Si possono cogliere tre passaggi pregnanti del Vangelo di questa domenica ( Luca 12, 32-38 ) per cercare di viverne e di praticarne il messaggio nella realtà attuale.
“ Dove sono le vostre ricchezze là c’è anche il vostro cuore”. Il cuore è da intendersi come profondità dell’essere, come vibrazione delle emozioni e dei sentimenti, come patrimonio in cui sono depositate le esperienze positive, le fatiche, le tribolazioni, i dolori e le speranze della vita.
Le ricchezze che dovrebbero formare la sostanza del nostro cuore sono dunque l’amore profondo, l’amicizia autentica, la spiritualità, la dedizione al bene comune, il senso della giustizia e l’impegno per la sua attuazione, ed ugualmente della pace e dell’accoglienza, del sentirsi parte positiva delle relazioni fra persone, comunità e popoli e fra tutti gli esseri viventi…
Se il cuore è anestetizzato e contagiato dalla globalizzazione dell’indifferenza, come ha ricordato papa Francesco, saranno considerate ricchezze tutt’altre realtà, proprio opposte: il pensare a sé in modo egocentrico; l’avere, l’apparire, il consumare denaro, beni e persone, il disinteressarsi degli altri e del bene comune..
Il cuore vibra e si apre, si coinvolge e partecipa o resta indifferente e si chiude, si disinteressa e si astiene. Si possono quindi confondere come tesori della vita anche dimensioni e aspetti poco umani o disumani che impoveriscono, isteriliscono e degradano. In una parete dell’aula della scuola di Barbiana, c’è ancora appeso quel piccolo, straordinario cartello scritto a mano da don Lorenzo e dai suoi ragazzi: “ I care”: mi interessa, prendo a cuore, partecipo anch’io; “è il contrario del motto fascista me ne frego”, commenta il maestro di Barbiana. Un cuore è ricco se vive la passione e la compassione, se si appassiona, se prende a cuore le persone e le situazioni e come diretta conseguenza si prende cura, condivide , accompagna, sostiene…
La Chiesa diventa ricca se si spoglia e si apre, non se aspetta, e si compiace, ma si immerge nella storia, nelle periferie esistenziali dell’umanità.
” Siate sempre pronti, con la cintura ai fianchi e le lampade accese…Il Figlio dell’ uomo verrà quando voi non ve lo aspettate”… Essere pronti non solo per il passaggio misterioso della morte, ma per ogni situazione umana; pronti a rispondere alle provocazioni, alle chiamate, alle situazioni, non senza timore e tremore, ma con coraggio, dedizione e coerenza…La prontezza non è presunzione, o peggio saccenza; si può essere pronti ad apprendere, ad approfondire, ad acquisire per offrire le risposte più adeguate.
“Infatti chi ha ricevuto molto dovrà rendere conto di molto. Quanto più un uomo ha ricevuto tanto più gli sarà chiesto.” Ciascuna e ciascuno siamo responsabili, senza gli alibi di ubbidienze più o meno sospette:” Ho fatto quello che mi hanno detto, non sono io responsabile”. Certamente ci sono diversi gradi e differenti intensità di responsabilità, rispetto a quanto ricevuto e ai compiti assunti. Nessuno comunque può sostituirci nella verifica di aver corrisposto o meno alle nostre responsabilità: personali, relazionali, sociali, culturali, politiche, ecclesiali..