Procedura di infrazione del diritto UE contro l’Italia
Procedura di infrazione del diritto UE contro l’Italia
Violazione della direttiva 109/2003/CE sui lungo soggiornanti
6 maggio 2011

Con una lettera inviata il 7 aprile scorso dal Commissario  europeo Cecilia Malmström alle autorità italiane, la Commissione europea ha messo in mora l'Italia ex art. 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Il governo italiano ha dunque tempo fino al 7 giugno prossimo per rispondere alla Commissione europea sui rilievi da questa mossi riguardo ai profili di contrasto con le norme del diritto europeo delle disposizioni in vigore nel Comune di Verona relativamente alla formazione delle graduatorie per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, nonché di quelle approvate nel corso degli anni 2008, 2009 e 2010 dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia in materia di diversi istituti di welfare sull'accesso all'abitazione e alle politiche di sostegno alla famiglia.

L'AGEC, l'agenzia che gestisce gli immobili di proprietà del Comune di Verona, d'intesa con il Sindaco di Verona, ha approvato nel mese di settembre 2007 due delibere suscettibili di incidere sull'accesso dei cittadini extracomunitari legalmente residenti nel territorio del comune di Verona agli alloggi pubblici in condizione di parità di trattamento con i cittadini italiani. Si tratta nello specifico della delibera del 04.09.2007 n. 4 e di quella dd. 25.09.2007, n. 23; Con queste due delibere, per la formazione della graduatoria per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica nel Comune di Verona, sono state introdotte  due apposite  maggiorazioni di punteggio: la prima  - da uno fino a quattro punti - a favore dei soli cittadini italiani residenti nel Comune di Verona o che vi svolgano l'attività lavorativa principale da almeno 8, 10, 15 o 20 anni; la seconda -di quattro punti- a favore dei nuclei familiari composti esclusivamente da persone di età superiore o uguale ad anni sessanta e con almeno un componente con età superiore od uguale ad anni sessantacinque, purché residenti nel comune di Verona da almeno dieci anni.

Secondo la Commissione europea, le procedure per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica del Comune di Verona, che accordano un trattamento preferenziale ai cittadini italiani, non rispettando il principio della parità di trattamento tra soggiornanti di lungo periodo che risiedono abitualmente nel territorio italiano e cittadini nazionali, in materia di procedura per l'ottenimento dell'alloggio di cui all'art. 11 paragrafo 1 lettera f) della direttiva n. 109/2003/CE.

Nella lettera di costituzione  in mora ex art. 258 TFUE, la Commissione specifica  che la nozione di "parità di trattamento" «per quanto riguarda l'accesso alla procedura per l'ottenimento di un alloggio  va interpretata conformemente all'obiettivo della direttiva e in modo da ricomprendere il diritto sostanziale» . In altri termini, «l'accesso alla procedura non è un fine in sé, ma solo il mezzo per concedere un diritto e, conformemente al considerando 12, la direttiva 2000/109/CE costituisce un autentico strumento di integrazione sociale », per cui «tale nozione deve pertanto comprendere anche il diritto sostanziale di accesso all'alloggio e va intesa nel senso che garantisce lo stesso trattamento in relazione tanto alla procedura che all'accesso».

La Commissione europea ha messo in mora l'Italia anche con riferimento alla normative in materia di benefici di welfare promosse dalla Regione Friuli-Venezia Giulia nel corso della presente legislatura a partire dal 2008. Tale Regione ha infatti intrapreso una politica di riforma del welfare regionale fondata su due criteri fondamentali: quello di "autoctonia" (cioè sulla esclusività o preferenza o priorità nell'assegnazione ed erogazione dei benefici sociali alle persone residenti da lungo tempo nel territorio nazionale e regionale) e di "consanguineità" (la preferenza nell'accesso agli istituti di welfare ai discendenti di emigranti dal territorio dell'odierno FVG che hanno inteso stabilire la loro residenza nel FVG: solitamente trattasi di  discendenti anche di terza o quarta generazione di emigranti che hanno lasciato il Friuli tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento per recarsi in Paesi del Sud America e che hanno conservato o possono riacquistare la cittadinanza italiana in base al principio dello jus sanguinis).

A tale riguardo, la Commissione europea sottolinea nella lettera di messa in mora che «tali disposizioni regionali in forza delle quali l'accesso agli alloggi di edilizia pubblica e a diverse misure di politica familiare sono subordinati ad un determinato numero di anni di presenza sul territorio nazionale e/o regionale costituiscono una discriminazione nei confronti dei soggiornanti di lungo periodo che risiedono abitualmente nel territorio italiano, in violazione dell'articolo 11 paragrafo 1, lettere d) e f)». Infatti, secondo la Commissione, «tale requisito è più facile da soddisfare per i cittadini italiani, tanto più che è stata prevista una deroga specifica per i corregionali all'estero e i loro discendenti che abbiano ristabilito la loro residenza in regione» per cui «tale norma equivale ad imporre ai soggiornanti di lungo periodo un ulteriore requisito correlato alla durata del soggiorno in Italia per beneficiare dei diritti di cui all'art. 11 della direttiva, nonostante tali diritti derivino direttamente dal permesso di soggiorno di lungo periodo e vadano direttamente concessi al titolare del permesso di soggiorno».

La costituzione di messa in mora della Repubblica Italiana deriva dal fatto che già in due occasioni, nel giugno 2009 e nel novembre 2010, la Commissione europea aveva  chiesto alle autorità italiane del Comune di Verona e della Regione FVG di fornire chiarimenti in merito alle normative ritenute discriminatorie, senza ottenere mai risposta.

Qualora le autorità italiane non rispondessero alle osservazioni mosse dalla Commissione ovvero la risposta non venisse da questa ritenuta soddisfacente, la Commissione europea potrebbe inviare al governo italiano un parere motivato, premessa per l'apertura di un contenzioso giudiziario dinanzi alla Corte di Giustizia europea per violazione del diritto UE, ai sensi dell'art. 258 TFUE.

Un dossier completo sulle normative discriminatorie in materia di welfare in vigore nella Regione Friuli Venezia Giulia può essere scaricato dal link: http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=1414&l=it


A cura del servizio di supporto giuridico contro le discriminazioni etnico-razziali e religiose.
Progetto ASGI con il sostegno finanziario della Fondazione italiana a finalità umanitarie Charlemagne ONLUS.
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