A seguire il comunicato stampa del 9 marzo.
A Cutro, in Calabria, oltre 70 morti (tanti bambini e ancora tanti
dispersi) ci hanno dolorosamente fatto riscoprire di esser…. “rimaste/i
umani”.
“Se la nostra spiaggia di Steccato
non ha accolto i vostri figli per la vita, ma per la morte perdonateci.
Donne e madri di Steccato di Cutro (KR)”. Così il cartello
all’ingresso del palazzetto con le bare, intriso di dolore e di
solidarietà fraterna, vergato da mani popolari.
Sono parole che ci mettono di fronte alle nostre responsabilità nel
mancato salvataggio. Non è stato una fatalità perché ostacoli
burocratici, decreti e leggi di questi mesi, e negli ultimi anni, sono
stati finalizzati a ostacolare le operazioni di soccorso e a
delegittimare, denigrare chi faceva qualcosa sopperendo alle carenze
dell’intervento pubblico.
Abbiamo assistito attoniti ad una alternanza di dichiarazioni sulla
responsabilità nel naufragio degli stessi migranti o sul “volevamo salvarli ma non potevamo,
andateci voi, l’Europa non ci ha avvisato, nessuno ci ha chiesto aiuto”,
abbinate a silenzi e fughe all’estero, evitando confronti o
contestazioni.
“Gentile Presidente Meloni, abbiamo
aspettato una settimana, la comunità crotonese colpita da un dolore
enorme, ha aspettato un suo messaggio….Venga in questa città che ha
espresso fortissimo il sentimento di restare umani. Di guardare alle
persone come tali e non come numeri...L’aspettiamo”.
Le parole
del Sindaco di Crotone riassumono compostamente la rabbia, il dolore,
il grido di giustizia ma anche la scelta di “restare umani”, di affrontare il
dramma delle migrazioni forzate (oltre 100 milioni di persone costrette
a spostarsi dalla propria terra, con provvedimenti che proteggano e non
colpevolizzino donne, uomini e bambine/i che, sulle rotte del mare e
terrestri, scappano e, a volte, fuggono per giungere fin sotto la
fortezza Europa.
Ora Gorgia Meloni, costretta a rincorrere le critiche, convocherà il
Governo a Crotone.
Ancora misure per difendere i
confini minacciati da “orde” di persone che “ci invadono” o per meglio
fermare chi li aiuta?
Per, scusate il crudo ma necessario cinismo, farli restare a
morire a casa loro e non qua, “
mettendo a rischio la nostra sicurezza” ?
C’è in particolare un disperato Paese che, invaso da russi e
occidentali, ha subito per quasi mezzo secolo occupazioni, invasioni,
guerre, distruzioni, attentati: l’Afghanistan.
Anche noi abbiamo mandato lì il nostro esercito per “portare pace e
democrazia”. Poi un bel giorno, assieme agli americani, siamo scappati
lasciando la popolazione in mano ai talebani.
Oggi per tante e tanti afghani non c’è futuro: o si “sottomettono” e
accettano radicalizzazioni islamiche, discriminazioni di genere e
oppressioni per le varie minoranze, con il rischio di carcere e morte,
o fuggono. Le promesse occidentali di protezione sono rimaste lettera
morta.
Anche la cosiddetta “
Rotta balcanica”
è percorsa dalle stesse persone afghane, siriane e da altre rifugiate
dopo tante peripezie e violenze fisiche e ogni giorno arrivano nelle
zone di Trieste, Gorizia, Udine.
Come le accogliamo per consentire loro una vita migliore, garantendo il
diritto costituzionale e quello internazionale all’asilo?
Invece di allestire programmi adeguati di accoglienza, redistribuendoli
sul territorio nazionale anche l’attuale Governo si affida “alle
riammissioni informali” alla frontiera pur sapendo che non sono legali
e magari “si lamenta” perché non riesce a farlo come vorrebbe, perché
la Slovenia non collabora ripristinando i respingimenti a catena:
dall’Italia in Slovenia, poi in Croazia per respingerli fuori
dell’Europa, in Bosnia.
