Si avvicina il Natale fra attese, tradizioni, vacanze, consumi, ricerca di significati profondi e di parole e gesti di umanità: fra drammi e segni di speranza, fra sensibilità, accoglienza, rifiuti… .
L’esperienza dell’incontro, dell’attenzione, della condivisione è sempre fondamentale e decisiva per la nostra vita. Il Vangelo di questa 3^ domenica di Avvento ci invita a meditare sull’incontro fra due donne Maria ed Elisabetta, cugine, entrambe in attesa di un figlio, in modo inatteso e sorprendente. I bambini che stanno formandosi nel loro utero sono figli della fede dell’affidamento, della fiducia che possono diventare possibili sogni e progetti che inizialmente sembrerebbero impossibili. “Nulla è impossibile a Dio”. L’incontro tra queste due donne palestinesi è ricco di commozione, di gratitudine reciproca, di preghiera.
Bambini che si formano alla vita, bambini che muoiono per l’insensibilità, la supponenza, il cinismo di chi dovrebbe intervenire: 700 in quest’anno parte dell’immenso popolo dei profughi. Si dovrebbero ricordare in ogni chiesa, nella celebrazione del Natale.
Il Vangelo si esprime con il linguaggio dell’umanità, quindi anche dei corpi, espulsi dalla Chiesa per lungo tempo “Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino dentro di lei ebbe un fremito”. Poi le dice: “Beata te che hai avuto fiducia nel Signore e hai creduto che egli può compiere ciò che ti ha annunciato”.
La fede non è restringibile in un momento contingente, non è emozione e impegno saltuari, bensì è coinvolgimento, prospettiva, perseveranza con la fiducia dell’adempimento che si attua poco a poco, non senza timori e tremori, fatiche e tribolazioni, avversioni e mancanze dei risultati sperati. La perseveranza esige e manifesta coerenza e credibilità, qualità fondamentali della vita. Noi guardiamo alle donne e agli uomini credibili per nutrire i nostri ideali e mantenere la nostra perseveranza.
Maria donna in attesa di diventare madre esprime un canto di spiritualità rivoluzionaria. La gratitudine e la lode a Dio sono motivate dal suo essere vicino, misericordioso, sempre fedele; dal suo sogno sull’umanità.
“Dio manda in rovina i progetti dei superbi, rovescia i potenti dai loro troni, innalza invece di molto gli umili. Colma di beni gli affamati, i ricchi invece li rimanda a mani vuote”.
E’ proprio così come spesso ci ricorda papa Francesco: “la fede è sempre rivoluzionaria”; non può convivere con il potere, l’oppressione, la povertà, la fame, l’ingiustizia, la violenza, le armi, le guerre, l’indifferenza e l’ostilità verso gli altri, il dominio e la distruzione della Terra e di tutti i viventi; il materialismo e il consumismo.
Il progetto di Dio è grande: di un mondo di fratelli e di sorelle che vivono nell’accoglienza e nella pace, nella verità e nella giustizia, in relazione d’armonia con tutti gli esseri viventi.
Certo il giudizio ultimo è sempre del Dio della misericordia: ma chi non si sente in questo progetto non si dica strumentalmente cristiano, non utilizzi il Natale, i presepi… non ha senso. Dio si è incarnato nella storia per insegnare a noi a incarnarci ogni giorno e contribuire ad un mondo molto più umano. Chi è disumano si esclude di per sé da un mondo che cerca di umanizzarsi.