DOMENICA 13 OTTOBRE 2013 Vangelo Luca 17, 11-19
13/10/2013
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DOMENICA 13 OTTOBRE 2013
Vangelo Luca 17, 11-19

Mentre andava verso Gerusalemme, Gesù passò attraverso la Galilea e la Samarìa. Entrò in un villaggio e gli vennero incontro dieci *lebbrosi. Questi si fermarono a una certa distanza e ad alta voce dissero a Gesù: « Gesù, Signore, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate dai sacerdoti e presentatevi a loro! ». Quelli andarono, e mentre camminavano improvvisamente furono guariti tutti. Uno di loro, appena si accorse di essere guarito, tornò indietro e lodava Dio con tutta la voce che aveva. Poi si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un abitante della Samaria. Gesù allora osservò: «Quei dieci lebbrosi sono stati guariti tutti! Dove sono gli altri nove? Perché non sono tornati indietro a ringraziare Dio? Nessuno lo ha fatto, eccetto quest’uomo che è straniero». Poi Gesù gli disse: «Alzati e va’! la tua fede ti ha salvato! ».

Le persone ai margini, nelle periferie esistenziali della storia sono molte, nella nostra società, in ogni società e nel mondo intero: bambini e bambine di strada, abbandonati; adolescenti e giovani che imboccano strade violente e dolorose per solitudine e disperazione esistenziale; donne che nel silenzio subiscono violenze di ogni tipo o che sono sfruttate dalle organizzazioni criminali della prostituzione. E ancora persone senza casa e lavoro; prigioniere di una solitudine angosciosa, dipendenti da alcol e da droghe; sconfitte e sconfortate. Persone ammalate, specie di certe patologie che marchiano; fino all’altro ieri omosessuali e transessuali giudicati con pregiudizio; pure con significative conquiste la strada è ancora lunga per la piena consapevolezza della pari dignità e di uguali diritti. Pensiamo ancora alle persone detenute nelle carceri e appena al di fuori del carcere; a quelle diversamente abili e sofferenti nella psiche; a quelle immigrate che senza casa e lavoro si muovono spaesate e possono con più facilità essere irretite dall’illegalità. Pensiamo ancora alle persone anziane sole. Ci sono meccanismi sociali ed economici di esclusione in chi non fa parte della produzione e del consumo e sono quindi considerati esuberi del sistema: anche se non ci fossero nessuno se ne accorgerebbe. Ci sono meccanismi sociali e culturali di esclusione che derivano da una concezione che considera normali le persone con determinate caratteristiche ed esclude chi non le presenta: quali l’immagine, l’efficienza del fisico e della mente, la forza, la ricchezza, il protagonismo vincente.
Ci sono stati in modo più marcato, pensiamo ai manicomi, ma continuano ad esserci in forma più subdole anche oggi, le istituzioni dell’emarginazione, dentro e fuori dalle città; i luoghi definiti dalla presenza di determinate persone, a meno che si cerchi e si sperimenti un contatto, in confronto, iniziative comuni fra quei luoghi e il resto della città e del territorio; pensiamo in modo emblematico alle carceri. Di questo ci parla il Vangelo di questa domenica (Luca 17, 11-19) con l’incontro fra Gesù e un lebbroso.
Nel mondo ebraico dai tempi di Mosè a quelli di Gesù si è stabilito, come si può leggere nel libro del Levitico, che i lebbrosi devono essere gettati fuori dall'accampamento, vivere in solitudine, emarginati; vestire con abiti strappati, con la barba e i capelli incolti, a capo scoperto e gridare intorno: “ Sono immondo, sono immondo”, perché nessuno si accosti. La figura del lebbroso è così diventata la figura tipica dell’emarginato. Gesù è venuto proprio a reinserire i lebbrosi nella comunità da cui erano scacciati per paura del contagio e perché considerati maledetti da Dio, puniti da lui. E la religione del tempio confermava questa situazione. Lebbrosi sono considerati in certa misura i pubblicani, le prostitute, gli altri ammalati, gli indesiderati, gli emarginati. Gesù di Nazaret è vissuto dalla nascita alla morte per crocifissione, alla risurrezione, fuori dall'accampamento dei così detti normali, osservanti, devoti; ha rimesso radicalmente in questione i meccanismi di emarginazione, il rapporto supponente e presuntuoso fra normalità e non normalità. Di fatto quando incontra un lebbroso o dieci come nel racconto del Vangelo di questa domenica entra in relazione con loro, prende a cuore la loro condizione, si dispone ad essere loro di aiuto. Mentre vanno dai sacerdoti a presentarsi, su invito di Gesù, perché erano i rappresentanti della religione a certificare l’avvenuta guarigione, proprio perché erano quelli che confermavano l’emarginazione, si sono sentiti guariti. Uno di loro è tornato indietro da Gesù per riconoscere che la salvezza è venuta da lui. È uno straniero, un samaritano, con sorpresa da parte di Gesù. Tutti e dieci guariti, ma uno solo salvato, colui che riconosce in se stesso non solo la guarigione fisica, ma la riscoperta del dono della vita, da vivere ora in atteggiamento di disponibilità verso gli altri, a cominciare dai lebbrosi emarginati. Seguire oggi Gesù di Nazaret significa vivere l’attenzione più profonda alle persone e alle loro storie e contribuire a superare i meccanismi di emarginazione delle persone.

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