RETE DIRITTI DI CITTADINANZA - - - - Comunicato Stampa
RETE DIRITTI DI CITTADINANZA - - - - Comunicato Stampa
26 settembre 2009

COMUNICATO STAMPA DEL 26 SETTEMBRE 2009

Dopo la sepoltura forse finalmente il  corpo di Sanaa potrà riposare in pace (avremmo voluto averla tra noi in vita, felice e indipendente) e, comprendendo la volontà del suo compagno di averla qui tumulata, abbiamo assistito a tristi e barbare letture, della tragica vicenda, da guerra di religione perfino ad uno scontro sulle sue spoglie.
Perché, secondo il leader Narduzzi della Lega, “per integrarsi” quel seppellimento doveva avvenire in Friuli e non nella terra di origine.
Strano significato viene dato al termine “integrazione”: solo da morta/o, par di capire, si può raggiungere tale condizione perché da viva/o ogni immigrata/o dovrebbe, secondo le posizioni, le proposte o addirittura le leggi approvate, percorrere un lungo cammino fatto di infiniti “doveri”, di lavoro e fatica quotidiane, di tasse ed imposte pagate fino all’ultimo centesimo, ma quasi mai di opportunità e diritti, uguali a quelli delle cittadine e dei cittadini italiani.
Come se le decine di migliaia di uomini e donne qui residenti, non ancora italiani, non avessero dato un enorme contributo al benessere economico ed alla crescita sociale e culturale della nostra terra. Quante famiglie, quante aziende, quante scuole e servizi chiuderebbero o andrebbero in crisi o sarebbero in difficoltà senza queste necessarie persone ?
Davvero strano modo d’intendere l’integrazione quando la prossima settimana nell’aula del Consiglio Regionale approderà una proposta di legge sempre di Narduzzi ed altri consiglieri leghisti che esclude da ogni sostegno ai servizi dell’infanzia, della scuola, per la famiglia, il disagio sociale, per le donne sole o gli anziani qualsiasi persone che non abbia almeno 15 ani di residenza in Friuli Venezia Giulia.
Così non solo immigrate immigrati marocchini, ghanesi, algerini, senegalesi, albanesi, ucraini, russi, indiani, bengalesi, boliviani, ecuadoregni o argentini (quante lingue e culture possiamo incontrare senza muoverci di casa) ma anche siciliani, calabresi, toscani, emiliani, milanesi verranno esclusi da ogni beneficio sociale.
Per tantissimi anni (poco importa se ci sarà una mediazione a 10 o 8 anni, invece che 15) bambini, donne, pensionati, portatori di handicap che verranno magari da Conegliano o Portogruaro a vivere qui, non avranno diritto ad alcun sostegno sociale, ma solo a pagare tasse ed imposte.
Se questo provvedimento passasse con i voti dei proponenti e di Udc e PDL questa sarebbe “integrazione” o, invece, si tratterebbe di “disintegrazione”, della cancellazione per tante e tanti connazionali che vivono e lavorano da noi dei doveri di solidarietà nazionale e della stessa comune cittadinanza italiana? E che fine farebbero i trattati internazionali sui diritti dell’infanzia, delle donne, dei disabili, delle fasce deboli, per non parlare dei principi della Carta Costituzionale?
Come faranno i Consiglieri regionali d’ispirazione cattolica, dopo le chiare espressioni di tante voci della Chiesa sul tema in questi mesi, a votare una legge basata sull’ingiustizia, sulla discriminazione e sulla cancellazione di ogni diritto ad una vita dignitosa? Come faranno i Consiglieri regionali che credono comunque all’unità e alla Costituzione italiana ad approvare una norma che prevede cittadini di serie A (quelli sempre residenti in un posto) ed altri di serie inferiore ?
Meglio sarebbe intitolare questa, speriamo solo proposta, legge “Norme regionali a sostegno del ritorno alle caverne” e sperare in un ripensamento a Trieste, nella cancellazione di tali disegni di legge in nome della civiltà, oltre che di leggi internazionali e nazionali.
Lo chiediamo anche per Sanaa, per le tante donne, bambini, ragazze e ragazzi che vorrebbero vivere con noi libere e liberi, felici, senza imposizioni e inutili, tragiche imposizioni, discriminazioni ed esclusioni.
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