambiente
L'intervento di Marina Marcolini al
26° convegno
Centro Balducci, sabato 22 settembre 2018
Chi
non spera quello che non sembra sperabile,
non potrà scoprirne la realtà,
poiché lo avrà fatto diventare,
con il suo non sperarlo,
qualcosa che non può essere trovato
e a cui non porta nessuna strada
(Eraclito)
1. "CON"
Parto da una parola, dalla piccolissima parola 'con'.
La leggo nel titolo di questo convegno:
Giustizia pace ambiente CON i migranti.
È bellissimo che ci sia questa parola nel titolo, la preposizione
con al posto della congiunzione e.
Sono solo tre letterine dell'alfabeto ma cambiano tutto.
Sulla paroletta
con si regge
la
Laudato si', un documento
epocale, diventato punto di riferimento di tutto l'ecologismo
contemporaneo. Noi
siamo con,
siamo legati, interconnessi, interdipendenti gli uni con gli altri. Gli
esseri umani tra loro e con le altre creature viventi e tutti i viventi
con la terra e il cosmo...
È di questo che parla l'enciclica di Francesco: non ci siamo noi
e gli altri, noi
e i migranti, neppure noi
e la natura, ma noi
con gli altri, noi
con i migranti, noi
con la natura. Non possiamo
pensarci separati, semplicemente perché
non lo siamo. Tutto nel mondo è in
stretta relazione con tutto.
La parola
ambiente, quindi,
non mi sembra adatta. Ambiente indica lo spazio che ti sta intorno,
qualcosa di esterno (la parola deriva dal latino
ambiens, participio presente del
verbo
ambire: circondare,
andare attorno). Meglio usare
creato,
per chi crede, o
natura.
Natura è l’insieme delle cose e degli esseri esistenti nell’universo;
la parola deriva da una radice latina che significa nascita, e vuol
dire letteralmente "ciò che sta per nascere". È una parola che indica
la totalità delle cose che esistono, che nascono, vivono e muoiono. In
questo significato, natura è tutto il mondo della vita sulla
terra. Di questa comunità biotica, come la chiamano gli
scienziati, facciamo parte noi
con
le altre creature viventi. Perché noi
siamo
natura, noi
siamo terra:
«Dimentichiamo che noi stessi siamo terra. Il nostro stesso corpo è
costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà
il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora» (
Laudato si', 2).
Non posso pensarmi separata, indipendente, neppure da un solo filo
d'erba, semplicemente perché non lo sono: quel filo sta adesso
elaborando l'ossigeno che mi fa vivere. 30 m quadrati di prato
producono l'ossigeno che mi fa vivere un intero giorno. Senza piante
non c'è vita.
Non posso pensarmi separata dall'acqua, perché sono fatta per tre
quarti di acqua. Senza acqua io non esisto.
Non posso pensarmi separata dall'aria, che entra ed esce di continuo da
me e se smette di entrare io muoio. E potremmo continuare a lungo,
aggiungendo i minerali che compongono le mie ossa, che erano pietre e
sono arrivati dentro di me disciolti dall'acqua, e tutti i vari
elementi chimici...
E di elemento in elemento arriveremmo così lontano da scoprire che noi
siamo
con anche con le stelle.
La vita è basata sul carbonio. C'è una teoria molto accreditata oggi
che sostiene che ogni atomo di carbonio presente nelle cellule del
nostro corpo proviene da una stella. Gli atomi di carbonio che ora
scorrono nel mio sangue sarebbero stati disseminati, miliardi di anni
fa, in differenti stelle sparse in tutta la galassia o nello spazio
interstellare. La materia prima della vita, il carbonio, arrivò sulla
terra in minuscoli granelli, grazie alle collisioni delle comete col
nostro pianeta.
Provo vertigine e stupore grande a pensarlo: io sono radicalmente
interrelata con l’intero universo! Io non esisto per me stessa. Senza
il carbonio delle stelle, senza l'ossigeno degli alberi, senza l'acqua
della nuvola, senza il soffio di Dio, io non esisto. Perché io sono
carbonio, sono ossigeno, sono stella e albero e nuvola, sono un
pezzetto di Dio. Io sono terra e cielo.
