Le chiamate e le scelte della nostra vita sono sempre riferibili a incontri, a rapporti con le persone.
Così per quanto riguarda la nascita e il perdurare dell’amore fra due persone; il sorgere e l’approfondirsi di amicizie autentiche; la scelta della propria professione; ed ancora l’orientamento ideale ed etico, la scelta di diventare preti, religiose e religiosi.
Da dove e come una vocazione di questo tipo? Così padre Davide Turoldo: “Nessuno sa dire mai nulla di questi misteri; tutto è grazia, in questo caso anche la miseria…”. Perché allora? Per non tradire i poveri: “I poveri sono stati la causa della mia vocazione, i poveri sono il contenuto della mia fede, fonte di ispirazione della mia poesia e della mia vocazione. Per loro mi sono fatto voce, sempre a sognare i grandi sogni di umanità e giustizia”.
E che dire di don Lorenzo Milani che a vent’anni con sorpresa, anche sconcerto, a cominciare dalla sua famiglia decide di diventare prete ed entra in seminario? Forse alcune intuizioni concomitanti, fondamentale di certo sentirsi ricco e privilegiato rispetto ai tanti poveri; questo è confermato dall’espressione nel giorno della sua morte a Miche Gesualdi: “In questa stanza sta avvenendo un miracolo: un cammello passa attraverso la cruna dell’ago”: cioè il compimento della sua vocazione a convertirsi per vivere con i poveri e servirli.
Si può rispondere a una vocazione, in tempi e modi diversi ci si può convertire.
Così è stato per il vescovo martire Romero ucciso, il 24 marzo 1980, mentre alzava l’offerta del pane e del vino dell’Eucarestia.
Da prete conservatore, vescovo diplomatico, è stato convertito al Vangelo dalla sofferenza del suo popolo, dal martirio di tante persone e di suoi preti ed è diventato difensore coraggioso della sua gente, dei diritti umani calpestati dal regime e dagli squadroni della morte al soldo dei latifondisti.
Questi riferimenti per avvertire la sintonia con il Vangelo di oggi (Giovanni 1,35-42).
Giovanni Battista si trova con due suoi discepoli e mentre Gesù passa vicino, lo indica come “l’agnello di Dio”.
Questi due seguono Gesù che si volta verso di loro e chiede che cosa vogliano. Loro gli rispondono chiedendogli dove abiti. Gesù li invita a seguirlo per rendersi conto di persona.
Siamo nel pomeriggio e restano con lui il resto della giornata. Uno dei due si chiama Andrea ed è fratello di Simone; quando lo vede gli confida di aver incontrato il Messia e lo accompagna da Gesù che subito gli dice che da quel momento il suo nome cambierà in Cefa (in ebraico “Cefa” è lo stesso che “Pietro” e vuol dire pietra).
La chiamata si concretizza anche nel cambio del nome, cioè in un cambiamento dell’orizzonte, del sentire, nell’orientamento ad una decisione.
Situazioni e dimensioni inattese e nuove che diventano storia personale, incroci con altre storie, che non riguardano considerazioni teoriche, astrazioni religiose, devozionalismi artificiosi, dottrine staccate dalla vita, ma invece la profondità dell’essere, delle relazioni con se stessi, con gli altri e con Dio.