Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 6,60-69) ci propone l'ultima parte della lunga riflessione di Gesù con le persone che erano accorse numerose da lui dopo il segno inatteso e sorprendente della condivisione dei pani e dei pesci per una moltitudine.
Il suo riproporsi in continuità come pane da mangiare, come nutrimento per la vita in tutte le sue esigenze e i suoi aspetti, suscita imbarazzo, fastidio, scandalo. Le energie e la forza del nutrimento sono, le sue parole, i suoi gesti, i rapporti con le persone. Come a dire: se vi nutrite della mia persona potrete vivere in modo significativo, rapportarvi in modo nuovo con gli altri, con le cose, il denaro, il potere, la violenza, la religione. Però, la proposta di un nutrimento che anima al cambiamento suscita diffidenza, perplessità, anche rifiuto. Preferibile la situazione presente, il conformismo. E infatti, molti discepoli così si esprimono: "Adesso esagera! Chi può ascoltare cose simili?". Oggi avviene come allora.
Tanti discorsi e programmi pastorali; tante cerimonie religiose; tutto in conformità e in larga misura ben accetto. Ma la rivoluzione del Vangelo dov’è? Dove risuona? Quali scelte coerenti comporta? Sono state elaborate dottrine e preparati catechismi; ora si pensa a "iniziare la dottrina" in tenera età; ma si continua a trascurare l'importanza fondamentale, decisiva della coerenza, della saldatura fra l'annuncio e la prassi, fra il dire e l'operare di conseguenza. Certo, anche oggi Gesù di Nazaret esagera quando indica in modo positivo, esemplare, le persone umili, non arroganti, non presuntuose, non prepotenti e saccenti; le persone che ritrovano la fiducia e il coraggio nella vita pur dentro a dolori, tribolazioni e oscurità; quelle riconoscibili come figlie di Dio perché scelgono quotidianamente la nonviolenza e operano in modo attivo per la costruzione della pace nel mondo della violenza, delle armi e delle guerre; quelle che vivono la passione per la giustizia e la legalità inseparabili, dentro al mondo della corruzione, dei tornaconti personali e di gruppo, dell'indifferenza e della complicità con il male; quelle che vivono la compassione, che condividono cioè le storie difficili e tribolate; che non giudicano per discriminare e allontanare, ma invece accolgono, ascoltano, sorreggono, accompagnano.
E ancora le persone che esprimono il coraggio della verità e per questo sono criticate e osteggiate, come, ad esempio, il magistrato Roberto Scarpinato, per la lettera all'amico Paolo Borsellino letta in via d'Amelio per il 20º anniversario, il 19 luglio scorso, perché, come dice il Vangelo "solo la verità ci rende liberi".
E ancora le persone coerenti, nonostante i contrasti, le prove, le accuse, le umiliazioni, le persecuzioni.
Esagera Gesù di Nazaret quando dice: "O Dio o la bramosia del denaro e dell'avere"; e ancora: "Amate i vostri nemici e pregate per coloro che li fanno del male". Esagera quando dice che lo incontriamo nell’affamato e nell’assetato; in chi è nudo, carcerato, immigrato... E in chi è ancora in altre condizioni di difficoltà e di fatica… "Da quel momento molti discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui". Un'ipotesi che può farsi strada anche oggi; oppure, può verificarsi diffusamente l'altra situazione: quella di riferirsi nominalmente a lui (proclamare le radici cristiane, la cultura cristiana, eccetera) salvo poi smentirne il messaggio con scelte contrarie. Gesù chiede al gruppo ristretto dei dodici se anche loro vogliono andarsene. Pietro risponde: " Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole che danno la vita eterna. E ora noi sappiamo e crediamo che tu sei quello che Dio ha mandato". Il Vangelo è esigente, ma con il fine di coinvolgerci nella costruzione di un'umanità veramente umana. L’essere, meglio il diventare cristiani non dipende dal proclamarlo, ma dall’attuare il Vangelo nelle scelte quotidiane.