Chiamiamo la terra
madre,
come fa papa Francesco, e non ambiente. Madre perché composti dai suoi
elementi e perché condividiamo con tutte le altre creature viventi un
patrimonio genetico comune che risale agli organismi monocellulari
primordiali dei mari antichi. Batteri, pini, mirtilli, cavalli, le
imponenti balene grigie: nella grande comunità della vita siamo tutti
parenti. Tutto questo ci rende distinti ma non separati.
Nella prospettiva di naturale parentela tra tutte le creature anche
«Darwin va corretto: a guidare l’evoluzione della specie non è
soltanto la lotta dell’una contro l’altra, è il segreto rapporto di
complementarietà che una specie ha con tutte le altre... Dalla
civiltà la cui legge evolutiva è la competizione, alla civiltà la
cui legge è l’amore per tutte le creature viventi». In un certo
senso «l’amore diventa un postulato scientifico» (E. Balducci,
San Francesco).
Papa Francesco ci chiede di chiamare la terra madre e i fili d'erba, i
cavalli, le balene, le mucche, persino le mosche,
fratelli. E di non farlo in modo
sentimentale. Sdolcinato. No, questo non serve a niente. Ci chiede
scoprire in questa parentela una verità profonda, una cosmologia, una
teologia, un'antropologia alla quale convertirci.
CON-VERSIONE
Conversione è una parola che ha
con
come prefisso. È una parola di movimento, letteralmente significa
cambiare direzione, suggerisce l'immagine di una persona che,
accorgendosi di camminare su una strada sbagliata, decide di tornare
sui suoi passi e d'incamminarsi da un'altra parte. Non è però quel
cambiare direzione di una pallina da biliardo che colpisce la sponda,
perde energia e si ferma. La con-versione è un cambiare direzione
con, senza perdere forza, senza
perdere pezzi, trasformando tutto ciò che si era in qualcosa di nuovo e
migliore. Si cambia il corso della propria vita, si riorientano i
comportamenti secondo criteri nuovi, diversi da quelli seguiti prima.
Papa Francesco chiede una
conversione
ecologica, espressione già usata da Giovanni Paolo II e che era
sta prima parola di un grande laico, Alex Langer.
La conversione ecologica è qualcosa di vasto, profondo e complesso. Non
è soltanto piantare qualche albero in più, proteggere qualche specie
animale o inquinare meno, cose importanti ovviamente, ma è molto di
più: è acquisire prima di tutto una visione del mondo nuova, un modo
diverso di percepire il mondo. E poi è riorientare tutta la propria
vita secondo nuovi criteri. Per questo richiede un'adesione personale e
un impegno culturale ed educativo, intenso e lungo.
La conversione ecologica personale è importantissima, perché se tu
davvero senti i legami con tutto ciò che vive, se senti che siamo tutti
interconnessi nell’unica storia della vita e dell'universo, se davvero
capisci che noi siamo
con e
senza il
con noi non siamo,
la vita non è, e se fai di questo non solo un oggetto dei tuoi pensieri
ma tua carne, tuo sangue, allora tu smetti spontaneamente di offendere
i viventi e di volerne essere il padrone.
Si tratta di amare la terra. Di amare la vita. Tutta. Non basta
acquisire un nuovo sapere, un nuovo modo di vedere le cose, bisogna che
avvenga un cambiamento del cuore che porta ad agire. Agire per risanare
il mondo naturale, per fermare l'aggressione contro tutto ciò che è
vulnerabile: esseri umani, altre creature, la biosfera.
Noi stiamo sistematicamente uccidendo vita sul nostro pianeta. Diciamo
noi perché è soprattutto il nostro
stile di vita, quello dei cosiddetti paesi sviluppati, che ha prodotto
questo. Conversione ecologica, allora, significa prima di tutto
acquisire consapevolezza, poi cambiare stile di vita.
