Piazza Oberdan
Piazza Oberdan
Presentazione del libro di Boris Pahor
Zugliano - Centro Balducci - Sala Mons. Luigi Petris - Domenica 5 dicembre 2010 ore 17.30

"Ho immaginato di passeggiare per Trieste, arrivando a Piazza Oberdan, luogo dove convergono i ricordi dolorosi del Novecento". Boris Pahor


Una serie di testimonianze, racconti, aneddoti, memorie e biografie; un indice puntato sulle ingiustizie e sui soprusi, sulla cancellazione della identità e l'annientamento di un popolo; sulle colpe impunite del regime fascista che in nome della nazione italiana perseguitò la comunità slovena mettendone al bando la lingua e devastandone le istituzioni culturali.
Episodi poco conosciuti della tormentata storia della Venezia Giulia.
L'autore ha aggiunto per l'edizione italiana di Piazza Oberdan alcuni documenti storici che danno testimonianza della capillare organizzazione antifascista slovena.
Citando la «Süddeutsche Zeitung» non c'è modo di evitare lo sguardo coraggioso e diretto di Boris Pahor.
Il suo nome è stato giustamente accostato a quello di Primo Levi, Imre Kértesz e Robert Altelme.


Introducono

  • Božidar Stanišić, scrittore
  • Michele Obit, traduttore dell'opera
  • Pierluigi Di Piazza

Dialoga con l'autore Angelo Floramo, curatore del volume

Letture di Cristina Benedetti


Boris Pahor è nato il 28 agosto 1913 a Trieste, allora porto principale dell'Impero Austro-Ungarico. A sette anni vide l'incendio del Narodni dom, sede centrale delle organizzazioni della comunità slovena di Trieste. L'esperienza lo segnò per tutta la vita, e torna spesso nei suoi romanzi e racconti.
Finita la scuola media frequentò il seminario di Capodistria che non terminò. Dopo essersi laureato in Lettere all'Università di Padova, torna nella sua città natale dove si dedica all'insegnamento della letteratura italiana. Stabilisce stretti rapporti con alcuni giovani intellettuali sloveni di Trieste; tra questi spiccano le figure del poeta Stanko Vuk, di Zorko Jelinčič, cofondatore della organizzazione antifascista slovena TIGR (e padre dello scrittore Dušan Jelinčič) e dei pittori Augusto Černigoj e Lojze Spacal. Negli stessi anni incomincia il carteggio con il poeta e pensatore personalista sloveno Edvard Kocbek, nel quale riconoscerà un'importante guida morale ed estetica.
Nel 1940 viene arruolato nell'esercito italiano e mandato sul fronte in Libia. Dopo l'armistizio dell'otto settembre torna a Trieste, ormai sotto occupazione tedesca. Dopo alcuni giorni decide di unirsi alle truppe partigiane slovene che operavano nella Venezia Giulia. Nel 1955 descriverà quei giorni decisivi nel famoso romanzo Mesto v zalivu ("Città nel golfo"), col quale diventerà celebre nella vicina Slovenia. Nel 1944 fu catturato dai nazisti e internato in vari campi di concentramento in Francia e in Germania (Natzweiler-Struthof, Dachau, Bergen-Belsen).
Finita la guerra, torna nella città natale, aderendo a numerose imprese culturali dell'associazionismo cattolico e non-comunista sloveno. Negli anni cinquanta, diventa il redattore principale della rivista triestina Zaliv (Golfo) che si occupa, oltre a temi strettamente letterari, anche di questioni di attualità. In questo periodo, Pahor continua a mantenere stretti rapporti con Edvard Kocbek, ormai diventato un dissidente nel regime comunista jugoslavo. I due sono legati con uno stretto rapporto di amicizia.
Nel 1975 Pahor pubblica, assieme all'amico triestino Alojz Rebula, il libro "Edvard Kocbek: testimone della nostra epoca" (Edvard Kocbek: pričevalec našega časa). Nel libro-intervista, pubblicato a Trieste, il poeta sloveno denuncia il massacro di 12.000 prigionieri di guerra, appartenenti alla milizia anti-comunista slovena (domobranci), e i crimini delle foibe perpetrato dal regime comunista jugoslavo nel maggio del 1945. Il libro provoca durissime reazioni da parte del governo jugoslavo. Le opere di Pahor vengono proibite nella Repubblica Socialista di Slovenia e a Pahor viene vietato l'ingresso in Jugoslavia.
Grazie alla sua postura morale e estetica, Pahor diventa uno dei più importanti punti di riferimento per la giovane generazione di letterati sloveni, a cominciare da Drago Jančar.
L'opera più nota di Pahor è Necropoli, un romanzo autobiografico sulla sua prigionia a Natzweiler-Struthof.
Le sue opere in sloveno sono tradotte in francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, italiano, catalano e finlandese.
A giugno del 2008 ha vinto il Premio Internazionale Viareggio- Versilia, nel maggio del 2007 è stato insignito con la onorificenza francese della Legion d'onore, il Premio Prešeren, maggiore onorificenza slovena nel campo culturale (1992) e il San Giusto d'Oro 2003. Nel 2008 è stato finalista e quindi vincitore del Premio Napoli per la categoria "Letterature straniere" con Necropoli.
Il 17 febbraio 2008 è stato ospite nella trasmissione televisiva "Che tempo che fa" di Fabio Fazio.
Nel novembre 2008 gli è stato conferito il Premio Resistenza per il libro Necropoli. Il 18 dicembre 2008 Necropoli è stato eletto Libro dell'Anno da una giuria di oltre tremila ascoltatori del programma di Radio3, dedicato ai libri, Fahreneit.
È candidato sulla lista della Südtiroler Volkspartei (SVP), collegata con il Slovenska Skupnost per le elezioni europee del 2009.
Nel dicembre del 2009 è stato protagonista insieme al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza della polemica per l'assegnazione della cittadinanza onoraria. Il comune avrebbe infatti voluto insignire Boris Pahor senza citare nella motivazione le colpe del fascismo, fatto al quale lo scrittore si era opposto.
Alla fine di ottobre 2010 è stato coinvolto in un attacco neofascista con scritte inneggianti alla rivoluzione fascista sui muri dell'ex Narodni dom a Trieste.
Pahor è pensionato e vive a Trieste.
Boris Pahor con la storica slovena Milica Kacin Wohinz e la storica italiana Marta Verginella

