La storia italiana è sempre stata una storia di migrazione.
Nell’Ottocento e nel Novecento milioni di italiani hanno lasciato il
proprio Paese, diretti verso un futuro migliore. Durante le precedenti
ondate migratorie all’interno dell’Europa la maggior parte della forza
lavoro non qualificata si è spostata dall’Italia verso Paesi come
Germania, Francia, Svizzera ecc. L’ultima ondata migratoria, aumentata
dopo il 2008 con la crisi economica, è invece caratterizzata da una
grande quantità di persone altamente qualificate. Insomma, migranti
vecchi e nuovi che si affacciano al confine orientale da sempre oggetto
di perduranti e sanguinosi conflitti politici e militari, ancor’oggi al
centro di non meno laceranti contese simboliche, a causa del crocevia
identitario, culturale e nazionalistico che questo confine ha
attraversato in tutti i suoi spostamenti, dalla crisi dell’Impero
austroungarico al secondo Dopoguerra. Con l’entrata della Slovenia
nell’UE e la conseguente apertura della frontiera con l’Italia, l’area
dell’Alto Adriatico ha maturato le condizioni per una nuova
integrazione all’interno della vasta comunità di scambi che la nuova
formazione sovranazionale rappresenta.
La giornalista Anna Piuzzi
introduce e modera il dialogo tra due esperti:
Angelo Floramo, saggista,
docente di Lingua e Letteratura italiana e Storia negli Istituti
secondari di secondo grado
Andrea Zannini, professore
ordinario in Storia moderna dell’Università degli Studi di Udine