Lo dico con parole di Vito Mancuso, tratte dalla bella introduzione al
libro di Balducci su San Francesco nell'edizione Giunti (Balducci e
Turoldo sono stati importanti precursori su questi temi nel mondo
cattolico): «qui si tratta del nuovo stile di vita, e prima ancora del
nuovo modo di pensare. Non si uscirà da tale crisi fino a quando non
si risanerà alla radice l’idea che l’ha prodotta, ovvero l’estraneità
uomo-natura, il dualismo uomo-mondo, in un’ottica che conduce a
considerare il mondo come un mero ambiente esteriore e non come una
parte essenziale del nostro essere che vive dell’armonia tra natura e
uomo... È necessaria una purificazione del nostro modo di pensare, una
"ecologia della mente"».
Chi è il mio prossimo? Il Samaritano, la persona migrante, ma anche la
balena, il delfino, la foresta pluviale...
Il mio prossimo è tutto ciò che vive,
rispondeva Gandhi, l'intera comunità di vita.
Il rispetto per la vita non permette esclusioni, proprio perché tutte
le forme di vita sono interconnesse. Ci chiede di allargare il nostro
orizzonte morale. Il comandamento "non uccidere" si declina anche così:
salva la foresta pluviale dalla distruzione.
La vita è così meravigliosamente e strettamente interconnessa che il
male fatto a una sua parte si ripercuote su tutte e, prima o poi,
ritorna come un boomerang su chi lo ha causato. Se avveleniamo l'aria e
l'acqua, considerandole qualcosa separato da noi, il male fatto ci
tornerà addosso. Quando la natura soffre, soffre l'uomo, perché
anche l'uomo è natura.
Basta un dato: nella sola Europa ci sono quasi 500.000 morti l'anno per
inquinamento.
500.000 vite umane! 90.000 solo in Italia (un altro dato per fare un
confronto: sono193.000 i morti per conflitti tra Asia, Africa e Medio
Oriente - Fonte Sole 24 ore).
Nel mondo si è avuto un aumento del 33% dei tumori in 10 anni, dal 2005
al 2015. Ce ne rendiamo conto anche senza leggere le statistiche: credo
non ci sia nessuno di noi che non abbia, in questo momento, qualche
amico o familiare con malattia oncologica, sono moltissimi a convivere
col male. È in atto una guerra silenziosa, anche nei paesi senza
conflitti armati, una guerra fredda ma spietata, che miete centinaia di
migliaia di vite ogni anno.
Un altro dato: una delle cause principali dell'inquinamento è
l'allevamento industriale. Lo sfruttamento eccessivo degli animali
provoca sofferenza prima di tutto agli animali, poi grave danno
all'aria, all'acqua. L'agricoltura intensiva industriale è altamente
inquinante perché ha bisogno di massimizzare la produttività e perché
tutto questo? Perché noi mangiamo troppo. Consumiamo moltissimi cibi
animali. Una quantità molto più grande di quella di cui il nostro corpo
avrebbe bisogno per restare in salute. La dieta troppo ricca è causa
importante delle principali malattie cardiovascolari, di alcuni tipi di
tumore e di altre malattie gravi. Sono più di 1 milione l'anno i morti
nella sola Europa per cause direttamente legate al sovrappeso e
al consumo quotidiano di carne, grassi e zucchero. E sappiamo che a
questo fatto fa da contrappeso la sua antitesi: più di 800 milioni di
persone che soffrono la fame.
Dobbiamo cambiare!
Questa che propone Francesco è una rivoluzione copernicana: di visione
del mondo, della cultura, dell'economia, degli stili di vita. Una
visione che sta lottando da anni per affermarsi, ostacolata e
osteggiata dai fautori della vecchia visione. Nessun cambiamento di
paradigma culturale avviene senza battaglie, come ha insegnato Thomas
Kuhn. Galileo fu processato e condannato quattro secoli fa per qualcosa
che noi ora diamo per scontato.
La vecchia visione del mondo vede l'uomo separato dalla natura e se ne
sente padrone (pensiero dualistico). Ha prodotto le narrazioni sullo
sviluppo economico infinito, basato sullo sfruttamento eccessivo delle
risorse naturali, come se fossero illimitate, e sul consumismo
intensivo, con produzione di molti scarti.
Tra gli scarti, papa Francesco lo ha detto spesso, ci sono anche masse
di esseri umani, non solo tonnellate di rifiuti nelle discariche.
