Dalla
religione al Vangelo
Lettera di Natale 2019
Presentata il 19 dicembre
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Una lettera di condivisione di
vissuti, esperienze, tribolazioni e speranze con le persone che, con le
loro diversità, camminano in ricerca della verità, sdegnate per le
ingiustizie e appassionate della giustizia, disponibili e impegnate per
un’umanità umana e, per chi vive questa esperienza, per una Chiesa che
annunci e attui con fedeltà e coerenza il Vangelo di Gesù di Nazareth.
Le doglie del parto e i segni della
vita
Viviamo questo tribolato momento storico e la crisi in atto, che ci
coinvolge, con fatica e speranza, con la gioia delle “piccole cose” che
incoraggiano il cammino. Facciamo nostra l’immagine biblica delle
doglie del parto per raccogliere fatica e dolore in prospettiva del
nuovo che nasce, della vita che spinge per venire alla luce. Ogni
giorno incontriamo segni di umanità buona e disponibile, di dedizioni
discrete e ammirevoli; scopriamo i segni del Vangelo, della Chiesa come
comunità, della fede vissuta, non della religione istituzionalizzata e
rinchiusa in perimetri sigillati.
Certo sono necessari i cambiamenti strutturali nella società, nella
politica e nella Chiesa, ma è indispensabile la rete quotidiana del
bene fatta da tante persone, gruppi, comunità, impegnati con diversa
sensibilità, con l’unico fine di rendere più umano questo mondo.
L’impresa è ardua. Riteniamo importante vivere convinzioni profonde,
resistere e continuare con perseveranza a prescindere dai risultati,
sentirsi bene nel compiere il bene.
Nell’ambito di queste riflessioni la memoria del Natale può essere solo
un coinvolgimento per contribuire ad un mondo più ricco di vita e di
umanità. Per questo Gesù è venuto.
Schierati e preoccupati
E per questo riteniamo importante non essere neutrali, ma schierati
dalla parte delle persone – “prima e sempre le persone” – con
attenzione a quelle più fragili, deboli, ai margini, escluse, senza
chiedere chi siano, da dove provengano, quale sia il colore della loro
pelle, la loro cultura e fede religiosa.
Condividiamo la sofferenza di tante di quelle persone per il momento
storico particolarmente tribolato a livello planetario, dell’Europa,
dell’Italia, della nostra Regione. Siamo molto preoccupati per la
violenza verbale che diventa atteggiamento e azione di avversione,
inimicizia, odio nei confronti di ogni altro diverso, soprattutto dei
migranti, ma anche dei carcerati, dei nomadi e di altri ancora.
La vicenda di Liliana Segre è emblematica; ebrea, espulsa dalla scuola,
internata ad Auschwitz a 13 anni, sopravvissuta a quell’inferno, dopo
anni di doloroso silenzio è stata esemplare e ascoltata testimone in
mezzo a decine di migliaia di studenti di tutt’Italia. Ha richiamato
continuamente l’attenzione sul pericolo dell’indifferenza, più grave
ancora della violenza stessa; chiamata dal Presidente Mattarella a
essere senatrice a vita, ha proposto una commissione per monitorare,
prevenire e contrastare antisemitismo, incitamento all’odio e razzismo.
Un orientamento da tutti condivisibile perché concernente valori che si
considerano universali. Invece no, perché metà dei senatori si è
astenuto adducendo motivi pretestuosi quali il freno alla libertà di
opinione. La stessa parte politica non si è alzata ad applaudire la
senatrice come segno di rispetto e di gratitudine, dato anche che
riceve quotidianamente circa 200 messaggi di insulti; si è provveduto a
metterla sotto protezione. Che una testimone di Auschwitz debba essere
scortata è un segno preoccupante del degrado culturale ed etico del
Paese.
Avvertiamo quindi l’esigenza di ascoltare e comunicare parole semplici,
vere, ricche di contenuti umani, ascoltabili e leggibili da tutti
coloro che stanno cercando parole che esprimano umanità e costruiscano
umanità.
