Il Vangelo di questa domenica (Luca 20, 27-38) si conclude con
questa affermazione che apre una prospettiva profonda e permanente e
che stringe in una relazione inscindibile la terra e il cielo; la vita
, la morte, la possibile vita oltre la morte; la speranza nella
risurrezione che diventa impegno quotidiano per la vita nelle sue
diverse espressioni.
“È certo che i morti risorgono: lo afferma Mosè quando parla dal
cespuglio in fiamme. In quel punto Mosè dice che il Signore è il Dio di
Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Quindi è il Dio dei vivi
e non dei morti, perché tutti da lui ricevono la vita.” Come e perché è
il Dio della vita, dei vivi? Perché non è lontano, impassibile,
immutabile, ma invece prende a cuore le condizioni di oppressione e
sofferenza ascolta i gemiti e le grida di invocazione del popolo
schiavo in Egitto, e di ogni popolo, anche nell’attuale situazione
storica e decide di intervenire, di infondere forza e coraggio per un
cammino di liberazione, di giustizia, di pace, di vita. Gesù di
Nazaret, incarnandosi nella storia rende presente questo Dio umanissimo
dei poveri, degli oppressi, degli ultimi, degli esclusi; vive in mezzo
a loro; infonde coraggio e fiducia per il riscatto da quelle
condizioni. Proprio per questo viene rifiutato dai poteri di questo
mondo e ucciso; questa sua passione per l’uomo e la passione dolorosa
come conseguenza manifesta il senso più profondo e ultimo della vita:
la forza dell’amore che nutre la vita, anche nella morte, facendo sì
che la vita continui e si diffonda, generando vita. Il Dio dei morti,
il Dio della morte è quello usato strumentalmente per confermare
ingiustizie e oppressioni, armi e guerre, discriminazioni e violenze,
umiliazioni ed esclusioni. Il Dio dei vivi è il Dio che sta accanto,
partecipa, si coinvolge, comunica forza e coraggio. Che cosa è davvero
fondamentale nella vita? Quali sono i segni che qualificano la vita
come umana, come degna? Fondamentale è l’amore e la pratica del bene
che ne consegue; i segni sono quelli che difendono, promuovono la vita
delle perone e di tutti gli esseri viventi.
Nutriamo la fiducia che l’amore manifestato nella storia
continua dopo la morte fisica nel mistero di Dio e nelle relazioni che
si sono stabilite, in una dimensione vera, di cui non possiamo
descrivere i tempi e i modi. Dimostrare scetticismo, derisione,
distacco da questa prospettiva di ulteriorità che di fatto impegna
quotidianamente a promuovere liberazione e vita nella storia, è
proprio di persone concentrate su di sé, attaccate al proprio ego
individuale e di gruppo, ricche, materialiste, collocate nei gruppi del
potere o in collaborazione con essi. Proprio come i sadducei che in
modo sprezzante dicono a Gesù di non credere nella resurrezione,
chiedendosi, ad esempio, di chi sarebbe moglie nel mondo futuro della
resurrezione quella donna che è stata moglie successivamente di sette
fratelli perché non riusciva a procreare figli con nessuno di loro. La
legge di Mosè prevedeva questa possibilità. Gesù nella risposta
riafferma l’importanza della profondità dell’amore, in questa vita e in
quella futura, al di là delle situazioni contingenti.