L’11 aprile u.s., presso il Salone del Popolo del Comune di Udine, alla
vigilia del termine del suo mandato e alla presenza delle autorità e di
chi in varie vesti è presente nel carcere per vivere il suo servizio
(il Centro “Balducci” era rappresentato dal nostro presidente), Franco Corleone, nella sua qualità
di garante dei diritti delle persone private della libertà personale a
Udine, ha presentato la sua relazione di fine triennio che ha avuto il
sapore di un bilancio di passaggio da lui al nuovo garante che verrà
prossimamente scelto, in quanto egli non ha rinnovato la sua
disponibilità nemmeno dopo aver ricevuto una lettera di decine di
persone e realtà associative che lo pregavano di restare.
A fronte di numeri sempre più alti di suicidi (dall’inizio dell’anno
siamo già a 30) e di azioni autolesioniste in carcere, e di un inumano
sovraffollamento (a Udine sono 160 su una previsione di 86), il suo
intervento è partito dalla necessità di creare condizioni adeguate,
attualmente assenti, per l’esercizio da parte dei carcerati del diritto
alla salute (a esempio è necessaria la presenza a tempo pieno di uno
psicologo), e di trovare misure alternative al carcere, pur previste
dalla legge Cartabia, che permetterebbero il reinserimento sociale
(almeno 60 dei 160 carcerati ne avrebbero la possibilità). La proposta
potrebbe maturare in modo concreto a partire dalla ristrutturazione di
una casa in via Trieste di proprietà del Comune di Udine, da dieci anni
dismessa.
Garantendo la continuità di una sua presenza, anche se in altre forme,
ha voluto terminare il suo intervento affermando che i diritti o sono
per tutti o diventano privilegi.
Ci sembra importante ringraziare Corleone per le sue parresia e
franchezza sempre a servizio di chi non ha voce.