Le grandi questioni e la storia delle
persone
Cerchiamo di considerare quotidianamente le grandi questioni
dell’umanità: l’impoverimento assoluto di 1 miliardo di persone; la
povertà assoluta di 5 milioni di italiani e relativa di 9 milioni (fra
loro 1 milione e 200 mila minori); la mancanza di istruzione, salute,
lavoro, casa; il lavoro minorile presente anche nel nostro Paese, la
dispersione scolastica; le guerre in aumento a formare, come dice papa
Francesco, la 3a guerra mondiale in atto; la produzione e il commercio
delle armi in aumento del 2,6%; in Italia la decisione dell’acquisto
degli F-35 dal costo di 100 milioni ciascuno.
La violazione estesa dei diritti umani, le torture inflitte agli
oppositori politici e a migliaia di migranti, i milioni di schiavi, il
traffico di esseri umani. L’usurpazione, lo sfruttamento e
l’inquinamento della terra e dell’ecosistema, con conseguenze
devastanti i cui effetti si riscontrano in modo sempre più esteso e
preoccupante.
Il riferimento al Vangelo di Gesù di Nazareth ci sollecita a prenderci
a cuore queste situazioni che riguardano la gran parte dell’umanità; ci
sentiamo evangelizzati dai poveri e da coloro che ne condividono la
condizione e con loro ci sono maestri. Incontriamo queste grandi
questioni nei volti, nei nomi, nelle storie di tante persone delle
nostre città, dei nostri quartieri e paesi. In questa società sono
aumentati la distanza e il disprezzo per i poveri, perché spesso
prevalgono individualismo, egocentrismo, indifferenza, separatezza,
privilegio.
Sono certamente da evidenziare le tante persone attente, premurose e
disponibili e le esperienze significative di accoglienza, concreta
prossimità, autentica condivisione.
Esigenza di spiritualità
È nostra esperienza e convinzione che la spiritualità e il riferimento
alla trascendenza e all’ulteriorità siano dimensioni fondamentali della
vita; si può intendere la spiritualità laicamente come qualità umana
del vivere il quotidiano.
Spiritualità e coinvolgimento nelle situazioni della storia possono
essere in stretta relazione per non confinare la spiritualità in uno
spiritualismo astratto ed evanescente e, d’altra parte, per non essere
schiacciati dalla storia e dai suoi esiti contraddittori. È il richiamo
che lo stesso Francesco, vescovo di Roma, ha fatto nella sua
recentissima lettera apostolica su significato e valore del presepe,
invitando a cogliere nel simbolo l’invito a “sentirsi coinvolti nella
storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo e attuale
nei più diversi contesti storici e culturali”, perciò a “incontrare” e
“servire” il Cristo “con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più
bisognosi”. Una spiritualità dunque che orienta la storia, la illumina,
la attraversa, diventa forza interiore, verifica, sollecitazione e
sostegno.
Ugualmente importante è la relazione fra concretezza e mistero,
percepito come dimensione che ci coinvolge, ci stupisce, che comporta
arricchimenti e interrogativi. Senza riferimento al mistero si può
essere travolti dall’efficientismo, dal pragmatismo, dal cinismo,
dall’indifferenza, senza più stupore, né passione, né indignazione, né
speranza.
La questione dei migranti
La questione dei migranti continua ad essere decisiva perché rivela
quali siano le condizioni strutturali del Pianeta, di cui il nostro
mondo è stato ed è fortemente responsabile, di fatto le cause delle
loro forzate partenze; chi sono loro, i migranti con la loro diversità
culturale e religiosa, chi siamo noi, quali la nostra sensibilità,
etica, cultura, politica, legislazione, fede religiosa.