Questa vecchia visione del mondo e il tipo di economia che ha generato
ha bisogno di aree di sacrificio, che sono sia umane che
naturali. E rifiuta il senso del limite, che è legge di natura.
La nuova visione considera l'umanità come parte della natura e la terra
come casa comune di tutti i viventi, che gli esseri umani sanno di aver
ricevuto in prestito e perciò devono custodire e coltivare (pensiero
sistemico, visione olistica). Questo cambio di paradigma è già stato
proposto dalla fisica e dalla biologia nel nostro tempo, nel passaggio
da una visione riduzionista a una di complessità, dove contano le
relazioni perché tutto è interconnesso.
La visione ecologica sistemica mi fa vedere il collegamento tra
violenza alla natura e violenza all'uomo, tra povertà, migrazioni e
inquinamento. Francesco parla di
ecologia integrale,
espressione già usata da Leonardo Boff, che così commenta: «Tutto sta
in relazione e niente esiste fuori dalla relazione. Questa prospettiva
aiuta a mostrare che tutti i problemi stanno interconnessi e devono
essere affrontati simultaneamente, specie il riscaldamento globale e la
povertà delle moltitudini» (intervista a Rai News, 23/6/2015).
L'ecologia integrale di papa Francesco non è, ovviamente, ecologismo
integralista ma un «approccio integrale per combattere la povertà, per
restituire la dignità agli esclusi e
nello
stesso tempo per prendersi cura della natura» (
Laudato si',139).
Integrale, allora, come quando
mangiamo un pane fatto di frumento tutto intero, senza separare la
crusca: un pensare e agire integrale, cioè tenendo sempre presenti le
reti di interdipendenza tra i problemi, tra il grido dei poveri e il
grido della terra, per trovare soluzioni integrali. Perché questa è
l'unica strada percorribile.
3. Condivisione
La rappresentante norvegese di Emergency ha sottolineato in questo
convegno l'importanza dell'empatia ma anche della rabbia, della sana
rabbia per quello che sta succedendo ai nostri fratelli migranti.
Questa rabbia è sana perché ci fa trovare l'energia per non accettare
più: non si può accettare, non si può considerare normale il fatto che
per svilupparci economicamente dobbiamo creare aree di sacrificio, di
distruzione, miseria, morte.
Ci siamo assuefatti a sacrificare vite al Moloch dello sviluppo.
Dobbiamo adottare e diffondere una visione del mondo che metta al primo
posto la vita e la cura e che dia più spazio al pensiero e alle prassi
delle donne come importante strumento di cambiamento. Le donne devono
rendersi conto di quanta importanza possono avere nello stimolare una
riflessione più approfondita su questo problema centrale nella nostra
epoca.
Il cambiamento è urgentissimo. I "Rapporti sui limiti dello sviluppo"
(del 1972, 1992, 2004) parlano chiaro già da un pezzo: sono concordi
nell'affermare che abbiamo superato la capacità di carico della terra.
Se noi comunità di viventi siamo una famiglia, cosa succederà a una
famiglia che continua a spendere molto più di quello che possiede, le
cui uscite sono molto maggiori delle entrate, che dilapida tutto il
patrimonio che ha ricevuto in eredità, che distrugge la casa di
famiglia e perciò non lascia niente ai figli?
Bisogna invertire la rotta. Cosa fare? Alex Langer, nel 1994, dava una
risposta in sintonia con quanto afferma oggi papa Francesco: «Io credo
che il messaggio di fondo della riconciliazione con la natura sia
sostanzialmente uno, cioè quello della vita più semplice. Se guardiamo
la situazione del mondo, vediamo un mondo popolato da più di 5 miliardi
di persone [oggi siamo più di 7 miliardi]». Per trovare i criteri che
ispirano il nostro agire, diceva Langer, noi dobbiamo vedere che siano
moltiplicabili per 7 miliardi, cioè la quantità di rifiuti, di consumo
di acqua e energia, e di deforestazione che il mio stile di vita
produce, deve essere moltiplicabile per 7 miliardi senza far collassare
la terra: «Credo che il primo e fondamentale messaggio ecologico che
oggi si possa dare è semplicemente quello di una vita semplice, di una
vita che consumi meno» (dall'intervento al Convegno di Assisi del 1994).
