Cammino di liberazione e vita
Cammino di liberazione e vita
Don Ciotti: "Un cambiamento è possibile"
EX OSPEDALE PSICHIATRICO - CARCERE, 20/09/2009
E’ stato davvero un cammino di liberazione e vita. Proprio come lo volevano gli organizzatori. Oltre seicento persone hanno partecipato domenica 20 settembre alla giornata conclusiva del 17° Convegno organizzato dal Centro Balducci. Ospite d’onore don Luigi Ciotti. A lui, e alle altre persone che hanno offerto le loro testimonianze, il compito di commentare e raccontare quello che è successo negli ospedali psichiatrici e quello che ancora succede nelle carceri, ricordando che “la libertà è appesa a un filo”. “Dobbiamo essere consapevoli – ha ricordato don Ciotti - che vince il Noi. Che è necessaria una corresponsabilità. Un grande cambiamento è stato introdotto da Franco Basaglia che fu un profeta. Profeta non è chi indovina il domani, ma chi sa leggere la realtà attuale. Anche adesso però ci sono dei segnali di inquietudine. Non è con il linguaggio della semplificazione che si risolvono i problemi, nel nome di una sicurezza che non si ottiene con la sterilizzazione della società nè con l’invasione nelle città delle ronde. Ingrao diceva: “Avremo vinto quando anche i senza volto, i senza nome, i senza carta saranno riconosciuti nella loro capacità, nella loro riconoscenza umana”. Noi non abbiamo ancora vinto ma non dobbiamo per questo scoraggiarci”. Il cammino è continuato poi in via Spalato, a Udine, nel carcere cittadino. “Questo è un luogo di profonda sofferenza – ha detto il sindaco, Furio Honsell – in cui viene punita soprattutto la recidività. Ma perchè non pensare a che cosa spinge le persone a reiterare il reato? E’ vero che per le persone detenute la vita fuori dalle sbarre sembra un sogno, ma perchè quei desideri non diventino difficili da realizzare bisogna offrire a tutti una possibilità di scelta, anche attraverso percorsi guidati”. Poi, le parole dure e profonde di don Ciotti. “C’è qualcuno che tratta il carcere come una discarica della società, il tappeto sotto cui nascondere tutto alla ricerca di un apparente decoro. Nelle carceri ci sono persone che hanno sbagliato, ma che hanno voglia di un cambiamento. Vogliono essere utili. E noi dobbiamo dire che questo cambiamento è possibile”. Poi l’accusa di “due codici di pena”. Uno per gli ultimi e l’altro per i grandi reati “che tante volte invece rimangono impuniti”. Da qui l’aspra critica al Lodo Alfano, ma anche alla normativa sulle intercettazioni. “Siamo uno dei Paesi più sviluppati del mondo, ma allo stesso tempo siamo al quinto posto negativo per corruzione”, ha tuonato don Ciotti. “Per valutare il sistema penitenziario è necessario provarsi a mettere anche dalla parte sbagliata delle sbarre e non farlo, invece, solo con lo sguardo del legislatore”. Ecco perchè “creare 17 mila posti in più nelle prigioni non risolve il problema. E’ davvero questa la strada da percorrere?”Poi il “no” gridato contro i bambini in carcere e a chi si ammala e muore di carcere. “Dal 1980 – ha detto – in prigione si sono suicidate 1412 persone. Ma creare le condizioni per un cambiamento è possibile”.
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