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DOMENICA 12 AGOSTO 2012 Giovanni 6, 41-51 |
12/08/2012 |
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DOMENICA 12 AGOSTO 2012
Rapporto inscindibile fra il Pane del cielo e il pane della terra
Vangelo Giovanni 6, 41-51
Quegli ebrei che parlavano con Gesù
si misero a protestare perché aveva detto: “Io sono il pane venuto dal
cielo”; e osservarono: “Costui è Gesù, non è vero? È il figlio di
Giuseppe. Conosciamo bene suo padre e sua madre. Come mai ora dice: Io
sono venuto dal cielo?”. Gesù rispose: “Smettetela di protestare tra di
voi. Nessuno può avvicinarsi a me con fede, se non lo attira il Padre
che mi ha mandato. E io lo resusciterò nell’ultimo giorno. I profeti
hanno scritto queste parole: Tutti saranno istruiti da Dio; ebbene,
chiunque ascolta Dio Padre ed è istruito da lui si avvicina a me con
fede. Nessuno però ha visto il padre se non il Figlio che viene dal
Padre. Egli ha visto il Padre. Ve lo assicuro: chi crede in me ha la
vita eterna. Io sono il pane che dà la vita. I vostri antenati, nel
deserto, mangiarono la manna e poi morirono ugualmente; invece, il pane
venuto dal cielo è diverso: chi ne mangia non morirà. Io sono il pane,
quello vivo, venuto dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà per
sempre. Il pane che io gli darò è il mio corpo, dato perché il mondo
abbia la vita.
Ci sono situazioni che nella loro
concretezza ed evidenza drammatica diventano emblematiche, ripropongono
questioni permanenti che riguardano tutte le persone.
Appartiene indubbiamente ad essa la situazione dell’Ilva di Taranto e
di un territorio in cui si realizza l'indotto del complesso
metalmeccanico più grande d'Europa, in cui lavorano 12.000 operai con
l'età media incredibilmente giovane di 31 anni.
La nostra Costituzione afferma egualmente il diritto alla salute e il
diritto al lavoro: la salute come benessere personale, relazionale,
sociale, culturale, ambientale; il lavoro, come fonte di vita autonoma,
come espressione delle proprie possibilità, come dignità della persona.
Questi due diritti, egualmente fondamentali, non si possono e non si
devono escludere l'un l'altro né ricattare. Le emissioni di
un'industria di tali proporzioni non può negli ultimi 13 anni decidere
della malattia e poi della morte di 386 persone, 30 ogni 12 mesi, né
influire in modo decisivo sulla morte dei bambini che a Taranto
presenta un eccesso del 18% rispetto alla media nazionale. Gli operai e
tutte le persone sensibili chiedono, perché sono pienamente convinti
che questo sia possibile, che la fabbrica non chiuda e che smetta di
avvelenare. Sembra incredibile, di fronte a tale drammatica situazione,
aver continuato per anni a subire perché il lavoro è stato ritenuto più
importante della salute. Il dovere da parte dell'azienda di intervenire
per impedire le emissioni mortali, anche sostenuto in questo da
investimenti pubblici, avrebbe dovuto essere sostenuto anche
dall'evidenza dei fatturati: nel solo anno 2000 hanno raggiunto i 4947
milioni di euro, con un incremento del 31% e un utile netto di 286,5
milioni. Qualcuno potrebbe ritenere che queste note e queste
riflessioni hanno poco a che fare con il Vangelo in generale e quindi
anche con quello di questa domenica (Giovanni 6,41-51) che ci trasmette
la continuazione del dialogo fra Gesù e la gente nuovamente accorsa,
dopo l'esperienza della condivisione dei pani e dei pesci. Lui afferma:
" Io sono il pane, quello vivo,
venuto dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà per sempre. Il
pane che io gli darò è il mio corpo, dato perché il mondo abbia la
vita...". Senza strumentalità si possono accostare le parole di
Gesù alla situazione della popolazione di Taranto, degli operai
dell'Ilva. Il lavoro e il pane sono legati inscindibilmente alla vita,
non alla morte; non ci sono due strade: una che conduce a Dio e l'altra
che porta all'uomo; non ci sono due pani, quello della terra e quello
del cielo; Dio si incontra sulle strade dell'uomo, facendosi prossimi;
il pane che viene dal cielo: le persone, le parole, i gesti di Gesù
insegnano a condividere in modo giusto, equo, umano, il pane
quotidiano; cioè il lavoro, la salute, l'istruzione, la casa, la
dignità. Il vero Dio, per esprimersi con padre Ernesto Balducci è
"absconditus"; Gesù nel Vangelo dice: “Nessuno
ha visto il padre se non il Figlio che viene dal Padre… ve lo assicuro:
chi crede in me ha la vita eterna”. E’ nell'umanità umanissima
di Gesù che si rivela il volto di Dio; è nel riconoscere e nel
promuovere la dignità di ogni uomo e di ogni donna che si attua
l'insegnamento del Vangelo di Colui che ha dato la sua vita per
l'umanità; credere nella vita eterna significa affermare una vita
dignitosa in questa storia, con quell'amore di dedizione che vive in
modo duraturo, per sempre, eterno. Non si può celebrare l'Eucarestia
con il Pane della vita e accettare che la conquista del pane quotidiano
comporti la malattia e la morte.
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