La Regione Friuli Venezia Giulia vuole contrastare la
“radicalizzazione” e il mancato rapporto paritario uomo/donna ma nulla
fa per sostenere chi fugge da quelle condizioni, o peggio finanzia foto
trappole e ogni utile congegno per rendere impossibile il transito
lungo i confini, cercando di sovvenzionare azioni di contrasto
all’ingresso “illegale”, mettendo queste persone nelle mani dei
trafficanti , non avendo altri canali d’acceso al nostro Paese.
Come per chi è scappato dall’Ucraina, sarebbe invece possibile attivare
procedure che permettano ingressi regolari per chi fugge da guerre e
discriminazioni, ad esempio dall’Afghanistan o dall’Iran o è vittima di
trafficanti vestiti da governanti come in Libia o ha perso ogni cosa,
vittima ora di un immane terremoto che ha colpito la Turchia e il nord
Siria, dopo aver subito prima guerre e distruzioni.
Il nostro Governo a Crotone prenderà provvedimenti in tal senso,
compreso il ripristino di procedure e attività di soccorso, chiamando
anche l’ Europa a fare altrettanto, o semplicemente “si volterà
dall’altra parte” in attesa che passi quest’onda di umanità e sperando
non arrivi subito una nuova tragedia?
Per questo aderiamo tutte e tutti alla
manifestazione nazionale che si terrà a Cutro (Crotone) sabato 11
marzo: sabato a Cutro COME OVUNQUE in tutta Italia manifestiamo
per chiedere, con uno straccio bianco al braccio, di “Fermare la
strage, subito!”.
Rete DASI FVG
COMUNICATO STAMPA
Sabato 11 marzo 2023:
“Fermare la strage, subito!”
Con una stoffa bianca al braccio, alle ore 16.00, in coincidenza con la manifestazione nazionale a Cutro, invitiamo a Trieste all’inizio del Molo Audace per un momento di riflessione e raccoglimento per le tante vittime del recente naufragio e delle varie rotte a cui noi condanniamo i migranti senza garantire ingressi legali.
Metteremo poi in mare un mazzo di fiori con la stessa scritta delle donne calabri “Perdonateci”.
Poi alle ore 17.00 sul Ponte Rosso, dove ogni giorno porteremo dei fiori sulle ringhiere in segno di lutto perché nessuno dimentichi: custode di quel ponte è James Joyce anche lui straniero a Trieste.
A Cutro, in Calabria, oltre 70 morti (tanti bambini e ancora tanti dispersi) ci hanno dolorosamente fatto riscoprire di esser... “rimaste/i umani”.
“Se la nostra spiaggia di Steccato non ha accolto i vostri figli per la vita, ma per la morte perdonateci. Donne e madri di Steccato di Cutro (KE)”: così il cartello all’ingresso del palazzetto dello sport con le bare, intriso di dolore e di solidarietà fraterna, che è stato vergato da mani popolari.
Sono parole che ci mettono di fronte alle nostre responsabilità nel mancato salvataggio.
C’è un Paese che ha subito per quasi 50 anni occupazioni, invasioni, guerre, distruzioni, attentati: l’ Afghanistan. Anche noi abbiamo mandato lì il nostro esercito per “portare pace e democrazia”. Poi un bel giorno, assieme agli americani, siamo “scappati” lasciando la popolazione in mano ai talebani.
Anche la “Rotta Balcanica” è percorsa da persone afghane, siriane e di altre nazionalità che per mesi e anni, con tante perizie e violenze fisiche, oltrepassano i confini e arrivano a Trieste, Gorizia, Udine.
Come le accogliamo per consentire loro una vita migliore, garantendo il diritto costituzionale e quello internazionale all’asilo?
Zugliano (UD), 9 marzo 2023
Comitato Pace Convivenza Solidarietà "Danilo Dolci" di TS
Rete DASI (Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale) FVG
Centro di Accoglienza "Ernesto Balducci" di Zugliano - UD
ICS (Consorzio Italiano Solidarietà) di TS