Il fenomeno della prostituzione legato alla tratta degli esseri umani e a loro sfruttamento sessuale che riguarda donne, uomini e minori è sempre impressionante, quotidiano; di quando in quando si solleva la questione su qualche aspetto, senza porre le domande di fondo sulle motivazioni della sua permanenza, coprendo il tutto con la frase piena di complicità e di fatalismo che afferma che in fondo si tratta del "mestiere più antico del mondo".
Alle volte qualcuno solleva la questione dell'igiene e propone di ristabilire le case chiuse; altri sottolineano l'importanza di una regolamentazione e il dovere di pagare le tasse sulle entrate redditizie... .
Ma la questione della violenza su gran parte delle donne, moltissime giovani, non si tocca, e neanche la condizione dei minori ragazzi e ragazze; come si tace, del resto, sul turismo sessuale che sia tu nell'indifferenza e vede tristemente protagoniste persone che partono dai nostri paesi e dalle nostre città.
La sessualità, dimensione così importante, profonda, delicata diventa merce nell'utilizzo a pagamento dei corpi delle persone.
Alcuni dati, sempre da aggiornare, indicano in 120mila le vittime di sfruttamento della prostituzione e della tratta di esseri umani e in 9milioni i cosiddetti clienti.
La questione è sempre aperta sulla priorità tra domanda e offerta o sulla conferma dell’intreccio fra le due situazioni costantemente interdipendenti, con il dovere di evidenziare il grado di violenza e di costrizione per la gran parte delle donne, tante giovanissime "importate" da diversi paesi proprio con questo scopo.
Questa domenica il Vangelo (Luca 7,36-8,3) ci racconta l'incontro di Gesù con una donna prostituta nella casa di un fariseo che lo aveva invitato a pranzo.
Certamente lei ha sentito parlare di Gesù, del suo essere un uomo diverso, del suo atteggiamento e delle sue parole di attenzione e di accoglienza verso tutte le persone, senza alcuna discriminazione.
Lei sente profondamente l'esigenza di essere considerata come donna e per questo di uscire da un rapporto pagato nel quale c'è la strumentalità del suo corpo, tralasciando il bisogno di amare e di essere amata.
Nei confronti di Gesù si esprime in modo sorprendente, scandaloso per i benpensanti: "viene con un vasetto di olio profumato, si ferma dietro di lui, si rannicchia ai suoi piedi piangendo e comincia a bagnarli con le sue lacrime, poi li asciuga con i suoi capelli, li bacia, li cosparge di profumo".
Gesù non si scosta, né la allontana, riceve quei gesti, quel contatto fisico e così esprime accoglienza considerazione, vicinanza e incoraggiamento.
Ai pensieri di condanna di Simone, il fariseo, Gesù fa notare che mentre il suo invito è stato calcolato, formale, privo di coinvolgimento, questa donna esprime nei suoi confronti il suo desiderio profondo di essere considerata come donna, nella sua dignità, di potersi liberare dalla condizione in cui si trova; insomma fa percepire il desiderio di essere amata e di amare.
Gesù le comunica amore quando le dice: "Io ti perdono i tuoi peccati, la tua fede ti ha salvata, vai in pace"; amore come fiducia, come serenità, come incoraggiamento, come sostegno. Diverse le esperienze che seguendo Gesù di Nazaret si vivono con le donne prostitute, è motivo di riflessione anche il fatto che più di qualche volta siano altre donne, suore ad iniziare a vivere con coraggio queste esperienze per ricordarne alcune dalla compianta suor Nevina a Udine, a suor Rita a Caserta.