Opere tradotte in italiano

  • Srečko Kosovel, Studio Tesi, Pordenone 1993
  • Necropoli, trad. Ezio Martin, Edizioni del Consorzio culturale del Monfalconese, San Canzian d'Isonzo 1997
  • Il rogo nel porto, trad. Mirella Udrih-Merku, Diomira Fabjan Bajc, Mara Debeljuh, Nicolodi, Rovereto 2001
  • La villa sul lago, trad. Marija Kacin, Nicolodi, Rovereto 2002
  • Il petalo giallo, trad. Diomira Fabjan Bajc, Nicolodi, Rovereto 2004
  • Il petalo giallo, trad. Diomira Fabjan Bajc, Zandonai, Rovereto 2007
  • Letteratura slovena del Litorale: vademecum / Kosovel a Trieste e altri scritti, Mladika, Trieste 2004
  • Necropoli, trad. Ezio Martin, revisione di Valerio Aiolli, Edizioni del Consorzio culturale del Monfalconese, Ronchi dei egionari 2005
  • Il rogo nel porto, Zandonai, Rovereto 2008
  • Necropoli, trad. Ezio Martin, revisione di Valerio Aiolli, prefazione di Claudio Magris, Fazi Editore, Roma 2008 ù
  • Qui è proibito parlare, trad. di Martina Clerici, Roma, Fazi Editore, 2009
  • Nella cittadella triestina e Bonaccia con gli aranci, due racconti tratti dalla raccolta Moje suhote in njihovi ljudje, trad. di Primož Sturman, pubblicate in Aeolo, rivista letteraria ed oltre, anno I, numero 1, Pisa, 2009
  • Una primavera difficile, trad. di Mirella Urdih Merkù, Zandonai, Rovereto 2009
  • Piazza Oberdan, Nuova Dimensione, Portogruaro, 2010
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