Il
livello della disumanità cresce nella irrazionalità imperversante
Riflessione di Pierluigi Di Piazza
Zugliano, 8 marzo 2022
Fiumi di parole, inondazione di immagini per documentare e descrivere
la guerra come dramma assoluto.
Ricordiamo le parole di condanna di papa Francesco e di Gino Strada, i
reportage quotidiani di Francesca Mannocchi che sono veritieri nella
loro crudeltà e umanità perché lei ha sempre la capacità di far parlare
persone ed eventi e non se stessa.
Ricordo che tanti anni fa a Salvador il teologo della Liberazione padre
Jon Sobrino mi raccomandava di guardare sempre, in ogni situazione di
oppressione e violenza, alle vittime, di guardare i loro volti. Questo
sguardo rimane fondamentale per vivere la sincera compassione e non
voltarsi mai dall’altra parte.
Le vittime sono sempre terribilmente vittime e portano a pensare che i
carnefici “non sanno quello che fanno” pur pretendendo di
saperlo e di eseguirlo perfettamente. Le vittime, tante da non riuscire
a contare a cominciare dai molti bambini, a chi decide e attua la
guerra non importano perché sono solo numeri da calcolare in modo
approssimativo.
Conta aggredire, invadere, vincere, come intende Putin.
Padre Ernesto Balducci, profeta della pace, condannato nell’aprile 1963
a otto mesi con la condizionale dal Tribunale di Firenze per aver
difeso l’obiettore di coscienza Giuseppe Gozzini, parlava
dell’irrazionalità totale della guerra, prima di evocare motivazioni
evangeliche e spirituali, proprio per la sua mancanza di una minima
umanità.
Questa situazione che si sta vivendo ha fatto esplodere il vulcano
della irrazionalità nel quale da tempo le dimensioni costitutive si
stavano consolidando.
Massimo Recalcati si unisce a questa riflessione di Balducci e ci
ricorda che: "la violenza è sempre cieca come la guerra che la
ispira e che una motivazione di fondo è l’infatuazione narcisistica per
se stessi, per la propria visione del mondo, per cui tutto ciò che è
altro da sé minaccia di morte la propria esistenza e quella del proprio
paese a propria immagine e somiglianza. È come assimilarsi a una
divinità che considera necessaria l’operazione politica da attuare".
Non a caso Hannah Arendt considerava ogni ideologia portatrice di
violenza in quanto insensibile alle sorti della vita reale degli esseri
umani.
Assolutismo del potere, armi, morti, feriti, distruzioni, caos anche
rispetto ai corridoi umanitari promessi e poi contrastati, in questa
nube dell'irrazionalità che tutto avvolge come il rischio di far
esplodere le centrali nucleari, è doveroso ritrovare le dimensioni
costitutive della razionalità umana e umanizzatrice, di riaffermarle,
di ribadirle.
Ora tutti sono per la pace, ci sono grandi manifestazioni - e ci
mancherebbe non fosse così -
ma non basta se non ci sarà una continuità quotidiana.
Non è credibile dire pace e non riformare l’ONU, per cui non sembrino
più retorica le affermazioni delle sue premesse, per cui le generazioni
future non avrebbero più visto le guerre.
Non si potrà dire pace se il Consiglio di Presidenza dell’ONU e tutto
l’ONU non saranno radicalmente riformati e se le forze minime di
interposizione previste non potranno agire perché soverchiate da
superpotenze militari spaventose come per la guerra del Golfo.
Lo si diceva da tempo che la politica aveva cancellato dalla sua agenda
la questione della pace. Non sarà più credibile una politica che parla
di pace e mai dibatte in Parlamento sulla pace, sulla guerra, sulle
armi, anzi sorvolando distrattamente l’art. 11, contravvenendo alle
leggi in atto che vietano la vendita di armi a regimi come l’Egitto
dove è stato torturato e ucciso Giulio Regeni per il quale continuiamo
a chiedere verità e giustizia.
Direte pure pace ma non vi crederemo perché nelle vostre parole non c’è
coraggio e passione, convinzione e determinazione.
Certo, è doveroso accogliere le persone in fuga e anche il Centro
Balducci ha dichiarato la sua disponibilità come cerca di fare da 34
anni, ma è veramente disdicevole, vergognoso e disumano fare differenze
fra le guerre e i profughi da accogliere dimenticando con totale
disumanità i drammi del Mediterraneo e quelli dell’inferno della rotta
balcanica. Chiediamo a ciascuna e a ciascuno di noi il vincolo etico
della coerenza e non diciamo più pace se non cooperiamo per la pace
giorno dopo giorno costruendo cultura, etica, politica, esperienze.
La pace è il progetto di una nuova società e di un nuovo mondo:
giustizia, uguaglianza, lavoro per tutti, diritti umani, custodia della
casa comune.
Questa guerra ripropone all’attenzione la presenza delle armi atomiche
ad Aviano e a Ghedi. Da diversi anni con determinazione un gruppo di
persone ha riproposto l’esperienza della Via Crucis Pordenone-Aviano,
ignorata dalle chiese locali perché considerata politica.
Le armi atomiche sono state definite “delitto contro Dio e contro
l’umanità” e Papa Francesco ha dichiarato che è immorale non solo
l’uso ma anche il loro possesso. Come accadde anni fa, anche in questi
giorni gruppi di persone hanno sostato davanti alla base per
fotografare, filmare, applaudire i cacciabombardieri che si alzano in
volo. Le loro bombe uccideranno qualcuno ma questo non importa, se poi
sono considerati nemici importa meno ancora.
Il livello della disumanità cresce nella irrazionalità imperversante. È
importante certo pregare per la pace ma non è sufficiente, anzi la
preghiera migliore è quella che coinvolge, appena terminata,
nell’impegno concreto a costruire la pace.
Sarebbe importante che tutte le chiese d’Europa, come tanti anni fa
s’impegnarono per la giustizia, la pace, la salvaguardia del creato, si
facessero sentire con forza profetica e con gesti coraggiosi, senza
tentennamenti. La grande questione della pace, la questione
dell’umanità ci interpella ogni giorno.
Siamo chiamati a rispondere con responsabilità e continuità.
Pierluigi Di Piazza