La meditazione sul Vangelo di questa domenica ( Luca 12, 13-21) è
in sintonia con le parole e i gesti di Francesco, vescovo di Roma e
papa nella sua visita in Brasile. Gesù di Nazaret viene interpellato da
un tale che sta in mezzo alla folla su una questione di eredità con suo
fratello. Gesù gli risponde che quella vertenza esprime l’attaccamento
al denaro e alle proprietà. E racconta la parabola di un latifondista
che di fronte a raccolti particolarmente abbondanti progetta di
costruire magazzini nuovi e più capienti per potervi collocare il grano
raccolto e tutti gli altri beni. Poi può dire finalmente a se stesso:
“Bene! Riposati, mangia, bevi e divertiti.” Ma Dio gli dice: “Stolto!
Proprio questa notte dovrai morire e a chi andranno le ricchezze che
hai accumulato?
Alla fine Gesù commenta: “ Questa è la situazione di quelli che
accumulano ricchezze solo per se stessi e non si preoccupano di
arricchirsi di fronte a Dio”. Per chi ha vissuto da giovane fino ad
oggi una sensibilità ed un’attenzione agli impoveriti e agli oppressi e
ha partecipato a tanti incontri e ancora ne ha proposti ad altri vi ha
parlato, potrebbe oggi subentrare una sorta di scoramento nel
constatare che in decenni la situazione a livello mondiale non è
sostanzialmente cambiata; che anche nei paesi chiamati poveri e troppo
spesso di fatto impoveriti, le baraccopoli mostrano ancor maggiormente
la loro drammaticità a confronto con le ville di lusso e gli alberghi
esclusivi che sorgono proprio accanto. La crisi attuale evidenzia anche
nel nostro Paese il divario fra i ricchi e i privilegiati e i poveri in
preoccupante aumento.
La doverosa riflessione sul denaro e suoi accumulati pone
immediatamente urgenti e gravi questioni: il modello di società, di
produzione e di consumo; la giustizia e la legalità; necessità del
lavoro, dell’istruzione, della salute, della casa; l’estensione
spaventosa dell’economia di morte: giro d’affari delle mafie; traffico
di sostanze; commercio e vendita delle armi; tratta degli esseri umani;
gioco d’azzardo…, ideologia del consumismo, dell’avere. In quel
memorabile libro del 1976, sempre attuale, Erich Fromm poneva la
questione del rapporto fra essere o avere. Indubbiamente sono
necessarie le competenze economiche e tecniche, ma ancor prima e
maggiormente un progetto di umanità animato da uno spirito forte di
giustizia, uguaglianza, fraternità .
Francesco giovedì 26 luglio è entrato nella favela di Varginha,
una delle 760 favelas di Rio nelle quali vive oltre un milione di
persone, il 22% dei 6 milioni di abitanti della città ; una delle 6.300
favelas di tutto il Brasile in cui abitano almeno 20 milioni di
persone. E così in Africa, Asia e America Latina. Francesco ha parlato
in difesa di poveri, non dall’alto ma stando in mezzo a loro,
comunicando con il linguaggio immediato della quotidianità popolare e
con i gesti di un’umanità fraterna. Ha parlato “contro le
disuguaglianze sociali ed economiche intollerabili che gridano al
cielo… Non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e solidale…
Nessuno sforzo di pacificazione sarà duraturo se la società ignora,
mette ai margini e abbandona nella periferia una parte di se stessa.”
Progetto, spirito, giustizia e legalità, diritti umani uguali per
tutti, condivisione, sobrietà, banca etica, commercio equo solidale,
Libera Terra, Altromercato…per costruire uguaglianza.