In questo tempo di Natale le riflessioni sulla famiglia possono risentire maggiormente di vissuti sereni, problematici, velati di tristezza, proprio a partire dalla condizione esistenziale in cui si vive e che questo periodo può accentuare.
Il nostro nucleo affettivo profondo e portante risente in modo del tutto particolare e pregnante dell’esperienza affettiva dei primi anni: di maggiore o attenuata accettazione; di amore caldo e ricettivo, di qualche estraneità o durezza di situazioni e relazioni.
L’esperienza della famiglia con le sue ricchezze e i suoi limiti lascia segni indelebili nel nostro essere profondo.
Si sa da testimonianze e racconti che l’adulto oggi violento anche con i bambini è stato un bambino che ha subito indifferenza, maltrattamenti, ferite.
Da qualche tempo ormai nella nostra società l’esperienza della famiglia maggiormente difficile, per diversi motivi e concause: riguardanti il senso stesso del matrimonio, dell’amore come esperienza più o meno duratura e permanente; la difficoltà di procreare; la condizione della donna, dei bambini, dei giovani, degli anziani.
Quando si propone un confronto tra la situazione delle famiglie di oggi e di un tempo passato, spesso non si considerano insieme alle condizioni positive anche quelle dolorose che hanno riguardato soprattutto le donne: noncuranza e umiliazioni nei loro confronti.
Certamente sul piano antropologico e spirituale al di là di ogni moralismo si pone oggi in modo chiaro ed esigente la questione dell’amore fra le persone e della sua qualità; dell’educazione alla profondità delle relazioni, ad una sessualità consapevole e serena; dell’apertura alla vita e alla procreazione.
Attualmente si avverte una maggiore attenzione anche nella Chiesa, come lo ha dimostrato il Sinodo, alle persone divorziate e risposate e ai loro figli: non più trascuratezza, ma vicinanza; non più estromissione ma accoglienza, vicinanza e accompagnamento.
E’ cresciuta anche l’attenzione alle relazioni e all’unione fra persone omosessuali: la liberazione da pregiudizi e condanne è un cammino ancora lungo e chiede informazione e formazione al rispetto delle diversità.
In questo contesto la famiglia di Nazaret non ci fornisce un modello sociologico di famiglia ma ci propone alcune dimensioni di fondo che possono contribuire alle nostre storie.
Prima di tutto la profondità dell’amore: il bambino nasce per l’adesione di Maria al progetto di Dio, per la sua fede di affidamento. Giuseppe le resta accanto per amore. Sono uniti con il bambino nell’esperienza drammatica della profuganza come accade oggi a 60 milioni di persone sulla faccia del Pianeta.
In casa a Nazaret comunicano a Gesù che cresce: amore, fede profonda, preghiera, disponibilità agli altri.
Vivono come ogni famiglia le difficoltà nei rapporti con il figlio adolescente, come ci racconta il Vangelo di questa domenica (Luca 2, 41-52): Gesù si sottrae alla loro presenza, lo cercano per tre giorni con preoccupazione, lo trovano a riflettere con i maestri della legge, alle loro domande risponde con l’esigenza della sua autonomia e della sua diversità.
Quindi: profondità dell’amore, fede profonda dell’affidamento nell’affrontare le situazioni difficili, riflessione, disponibilità reciproca, perseveranza. Si tratta di sensibilità e qualità necessarie per vivere oggi esperienze di amore e di famiglia significative nonostante difficoltà e tribolazioni.