Per come constatiamo, la questione dei migranti non è stata affrontata
in modo adeguato né dall’Europa, né dall’Italia, né dalla nostra
Regione. Le esperienze positive in atto,
anche se ancora insufficienti ma significative anche in prospettiva,
come lo SPRAR, sono state colpite in modo brutale dalle leggi
sicurezza. Esprimiamo la totale contrarietà ad esse, speriamo vivamente
che vengano cancellate al più presto; denunciamo l’inaccettabile
convenzione con la Libia, come accordo con i trafficanti e i
torturatori di essere umani, in lager paragonabili ai campi di
concentramento nazisti.
Totalmente disumana e abbandonata, ad eccezione della presenza di
volontari, è la condizione di migliaia di migranti sulla rotta
balcanica; ci riferiamo in particolare al confine fra Bosnia e Croazia
in una situazione drammatica: alcuni campi di reclusione, tende
piantate nel fango, nel freddo, nella pioggia e nella neve, con scarso
o nessun sostegno, anche con episodi di torture. Sono a poca distanza
da noi, sono in Europa; ci si gira dall’altra parte con indifferenza e
cinismo. Ci si prepara a celebrare il Natale come se loro non
esistessero.
Siamo convinti dell’importanza dell’approvazione dello ius culturae per
il riconoscimento legale della realtà già presente di decine e decine
di migliaia di ragazze e ragazzi; tanti nati in Italia, che frequentano
le scuole, che praticano lo sport, che vivono le relazioni e sono
inseriti nella vita di questa società. Per loro sarebbe un
riconoscimento importante di chi già sono, per tutta l’Italia una
espressione della sua apertura democratica, della volontà di una
convivenza civile e arricchente delle diversità.
Queste questioni così importanti, decisive e dirimenti dovrebbero
essere presenti molto di più in tutte le persone, le istituzioni, la
legislazione, la politica, la Chiesa; troppe volte non lo sono perché
prevalgono considerazioni parziali, presunzioni di superiorità,
chiusure localiste che non considerano l’appartenenza simultanea alla
comunità locale e a quella planetaria, l’interdipendenza di tutti gli
esseri umani insieme a tutte le forme e le espressioni della vita. La
ripetuta espressione “prima noi, prima gli italiani”, come “prima gli
europei”, ne sono la manifestazione e sono la conferma di una tragica
continuità storica di colonialismo e sfruttamento.
Ci colpisce a riguardo la nascita spontanea dell’iniziativa di
partecipazione civile delle cosiddette “sardine” che, in pieno
fermento, sta riempiendo le piazze italiane al fine di risvegliare
attraverso vie non violente una coscienza politica anti-populista: ci
sembra un provvidenziale quanto imprevisto antidoto alla massiva
presenza di chi si fa forte con i deboli e gli emarginati del nostro
tempo.
Certamente sono da considerare con attenzione e serietà le incertezze,
il bisogno di rassicurazione e sicurezza, le paure, i problemi
irrisolti e le diverse difficoltà di tante persone; condividiamo però
la convinzione che solo affrontando insieme i problemi possiamo uscirne
e trovare progressivamente soluzioni, solo con il contributo piccolo,
ma fondamentale di ciascuna e ciascuno di noi.
Fede, Chiesa, politica
Ci sentiamo umili credenti sempre in ricerca e preti al servizio nella
Chiesa, nella società, con convinzione, positiva risonanza interiore,
fatica e alle volte sofferenza, richiesta a noi stessi per primi di
coerenza e perseveranza, di pazienza attiva e costruttiva.
Riteniamo fondamentale il riferimento continuo a Gesù di Nazareth e al
suo Vangelo rivoluzionario, alle continue implicazioni con la storia
che si fa presente nelle storie delle persone che incontriamo. La
Chiesa vive le difficoltà del tempo presente. Esprimiamo vicinanza,
piena condivisione, stima, gratitudine e affetto a papa Francesco,
convinti che non è sufficiente ammirarlo a distanza, né peggio nominare
per dovere il suo nome, ma è necessario far sentire pubblicamente in
tanti questa presenza accanto a lui.
