“Era l’inverno del 1977: alle Murate, il vecchio carcere
fiorentino di via Ghibellina, scoppia una rivolta, com’era
frequente in quel tempo, fossero le condizioni
disumane in cui i detenuti erano costretti a vivere, fosse
la delusione per la riforma tanto aspettata e dimezzata
prima ancora di sentirne gli effetti.
Sono a casa, è un
fine settimana: mi pare stretto dovere di parlamentare
della città andare a vedere.
Per la prima volta entro in
carcere, trovo la situazione già risolta grazie agli sforzi
del personale e dei magistrati.
Nell’ufficio del direttore,
mentre ci scambiamo opinioni o parole più o meno rituali,
il maresciallo comandante della custodia mi propone
di andare con lui a visitare le sezioni: la presenza
di un parlamentare, dice, contribuirà a calmare i bollenti
spiriti.
Di far da sedativo non mi andava proprio;
tuttavia capisco che non posso rifiutare e poi, ormai,
mi interessava veramente vedere un carcere dal di
dentro, avvicinare la popolazione detenuta.
Impressione
traumatica: le celle dell’isolamento, con l’apertura
a “bocca di lupo” in alto, spazio appena sufficiente
per distendersi; la sezione affollatissima, ogni cella coi
letti a castello, dove o si sta sdraiati o non c’è posto
per muoversi,“definitivi” e detenuti in attesa di giudizio
mescolati (contro la legge) perché una sezione inagibile
a causa di lavori urgenti di manutenzione che si
prolungano peraltro da alcuni anni. Dentro di me già
emerge una presa di coscienza: no, un carcere siffatto
è indegno di un paese civile.Poi in una cella, tra otto e
dieci detenuti accatastati, il maresciallo mi indica un
giovane sui vet’anni, dall’aria tranquilla e deferente, e
mi dice: vede, questo tra una settimana esce.
Devo
aver bisbigliato qualcosa di circostanza: esortazioni e
auguri, o qualcosa del genere. Capisco subito di aver
sbagliato e di grosso: vedo il volto del giovane incupirsi
e pronunciare parole tremende in un tono fra il
rassegnato e il ribelle: sì, sto finendo la pena e tra una
settimana esco; ma non ho nessuno che mi aspetta ,
della libertà non saprò che farmene, mi resterà solo da compiere un’altra rapina e tornare qui dentro. Questo,
più o meno, mi disse quel giovane.
Non potrei rispondergli
che indicando l’indirizzo e il nome di un dirigente
di un’associazione di volontari, nota per occuparsi
di ex detenuti. Non so cosa ne sia stato, omisi perfino di
annotarmi il nome di quel giovane…
Il volto e le parole di quel giovane mi restarono incisi
nella memoria. E il mio turbamento si divideva in due
strade di riflessione, quel giorno del dicembre 1977, e
in seguito. Da una parte, c’era la legge sul decentramento
che affida alle regioni l’assistenza degli ex detenuti;
e c’era la riforma penitenziaria che prevede “la
partecipazione della comunità esterna” come fattore
essenziale del trattamento carcerario. Che facevano il
governo regionale toscano,la provincia e il comune di
Firenze? Eppure mi era noto l’impegno degli assessori
competenti per le carceri e sapevo che nei bilanci
esistevano fondi stanziati a tal fine. Non è possibile che
una disposizione legislativa precisa resti disattesa, inattuata.
Devo occuparmene, pensavo, se quel giovane
incontrato alle Murate è sicuro di non trovare fuori ,
da ex detenuto, alcuna assistenza, alcun aiuto. Ciò è
contro la legge: mi pareva un’enormità, ero ancora
ingenuo.
Mi sarei scontrato con molte altre situazioni
del genere. Dall’altra parte, mi assillava il pensiero della
sorte di quel giovane…”
Mario Gozzini “La giustizia in galera”
Sabato 10 aprile 2010 - ore 9.30 - 13.30
“ALTERNATIVE IN CARCERE”
ACCOGLIENZA
Pierluigi Di Piazza del Centro “E. Balducci”
INTRODUZIONE
Alberto De Nadai “Conferenza volontariato Giustizia Friuli Venezia Giulia”
Ricordo di Mario Gozzini: LETTURE a cura di Cristina Benedetti
INTERVENTO di persone detenute o in misura alternativa
INTERVENTI DI SALUTO
“Dal penale al sociale: è possibile?”
Alessandro Margara, magistrato, già direttore del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, è presidente della Fondazione Michelucci
“Il progetto della Casa di reclusione di Bollate: clima,opportunità, esterno”
Lucia Castellano,direttrice della Casa circondariale della II Casa di Reclusione di Milano-Bollate
“Informazione e prevenzione”: l’esperienza presso la Casa di reclusione di Padova
Ornella Favero,coordinatrice del periodico “Ristretti orizzonti” dalla Casa di Reclusione di Padova e dall’Istituto di Pena Femminile della Giudecca
“La condizione degli immigrati negli istituti penitenziari”
Khalid Rhazzali, docente università di Padova
“L’attività del garante tra tutela e promozione del reinserimento sociale”
Livio Ferrari, Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Rovigo
DIBATTITO
Rinfresco etnico a cura dell’Associazione Cinampa
ore 14.30 - 18.30
“ALTERNATIVE AL CARCERE”
“Ascoltare la voce delle vittime”
Manlio Milani, Presidente Associazione familiari caduti nella strage di Piazza della Loggia di Brescia
Silvia Giralucci, giornalista, il padre è stato ucciso dalle Brigate Rosse a Padova
“Efficacia delle misure alternative e sicurezza sociale”
Massimo Pavarini, docente università di Bologna
“Un possibile modello di giustizia riparativa?”
Giuseppe Mosconi, docente università di Padova, Associazione Antigone
“L’azione volontaria nei processi di reinserimento sociale delle persone detenute”
Elisabetta Laganà, Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia
DIBATTITO