Lupare
Rosa
Storie di amore, sangue e onore
Centro Balducci, venerdì 31 gennaio 2020, ore 20.30
Presentazione del libro di don Marcello Cozzi, prete impegnato da
decenni sul versante del disagio sociale, nell’educazione alla legalità
e alla giustizia, nel contrasto alle mafie e nell’accompagnamento ai
pentiti di mafia e ai testimoni di giustizia.
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Don Marcello Cozzi, lucano, prete impegnato da decenni sul versante del
disagio sociale, nell’educazione alla legalità e alla giustizia, nel
contrasto alle mafie e nell’accompagnamento ai pentiti di mafia e ai
testimoni di giustizia. È presidente della Fondazione nazionale
antiusura “Interesse uomo”, è stato vicepresidente della Federazione
italiana delle associazioni antiracket e antiusura, e vicepresidente di
Libera, associazione per la quale oggi coordina il tavolo nazionale di
confronto ecumenico e interreligioso. È autore di L’uomo e il sabato.
Quando il disagio provoca la Chiesa e le sue prassi (2000), Quando la
mafia non esiste. Malaffare e affari della mala in Basilicata (2008),
entrambi per Edizioni Gruppo Abele, e Poteri invisibili. Viaggio in
Basilicata tra affari, mafie, omicidi e verità negate (2014) e Ho
incontrato Caino. Pentiti. Storie e tormenti di vite confiscate alle
mafie (2016) editi entrambi da Melampo editore.
«In tutti questi anni la ’ndrangheta l’ho vista negli occhi spenti e
rassegnati di chi subisce impotente le sue angherie senza la minima
capacità di alzare la testa; l’ho incrociata nella vita ridotta a
brandelli di chi invece quella testa l’ha alzata pur consapevole di
aver ormai perso tutto, tranne la propria dignità; l’ho ascoltata nel
racconto infinito di chi parlandoti del fratello, del padre, del figlio
le cui vite innocenti sono state stroncate dalla bestia mafiosa, è come
se in un certo senso ti volesse infondere quella rabbia, quel dolore e
con essi quell’ansia inestinguibile di verità e di giustizia in virtù
delle quali mai fermarsi o arrendersi. E l’ho toccata con mano, infine,
nel tormento indicibile di chi a quel mondo è appartenuto, ne è stato
servo e cortigiano, nel suo nome ha ucciso e sparso sangue, finché i
morsi della coscienza non hanno iniziato a divorarlo gettandolo in un
baratro senza fondo. Regole, onore, codici, sono state le parole con le
quali più frequentemente mi sono confrontato; e se da un lato gli
affari, i soldi e la sete di potere mi sembravano essere il motore di
questa macchina infernale che da secoli divora questa tua terra
meravigliosa, la Calabria – ma anche e sempre più il Paese intero –,
dall’altro lato, storie di donne e di uomini che si prendono e si
lasciano, mentre dappertutto nel mondo scivolano sui binari di una
banale seppur triste normalità, qui dalle tue parti e laddove il codice
mafioso regola la vita di tanta gente, mi sono sembrate da subito la
cartina tornasole più genuina di cosa sia in fondo la ’ndrangheta.
Nonostante la modernità, le evoluzioni, la globalizzazione:
“immutabile”, come mi dicesti tu quel giorno».