Sono, infatti, documentati i ripetuti attacchi nei suoi confronti da
parte di potentati economici, nazionalisti clericali, tradizionalisti
conservatori, politici razzisti; sono sommesse
e diffuse anche nella nostra Regione, nelle nostre diocesi e parrocchie
le distanze da lui, dalle sue parole e dai suoi gesti, come se lui non
ci fosse.
Noi camminiamo con lui con convinzione e gratitudine perché ha
riproposto con forza e continuità nella storia il volto del
Dio misericordia; non lontano e
impassibile, non giudice severo e vendicativo, bensì vicino e
accogliente tutte le persone in qualsiasi condizione esse si trovino;
questo Dio umanissimo, presente in Gesù di Nazareth nelle sue parole e
nei suoi gesti, nelle relazioni con le persone.
Di conseguenza ha riproposto la Chiesa del Vangelo, del Concilio
Vaticano II, accogliente, in uscita per abitare le periferie, fuori dal
tempio e da sacralità che diventano separazione dell’umanità; una
Chiesa povera e dei poveri impegnata contro le ingiustizie, le
corruzioni, le mafie, in dialogo con le altre fedi religiose, mai però
neutrale, perché schierata con i poveri, gli umili, gli ultimi.
La questione vera non è la mancanza di preti, ma la credibilità
dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo. Si è perso troppo
tempo nel non promuovere ministeri diversi nella vita di piccole
comunità che si incontrano per celebrare l’Eucarestia, per vivere la
preghiera e per praticare la giustizia e la concreta prossimità. Nel
recente sinodo dell’Amazzonia finalmente c’è stata una per ora piccola
apertura alla possibilità di ordinare presbiteri dei diaconi sposati; a
nostro avviso questa è la strada da percorrere, per riconsiderare poi
finalmente il celibato obbligatorio per i preti, la possibilità di
riprendere il ministero per i preti sposati, la presenza delle donne
nelle comunità da valorizzare molto di più con il riconoscimento di
compiti di guida e di responsabilità decisionali, fino ad arrivare un
domani al presbiterato.
Papa Francesco ha interrotto un rapporto tra Chiesa e politica
incentrato sulla ricerca di appoggi, consensi e vantaggi, seguendo
invece il Vangelo e le sue richieste di coerenza. Se consideriamo la
situazione italiana questo è evidente. Sta accadendo un altro fatto:
che una certa politica, segnatamente quella xenofoba e razzista, cerchi
legittimazione e ampliamento del consenso utilizzando pubblicamente la
religione (non più fede) e i simboli religiosi. La situazione non è
episodica, ma permanente e molto pericolosa.
Il crocifisso è espressione di Gesù di Nazareth, Colui che è vissuto
totalmente per gli altri e che per il suo amore rivoluzionario è stato
messo in croce dai poteri di questo mondo, primo quello della
religione. Lui stesso aveva annunciato: “quando sarò innalzato dalla
terra al cielo, attirerò tutti a me”. Nella laicità della storia, il
Crocifisso è segno di amore e di dedizione fino a dare la vita.
Maria di Nazareth, la madre di Gesù è Colei che ha cantato il Dio
fedele al suo popolo che disperde i pensieri dei superbi, rovescia i
potenti dai troni e innalza gli umili, che rimanda a mani vuote i
ricchi e dà da mangiare agli affamati. L’uso strumentale della Madonna
così come quello di Dio, del crocifisso, dei simboli religiosi è sempre
blasfemo, con l’aggravante della volontà di legittimare parole, gesti,
decisioni che sono il contrario del messaggio del Vangelo e dei simboli
che ad esso si riferiscono.
La cura della casa comune
C’è una questione che desta preoccupazione soprattutto di fronte alle
situazioni drammatiche che stanno intensificandosi: la cura della casa
comune.