Lo stesso messaggio proponevano Balducci e Turoldo, trovando in san
Francesco ispirazione, come anche papa Francesco nella
Laudato si': la sobrietà come via.
Una sobrietà che è opportunità per tutti per vivere meglio:
Small is beautiful è il titolo di
un famoso libro degli anni '70 dell'economista Ernst Friedrich
Schumacher.
Meno è di più
dice oggi Francesco.
«Se vogliamo sopravvivere da queste marce forzate verso la morte
dobbiamo adottare la povertà, la legge del mondo, come ispiratrice
dell'economia [cioè diminuzione dei consumi, parsimonia, economia di
comunione di condivisione], contrastare il consumismo spinto, la
"cupidigia della roba"» (D.M. Turoldo, Profezia della povertà).
Piccolo è bello è la logica di
Gesù, la logica del
beati i poveri,
la logica del regno, delle beatitudini. La prima e la più importante.
Non è la logica della rinuncia ascetica ma della condivisione. Le
beatitudini sono leggi di vita, concordano con le scienze economiche
della decrescita. Questa crisi ecologica epocale è, come tutte le
crisi, anche un'opportunità: per comprendere di più e mettere
meglio in pratica il vangelo.
«La svolta etica ed ecologica al contempo definisce il nuovo tipo di
uomini di cui il mondo ha bisogno, la cui prima caratteristica è che
siano, come san Francesco, sobri, essenziali, “non entropici”» (V.
Mancuso, Introduzione a Balducci,
San
Francesco). Su questo propongo alcuni passi tra i più belli e
pieni di luce della
Laudato si':
«la conversione ecologica conduce le persone «a sviluppare la
creatività e l'entusiasmo, al fine di risolvere i drammi del mondo».
«La spiritualità cristiana propone un modello alternativo di intendere
la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e
contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati
dal consumo. È importante accogliere un antico insegnamento, presente
in diverse tradizioni religiose, e anche nella Bibbia. Si tratta della
convinzione che "meno è di più"».
«La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante. Non è
meno vita, non è bassa intensità, ma tutto il contrario...».
Coloro che la mettono in pratica «imparano a familiarizzare con le
realtà più semplici e ne sanno godere. In questo modo riescono a
ridurre i bisogni insoddisfatti e diminuiscono la stanchezza e l'ansia.
Si può aver bisogno di poco e vivere molto, soprattutto quando si è
capaci di dare spazio ad altri piaceri e si trova soddisfazione negli
incontri fraterni, nel servizio, nel mettere a frutto i propri carismi,
nella musica e nell'arte, nel contatto con la natura, nella preghiera.
La felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci
stordiscono, restando così disponibili per le molteplici possibilità
che offre la vita» (
Laudato si', 220,
222-223)
4. Comunità
Siamo un'unica comunità di viventi.
Comunità
è un'altra parola che ha
con
come prefisso, viene infatti da
cum-munus,
con dono: «Se è il
munus a unire, il significato della
communitas non starà tanto
nell'appartenenza identitaria, quanto piuttosto nella reciprocità
dell'obbligo donativo; la relazione comunitaria, dunque, è un
'dare-darsi'» (F. De Sanctis).
La situazione mondiale, scrive Francesco, è molto complessa e non basta
una conversione ecologica personale: «I singoli individui possono
perdere la capacità e la libertà di vincere la logica della ragione
strumentale e finiscono per soccombere a un consumismo senza etica e
senza senso sociale e ambientale». Bisogna creare comunità, unire le
forze: «Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie, non con
la mera somma di beni individuali... La conversione ecologica che si
richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una
conversione comunitaria» (
Laudato
si', 219).
