Da un’indagine diffusa riguardo alla pace la totalità delle persone risponderebbe in modo affermativo. Chi, a parole perlomeno, non si dichiara per la pace e invece per la guerra? Nessuno , neanche chi decide e attua una guerra, perché nelle sue intenzioni anch’essa è finalizzata alla pace.
In realtà la pace è l’aspirazione più diffusa e permanente, ma drammaticamente si constata che è quella maggiormente tradita, smentita, ferita; è proprio il caso di dire, insanguinata.
Il termine che pare maggiormente idoneo e compressivo ad indicare la pace è “shalòm” : indica un progetto a cui tendere costantemente di equilibrio con se stessi, di rapporti positivi con gli altri: fra persone, comunità e popoli; di relazioni di premura e di cura con tutti gli esseri viventi; di reciprocità con la presenza reale e misteriosa di Dio, per noi, con attenzione e rispetto agli altri, del Dio di Gesù di Nazaret…
E perché la costruzione della pace è così ardua, così difficile? Perché l’analisi doverosa delle diverse cause dei conflitti: sociali, economiche, nazionaliste, ideologiche, politiche, religiose non devono mai tralasciare la domanda ineludibile: perché l’essere umano è disponibile a varcare con tanta facilità la soglia fra non violenza e violenza e a diventare protagonista di azioni disumane, anche omicide, che fino a poco tempo prima aveva condannato e considerato inaccettabili?
La risposta molto impegnativa riguarda l’educazione permanente a liberarsi dell’aggressività, dall’idea e dell’identificazione del nemico, dal considerare l’altro proprietà, mezzo, ostacolo, non più persona da accogliere con le sue diversità anche dentro ad una dialettica serrata, ma sempre rispettosa; riguarda l’educazione permanente a liberarsi dall’ignoranza, dal conformismo, dall’accettazione passiva della realtà confondendo la pace con l’apparente tranquillità, la non violenza con il conformismo, anche con l’indifferenza all’ingiustizia e alla menzogna.
Il Vangelo di questa domenica (Luca 12, 49-53) ci ripropone le parole di Gesù, che paradossalmente dice di non essere venuto nel mondo a portare la pace, ma la divisione. Ma come sono da intendere queste parole pronunciate da Lui che ha proposto l’amore ai nemici; che ha proclamato figlie e figli di Dio i nonviolenti e gli operatori di pace? Sono una doverosa provocazione a non confondere la pace con le situazioni che non sono di vera pace, ma diventano solo una copertura a conflitti latenti, a violenze mascherate di perbenismo. Le tante donne che vengono uccise quante sofferenze e violenze hanno subito prima? Alle volte conosciute e trascurate. Altre non evidenti se non a loro che le subivano. Si può affermare con autentica verità che l’Italia è in pace? No, se da tempo ormai è tra i primi dieci paesi costruttori ed esportatori di armi. E ora compra i cacciabombardieri F35, 120 milioni di euro l’uno. Si possono definire di pace le situazioni che nascondono discriminazioni, razzismo, esclusioni? Gesù ci insegna che la pace autentica non nasconde ma assume in modo veritiero le situazioni per trasformarle. Del resto possiamo partire da noi stessi e ritornare a noi stessi: alle volte ci dimostriamo, ma non siamo in pace. Quindi la pace vera è sempre da costruire.