Papa Francesco nell’enciclica
Laudato
si’ del 2015 affronta in modo coraggioso, diretto e coinvolgente
tale questione a partire dalle cause strutturali per arrivare agli
urgenti cambiamenti politici, economici e legislativi, fino agli stili
di vita. Centrale un’affermazione di quel documento: la questione
ecologica è inseparabile da quella della giustizia, perché “il grido
dei poveri e il grido della terra sono un unico grido” a cui
rispondere, per cui l’impegno richiesto a tutti gli abitanti della casa
comune è quello per una “ecologia integrale”.
Sarebbe molto importante a nostro avviso riprendere in mano
l’enciclica, rileggerla personalmente e nelle comunità, farla diventare
progetto pastorale per le Diocesi e le diverse zone, introdurla nelle
scuole, sottoporla all’attenzione della politica. È infatti urgente
prendere coscienza, riflettere, assumere responsabilità e decisioni.
Nonostante lo sprone di Papa Francesco, la Chiesa è infatti in ritardo
sull’emergenza climatica, così come i governi, ma la gravità della
situazione non sfugge ai giovani.
I giovani
Proprio per questo sono i giovani che sentiamo l’urgenza di ascoltare
per percepirne sensibilità, fatiche, difficoltà, potenzialità,
progetti, linguaggi. È un ascoltare anche di incertezze, fragilità e
smarrimenti, coscienti che la condivisione delle fragilità diventa
insegnamento e forza nel cammino.
Il coinvolgimento di milioni di loro su tutto il Pianeta su
sollecitazione di Greta – a cui mandiamo una gratitudine e un saluto
affettuoso increduli per le offese nei suoi confronti – e di altre
esperienze è un segno dei tempi straordinario su cui riflettere: i
giovani stimolano gli adulti ad assumersi le loro responsabilità per il
presente e il futuro del Pianeta, per la vita delle generazioni future,
della terra con tutte le espressioni della vita. La presenza di tanti
giovani a Venezia disponibili a operare concretamente in aiuto è un
altro segno in continuità con il precedente.
Tra i tanti giovani vogliamo ricordare con affetto Silvia Romano,
giovane cooperante di Africa Milele, una piccola onlus di Fano che l’ha
portata a sostenere i diritti dei bambini delle fasce sociali più
deboli ad avere condizioni di vita dignitose, assistenza sanitaria ed
educazione. È trascorso un anno da quando è stata rapita in Kenya da un
gruppo di uomini armati e da quel giorno non si sono più avute sue
notizie. È speranza di tutti il poterla presto riabbracciare.
La cura
È importante pronunciare e condividere la parola “cura” ricca di
significati, di coinvolgimenti, di emozioni, di dedizione.
L’
I care della scuola di
Barbiana diventa pedagogia, stile e pratica di vita quotidiana.
Prendersi a cuore, prendersi cura di sé stessi, degli altri, di tutte
le espressioni della vita, comporta il superamento dell’indifferenza,
dell’egocentrismo; l’attenzione, l’accoglienza, l’ascolto dell’altro,
la condivisione, l’accompagnamento. Come diceva un grande mistico,
padre Giovanni Vannucci, “ogni essere umano è un messaggio irripetibile
che Dio manda al mondo”.
La cura si esprime con la presenza e con i gesti, con la parola
diretta, semplice, comunicativa di profondità; esige l’ascolto come
esigenza e qualità fondamentale; libero da pregiudizi e da schemi, dai
moralismi e dalla fretta.
Abbiamo bisogno di cura tutti, gli uni degli altri.
Un saluto di amicizia, cordialità e
gratitudine per gli insegnamenti che quotidianamente riceviamo.
I preti firmatari:
Pierluigi Di Piazza, Franco
Saccavini, Mario Vatta, Pierino Ruffato, Paolo Iannaccone, Fabio
Gollinucci, Giacomo Tolot, Piergiorgio Rigolo, Renzo De Ros, Luigi
Fontanot, Alberto De Nadai, Albino Bizzotto, Antonio Santin
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