Agrocombustibili: nuova opportunità o ennesimo sfruttamento?
Agrocombustibili: nuova opportunità o ennesimo sfruttamento?
17 - 18 aprile Giornata mondiale della sovranità alimentare
Centrobalducci-Zugliano Udine 17-18 aprile 2009

Presentazione del convegno

La diffusione degli agro-combustibili rappresenta oggi in molte aree del mondo una nuova modalità per riaffermare un modello di agricoltura industriale che favorisce il latifondo e causa l’esclusione dei piccoli agricoltori dalla terra; rappresenta sostanzialmente il paradigma di nuovi modelli di sfruttamento globale che protraggono ingiustizie che si vorrebbero già superate.

Molti ritengono che, se coltivati su piccola scala e secondo i modelli dell’agricoltura familiare, gli agro-combustibili possano rappresentare una porzione utile e sostenibile della produzione agricola.

Su questi aspetti il convegno intende fare chiarezza, capire quali sono i limiti della diffusione degli agro-combustibili e se esistono nella nostra Regione e nel mondo modalità utili e sostenibili per una loro coltivazione e per un corretto rapporto tra Nord e Sud del mondo.



L'incontro

Nel 1900 l’ingegnere franco-tedesco Rudolf Diesel presentò in mostra all’Esposizione universale di Parigi una versione del proprio omonimo motore alimentato a olio di arachidi. Alcuni si riferiscono a questo episodio come a una sorta di anticipata adesione dell’inventore alla causa dei combustibili rinnovabili. Nel 1912, durante un dibattito in Missouri, a Saint Louis, Diesel dichiarò: “L’uso di carburanti vegetali per i motori oggi può sembrare di scarsa rilevanza, ma nel corso del tempo questi possono assumere la stessa importanza che attualmente spetta al petrolio o ai suoi derivati.
Ad un secolo di distanza da questo avvenimento il dibattito sugli agrocombustibili è quanto mai attuale e rappresenta oggi un elemento emblematico che interseca i nodi cruciali che ci troviamo ad affrontare oggi su questa terra: il modello di produzione alimentare in rapporto all’ambiente, alla terra e al consumo energetico, le relazioni tra Nord e Sud del mondo e tra ricchi e poveri del pianeta. È partendo da questa profetica affermazione che oggi più che mai è fondamentale riflettere e soprattutto informarsi rispetto alle politiche conomiche dei diversi paesi occidentali e del sud del mondo che spingono fortemente la produzione e l’utilizzo delle agro energie.
La diffusione degli agrocombustibili rappresenta oggi in molte aree del mondo una nuova modalità per riaffermare un modello di agricoltura industriale che favorisce il latifondo e causa l’esclusione dei piccoli agricoltori dalla terra, rappresenta sostanzialmente il paradigma di nuovi modelli di sfruttamento globale che protraggono ingiustizie che si vorrebbero già superate. Molti ritengono che se coltivati su piccola scala e secondo i modelli dell’agricoltura familiare gli agrocombustibili possono rappresentare una porzione utile e sostenibile della produzione agricola.
Su questi aspetti il convegno ha inteso informare per capire quali sono i limiti della diffusione degli agrocombustibili e se esistono nella nostra Regione e nel mondo modalità utili e sostenibili per una loro coltivazione e per un corretto rapporto tra Nord e Sud del mondo.

Il convegno Agrocombustibili: opportunità o sfruttamento?
che abbiamo organizzato qui al Centro Balducci in collaborazione con il Cevi ha inteso riunire le voci di esperti ambientalisti di respiro internazionale (Guadalupe Rodriguez di Salva la Selva, Germania; Klaus Schenk di Rett den Regenwald, Germania; Stanley Mwaura Nderitu di NECOFA, Kenya e Pedro Comonian direttore dei progetti COONAT in Brasile) unitamente a esperti e rappresentanti delle organizzazioni che si occupano di agricoltura e ambiente a livello locale.

Ovviamente le voci degli ambientalisti internazionali (fatta eccezione per il Brasile per ragioni complesse che non andremo a enucleare) hanno espresso una critica aspra rispetto al modello di coltivazione intensiva degli agrocombustibili.
Intere foreste e pascoli in Brasile, Argentina, Colombia, Ecuador, Paraguay stanno lasciando il posto ad immense piantagioni di canna da zucchero, di palma per olio, di soia, i cui prodotti sono destinati alla raffinazione per agrocombustibili. Il Brasile entro tre anni avrà destinato una superficie di 1,2 milioni di Km2 alla produzione di mais per agrocombustibili, mentre l’India intende destinarne 140.000.

L’Indonesia porterà la superficie di foreste di palma sfruttate per la produzione di bio-diesel dagli attuali 64.000 Km2 a oltre 260.000 Km2.
Il Sudafrica ha già circa 4 milioni di Km2 coltivati a mais per agrocombustibili. Dal canto suo l’Unione Europea prevede di raggiungere almeno il 10% del proprio fabbisogno energetico da agrocombustibili, sacrificando almeno il 18% dei propri terreni agricoli.
Queste sono solo alcune delle cifre che testimoniano di una vasta trasformazione che investe il mondo agricolo a livello globale: lo spostamento di una parte del suo prodotto verso l’industria dell’energia, nella speranza che gli agrocombustibili contribuiscano alle emissioni di CO2 in maniera minore rispetto ai combustibili fossili.
Seppure questo aspetto – che è stato ampiamente contestato dagli ambientalisti presenti al convegno - trovasse conferma, rimarrebbe evidente il prezzo che il mondo contadino e soprattutto il Sud del mondo dovrebbe pagare a causa dell’introduzione massiccia di colture ogm e di fertilizzanti chimici per garantire i più alti rendimenti: impoverimento dei suoli, inaridimento e desertificazione, drastica riduzione della bio-diversità legata alla monocoltura, sottrazione di terreno - potenzialmente in grado di produrre cibo per una umanità sempre più affamata e sempre più numerosa - a vantaggio del Nord del mondo sempre più energivoro.

Inoltre, i partecipanti hanno evidenziato come la spesa per le importazioni alimentari è in forte aumento a livello globale e ciò è determinato anche dall’accresciuta domanda di agrocombustibili. Nel corso del 2007 il prezzo mondiale del mais è rincarato del 50% e quello del grano del 100%. Il maggior costo degli ingredienti alimentari si rifletterà sul settore zootecnico determinando l’aumento dei prezzi della carne e dei latticini, nonché l’aumento della spesa per la loro importazione.
Con l’avvicinarsi del picco di massimo rendimento delle estrazioni petrolifere, il mercato globale delega i sistemi agricoli a farsi carico di una parte significativa della domanda energetica, fortemente rivolta a sostenere le economie dei sistemi industriali.
In questo modo i prezzi alimentari vengono sempre più vincolati ai prezzi petroliferi. La conclusione di fondo di questo convegno ha evidenziato sostanzialmente che per quanto gli agro combustibili possano essere un’alternativa energetica al petrolio, la loro produzione e trasformazione implicano dei danni ambientali e umanitari che devono assolutamente essere presi in considerazione a prescindere dai vantaggi in termini economici
ed energetici.


 

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