Sono queste parole che ci hanno ispirato nel fondare la "
Casa dei sentieri e dell'ecologia integrale",
un'associazione di promozione sociale (nel Convento dei Servi di Maria
di Santa Maria del Cengio, a Isola Vicentina). L'associazione è piccola
e molto giovane, anzi bambina: in questi giorni compie un anno, e conta
i suoi primi cento soci. È un presidio della
Laudato si', fondato da laici e
frati, dove ci educhiamo ed educhiamo altri alla conversione ecologica,
con l'obiettivo di orientarci verso nuovi stili di vita, improntati
alla sobrietà, all'accoglienza, alla gioia e all'amore per la
bellezza. Ci accostiamo ai testi biblici per comprendere le
radici etiche e spirituali dei problemi ecologici, promuoviamo la
salvaguardia del creato, il rispetto e l'amore per madre terra e le
buone pratiche economiche sui temi dell'agricoltura sostenibile, della
valorizzazione del territorio e dell'integrazione sociale. Proponiamo
incontri, conferenze, laboratori esperienziali per adulti e bambini,
letture del vangelo dalla prospettiva ecologica e della terra;
organizziamo trekking eco-biblici, pubblichiamo libri.
Facciamo un lavoro soprattutto culturale, di diffusione di conoscenze e
consapevolezza, in un territorio come quello veneto, e vicentino in
particolare, che è stato violentato. In pochi decenni abbiamo visto la
nostra bellissima campagna veneta ingoiata dal cemento, il traffico
impazzire, i pfas nell'acqua potabile e oggi, ancora peggio,
l'inquinamento umano che dilaga: il razzismo che cresce anche nei
giovani. Sta succedendo qualcosa che anni fa non avrei mai
pensato possibile, che leggevo sui libri di storia come una follia
passata e lontana, che evoca leggi razziali e lager nazisti...
Contro tutto questo inquinamento che fare? Come hanno detto gli amici
americani della Poor's people Campaign, c'è la necessità di trasformare
profondamente le strutture, di una rinascita dall'alto, come Gesù dice
a Nicodemo, e di fare comunità per salvarci.
La grande forza che abbiamo sono le persone. È incredibile cosa possono
fare persone che si uniscono e mettono insieme idee, energie, lavoro,
competenze, sogni. Basta guardare il Centro Balducci. Noi crediamo
molto nelle persone, nell'importanza di sognare e fare insieme.
Dice un verso di Manuel Scorza: «basta che un uomo solo sogni perché
un'intera razza profumi di farfalle». Basta cominciare in pochi, in due
o tre, e poi unirsi ad altri e crederci, per contagiare del profumo di
un mondo nuovo l'angolo di terra dove siamo. E che dobbiamo amare.
La
Laudato si' è il nostro
energetico naturale, perché ci contagia speranza e ci fa ritrovare
fiducia nello slogan che gridavamo da giovani:
un altro mondo è
possibile!
Marina Marcolini
Vicepresidente dell'associazione Casa dei sentieri e dell'ecologia
integrale,
Convento dei Servi di Maria di Santa Maria del Cengio - Isola Vicentina
(VI)
www.casaecologiaintegrale.it
per informazioni o essere inseriti nella mailing list scrivere a:
sentieriparola@gmail.com
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Qualche testo utile sul tema di questo intervento:
Denis Edwards,
L'ecologia al centro
della fede. Il cambiamento del cuore che conduce a un nuovo modo di
vivere sulla terra, EMP, 2008.
Elizabeth Johnson,
Alla ricerca del
Dio vivente, Fazi, cap. 9: Lo spirito creatore in un mondo che si evolve,
Fazi, 2012.
Bruna Bianchi,
Terra nuova, terra di
lei. Prospettive femministe su lavoro, ecologia, etica delle relazioni,
in Immaginare la società della decrescita. Percorsi sostenibili verso
l'età del doposviluppo, Terra Nuova, 2012.
Rosanna Virgili,
Il gemito del
creato e il compito dell'uomo, in Il grido della creazione. Spunti
biblici e teologici per un'etica cristiana vegetariana, a cura
di G. Bormolini, L. Lorenzetti, P. Trianni, Lindau, 2015,
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Marina Marcolini, come lei stessa si definisce, è ricercatrice, studia
e insegna Letteratura italiana moderna presso l'Università degli Studi
di Udine. Scrive anche poesie e testi di spiritualità.
In allegato il testo in pdf